The Outer Worlds recensione

Obsidian è probabilmente la casa di sviluppo più famosa quando si parla di GDR, negli anni si sono costruiti la loro reputazione sfornando titoli che raramente hanno deluso le aspettative, riuscendo quasi sempre a soddisfare gli appassionati di questo genere. The Outer Worlds quindi, data l’importanza degli sviluppatori, era un titolo molto atteso da tutti gli appassionati e possiamo dirvi subito che questa attesa è stata ben ripagata, qui sotto vi spieghiamo perché.

Un viaggio su Halcyon

Nel futuro immaginato da Obsidian, il progresso tecnologico ha permesso all’umanità di colonizzare l’Universo, questo processo però non è avvenuto come potremo immaginarlo: le colonie non sono gestite dalle nazioni ma da corporazioni private che hanno acquistato i diritti di sfruttamento dei pianeti dal Direttorato Terreste. Nel sistema di Halcyon, il luogo in cui si svolge il gioco, questa scelta non ha portato a risultati ottimi, anzi, le corporazioni private hanno esasperato il concetto di capitalismo instaurando una dittatura in cui tutte le persone del sistema appartengono a loro e devono lavorare per loro sino alla morte. In questo contesto non proprio ideale, noi siamo la solita “variante imprevista”, come viene detto dagli sviluppatori, che con le sue decisioni plasmerà il sistema di Halcyon.

The Outer Worlds presenta una struttura di gioco simile a quella di Fallout New Vegas, sono presenti anche le fazioni, seppur in maniera ridotta rispetto a New Vegas. Immaginatevi quindi quel tipo di GDR però senza l’open world, visto che The Outer Worlds non presenta una sola grande mappa ma un paio di pianeti di piccola o media grandezza liberamente esplorabili. In ognuno di questi pianeti avremo diverse fazioni e una questione da risolvere, decideremo noi come. L’agire in un modo oppure in un altro intaccherà la nostra reputazione con una data fazione, anche se sarà facile massimizzare la reputazione con tutti, ma purtroppo, oltre a questo, le decisioni prese su un pianeta non hanno conseguenze, se non nel finale, sugli altri pianeti, sarebbe stato molto più interessante se il gioco avesse presentato una interazione fra i diversi pianeti simile a quella di Fallout 2, dove una decisione presa in un insediamento aveva grossi effetti su un altro. Per il resto, The Outer Worlds si presenta come un classico GDR Obsidian: le parole possono essere utilizzate come le migliori delle armi e le meccaniche ruolistiche sono più che solide, permettendoci, per esempio, di impersonare un grande oratore oppure una persona tutto muscoli e niente cervello. Lo shooting e i combattimenti con armi da mischia sono discreti, come al solito si nota la mancanza di diverse rifiniture e presentano un feeling non incredibile, ma si nota che gli sviluppatori hanno cercato di offrire contenuti anche su questo fronte, proponendo tante bocche da fuoco e anche diverse armi speciali. Bocciato completamente lo stealth, le meccaniche sono molto basilari e non funzionano neanche cosi bene.

La forza di un GDR di questo tipo si misura soprattutto nella qualità del mondo di gioco: puoi aver creato la migliore quest principale, ma se quelle secondarie sono pessime e l’universo di gioco risulta non coerente e poco interessante, come GDR hai fallito. Obsidian in questo non deve chiaramente prendere lezioni da nessuno, e in The Outer Worlds lo dimostrano ancora una volta creando un universo di gioco coerente e interessante, ben raccontato sia nella quest principale che nelle secondarie. Il più grande punto di forza è la sceneggiatura, divertente e mai banale con diversi dialoghi che probabilmente ricorderete per parecchio tempo. Il mood è quello di una dark comedy spaziale, aspettatevi quindi dialoghi molti strani con persone altrettanto strane, ma anche dei dialoghi più seri, soprattutto verso la fine del gioco, quando vengono trattati alcuni temi.

Altro elemento cruciale in un GDR Obsidian è la libertà di scelta, in The Outer Worlds questa è presente in maniera importante anche se non stiamo parlando del titolo Obsidian con la più alta libertà, i finali “principali” sono solo due e in generale speravamo in più libertà in determinati frangenti. Chiaramente questo non vuol dire che la libertà offertaci non è sufficiente, stiamo parlando di un titolo che permette di plasmare la storia di ogni mondo che visitiamo, quindi sicuramente vi soddisferà, crediamo però che si potesse fare di più. Un elemento molto importante delle scelte in The Outer Worlds è che non ci sono scelte giuste o scelte sbagliate, sta a noi decidere quali sono quelle che si avvicinano di più al nostro modo di pensare. La longevità non è molto alta, per completare la quest principale e tutte le secondarie ci vorranno 30 ore, ma dovete tenere conto che parliamo di un progetto di medie dimensioni, per questo gli sviluppatori hanno giustamente cercato di ridurre la quantità per dare molta più qualità. Fra le diverse quest secondarie, vi segnaliamo quelle personali dei nostri compagni, sono davvero ben fatte e ci aiutano a comprendere meglio il pensiero di ognuno di loro.

Reparto tecnico

Passiamo adesso al punto più dolente dell’intera produzione, ovvero il reparto tecnico. La qualità visiva complessiva è più che discreta, grazie soprattutto a una buona direzione artistica, ma se si guarda meglio si nota che ci troviamo davanti a un titolo con un budget limitato, forse sarebbe eccessivo dire che ci è sembrato un titolo della scorsa generazione, ma la realtà non si discosta molto da questa affermazione. Abbiamo anche notato dei problemi di pop-up delle texture che risultano abbastanza fastidiosi. Di bug non ne abbiamo incrociati molti, e di questi nessuno è stato troppo fastidioso, abbiamo riscontrato però numerosi crash dopo essere atterrati su un pianeta. Fortunatamente il gioco si avvia molto rapidamente, cosa che permette di mitigare un po’ il fastidio causato dai crash, e questo è il tipo di problema facilmente risolvibile tramite una patch.

Anche sul lato prestazionale il gioco mostra il fianco alle critiche, presentando troppi cali di frame e pesando davvero troppo sulla GPU rispetto alla qualità grafica offertaci. Con la nostra configurazione di prova, che monta un i5 6500 e una RX 480, siamo riusciti a mantenere i 60 fps solo negli interni o nelle ambientazione meglio ottimizzate, per il resto, anche smanettando un po’ con i settaggi creando un mix fra settaggi alti e medi, i cali erano all’ordine del giorno. Chiaramente in un gioco che punta ad appassionare i giocatori con i dialoghi un frame rate instabile non risulta particolarmente invalidante, e infatti il gioco è tranquillamente giocabile anche con un hardware inferiore al nostro, però avere più fluidità non è mai un male.

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