Firewatch – Recensione

Firewatch - Recensione
Firewatch - Recensione

Arriva un momento dove tra un mare di sviluppatori indipendenti e le loro creazioni, spesso mediocri o meri acchiappa soldi, spiccano progetti interessanti che si promettono di raccontare storie profonde di quelle che ti rimangono dentro e che sanno premere l’acceleratore sul pedale dei sentimenti. Firewatch si propone di essere uno di questi; saranno i Campo Santo riusciti a raggiungere il loro intento? Scopriamolo insieme nella recensione!

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Ambientano alla fine degli anni 80 nelle foreste del Wyoming, Firewatch ci propone la storia di Henry, il quale dopo una travagliata storia personale decide di accettare un lavoro di avvistatore di incendi. Unico appiglio e sostegno in questa desolata ambientazione sarà la voce sensuale del nostro supervisore Delilah, che ci porterà ad esplorare il mondo di gioco tra ripidi sentieri, profondi canyon e foreste inesplorate.

Dal punto di vista del gameplay il gioco non offre molto e si divide in due parti principali. La prima meccanica presente sarà quella di spostarsi, armati di mappa e bussola, da un punto A ad un punto B, raccogliendo saltuariamente oggetti chiave capaci di aprire ulteriori sentieri. Infatti nonostante la mappa di gioco sia presentata come un open wolrd questa non lo è, poiché salvo rare eccezioni ci troveremo a seguire sentieri predefiniti. La seconda meccanica, vero cuore del gioco, è quella del dialogo con Delilah, tramite dialoghi a risposta multipla, i quali a seconda delle nostre risposte delineeranno il rapporto con questa e modificheranno la frequenza dei nostri dialoghi.

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Tecnicamente il gioco si presenta in una veste grafica molto piacevole alla vista con texture in cel shading e con una palette cromatica calda. Il gioco gira quasi sempre a 60 fotogrammi al secondo salvo qualche calo sporadico. Buone anche le musiche che ci accompagnano durante le fasi di gioco più concitate o più emotive.

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Commento Finale

Firewatch dunque non è un classico gioco dove la storia scorre e noi siamo spettatori passivi fuori di questa come in un film , ma ci propone una storia da vivere in prima persona basata sul rapporto tra due sconosciuti e che sta a noi plasmare secondo i nostri gusti. Per questo motivo nonostante nel complesso il gioco sia una chicca più che valida non mi sento di consigliarlo a quelli che cercano un gioco dinamico basato sul gameplay, discorso diverso invece va a tutti quelli che cercano una storia coinvolgente incentrata sulle emozioni, ai quali è vivamente consigliato di non farsi sfuggire questa piccola perla indie.

 

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