La campagna pubblicitaria di Crackdown 3 è sempre stata rivolta verso il suo elevato grado di distruttibilità dell’ambiente, con tanto di simulazione della fisica parecchio realistica, cosa da far impallidire serie come Red Faction e Just Cause. Merito della potenza cloud dei server Microsoft, dicevano.
Come testimoniano i video del 2015 presi dalla rete, la distruttibilità di Crackdown 3 era semplicemente fenomenale: se un grattacielo, ad esempio, cadeva, buttava giù senza tanti complimenti anche gli edifici su cui piombava addosso, lasciando a terra una valanga di macerie e detriti.
Perché parliamo al passato? Perché come si può vedere dal video pubblicato da THE RED DRAGON, che mette a confronto i vecchi video con la versione del gioco che è stata possibile testare, tutta quella distruttibilità e quel realismo altro non sono che un vago ricordo. Il titolo, purtroppo, ha subìto un pesante downgrade.
La fisica è stata nettamente tarpata, i proiettili non lasciano più alcun segno nell’ambiente, i cumuli e le macerie scompaiono dopo un po’, e la distruttibilità è bizzarra e altalenante, alcune cose si possono rompere, altre sono indistuttibili, a volte basta un proiettile di una pistola per fare danni che paiono essere causati dall’esplosione di un quintale di tritolo.
La domanda sorge spontanea: ma la potenza del cloud tanto decantata e osannata da Microsoft e usata come cavallo di battaglia per questo titolo, a cosa serve effettivamente?
Strano come il video del 2015 mostrasse un gioco tecnicamente di dieci anni dopo, mentre la versione attuale sembra un gioco tecnicamente di dieci anni prima. Insomma, chiamatelo Crackdowngrade 3.