Per molti, in primis gli sviluppatori indipendenti, Greenlight rappresenta una grande conquista.
Il servizio è stato lanciato nel 2012 allo scopo di aiutare i piccoli progetti a farsi strada nello store di Steam in via del tutto democratica e trasparente, ovvero attraverso il voto degli utenti.
Per evitare ovvi abusi del sistema, Valve ha deciso di istituire una quota d’ingresso di 90€ (devoluta in beneficenza a Child’s Play) che permette agli sviluppatori di pubblicare e aggiornare un numero illimitato di giochi a patto che nessuno di essi violi i termini contrattuali del servizio, pena la confisca della suddetta quota.
Fin qui nessun problema, si potrebbe pensare, se non fosse che negli ultimi tempi Greenlight si è trasformato in una vera e propria discarica stracolma di titoli per lo più risibili, tra cui i famigerati Simulator ed altri non-giochi spesso basati sui meme.
Ma perché accade questo e soprattutto perché Valve non si decide a rimodellare la piattaforma? Cerchiamo di capirlo insieme.
Innanzitutto bisogna rendersi conto che avere un sistema di votazioni libere non significa scremare automaticamente i progetti meritevoli da quelli mediocri.
L’utenza può sì votare giochi promettenti ma d’altra parte niente e nessuno le impedisce di schiacciare a caso il tasto ‘approva’ in quanto amico del creatore o in preda allo stato d’animo del momento.
La situazione è parecchio differente dal metodo Kickstarter, giacché in quel caso si effettua un investimento economico -dunque oculato, si spera- sulle qualità dello sviluppatore, mentre in Greenlight si esprime un semplice parere in forma gratuita.
Il fatto che titoli indescrivibilmente fuorvianti del calibro di Quickscoper Doge e Drunken Bird Simulator vengano votati e raggiungano talora lo store principale la dice lunga su quanto il funzionamento attuale di Greenlight sia fallato e vada riformato.
Potremmo quindi dare la colpa al pubblico, spesso incapace di discernere la fuffa dal potenziale, però anche developer e publisher condividono un ingente quantitativo di responsabilità in merito.
I primi mostrano non di rado dei trailer ingannevoli e giustificano eventuali difetti promettendo un periodo di Early Access (altra piaga del mondo videoludico odierno) nel quale si dedicheranno attivamente alla rifinitura del gioco, i secondi incentivano la pubblicazione di materiale scadente poiché ricevono una percentuale dei guadagni di ogni sviluppatore sotto contratto; poco importa se il gioco sia un capolavoro o un obbrobrio, l’importante è farlo arrivare su Steam e beccarsi la provvigione.
In breve, se volete bypassare Greenlight vi conviene rivolgervi ad un publisher, meglio se in buoni rapporti con i piani alti di Valve.
Queste prassi poco meritocratiche gettano ampie ombre sul sistema di Greenlight, per anni osservato da una silenziosissima Valve mai in grado di monitorare i prodotti che finiscono sul suo negozio con il conseguente risultato di un catalogo sì vasto ma composto in gran parte da indie dozzinali.
L’introduzione di una politica di rimborso ha giovato enormemente alla trasparenza di Steam nei confronti del cliente, eppure l’azienda di Bellevue sembra ancora voler continuare nella direzione errata in ambito quality control fidandosi in linea di massima del benestare dei distributori.
Allo stato attuale su Greenlight troviamo quasi esclusivamente idee e concept, immagini e video che chiedono di essere approvati in base ad una rapida impressione, talvolta addirittura comprata dai developer con codici “omaggio” ai sostenitori.
Possibile che non si sia ancora riusciti a venire a capo del problema? Basterebbe rendere visibile il ranking dei titoli, dividere i progetti in fase di lavorazione da quelli già completi e accessibili su altre piattaforme come Desura, dare la possibilità di fornire un preciso feedback sullo stato dei lavori nonché premiare i votanti con achievement o carte.
Voi cosa ne pensate? Greenlight potrebbe beneficiare di simili modifiche oppure si tratta di un servizio destinato a degenerare a tal punto da dissolversi? Noi, come al solito, stazioniamo sul carro dei pessimisti.