Dying Light - Recensione 9

Sebbene la versione retail abbia subito un inspiegabile ritardo di un mese, la versione digitale di Dying Light approda puntuale sui maggiori canali di distribuzione. Dopo una anteprima che ci ha impressionati positivamente, quale sarà il verdetto per questa versione finale?

Benvenuti ad Harran!

La vicenda di Dying Light si svolge ad Harran, una cittadina del Medio Oriente che, a seguito di uno scoppio di una misteriosa epidemia in grado di, inutile dirlo, trasformare chi ne viene colpito in uno zombie mangiacarne, viene fisicamente isolata dal resto del mondo dalle autorità con muri di cemento e mine subacquee per evitarne la diffusione nel resto del mondo.
Il giocatore, invece, giocherà il ruolo di Kyle Crane, un operativo assunto dalla GRE (l’organizzazione che ha il compito di fermare l’epidemia) con l’obiettivo di localizzare un certo Kadir Suleiman, un uomo di potere che è riuscito a rubare documenti importanti sulla fabbricazione di una cura, sebbene il prodotto di tale metodo sia un veleno mortale, con la minaccia di pubblicare tale file se non ottiene quello che vuole.
Purtroppo, dopo nemmeno un minuto dall’atterraggio in paracadute, il buon Crane viene morso da un mangiacarne, con il risultato di ritrovarsi infettato a sua volta. Per sua fortuna, il GRE invia carichi periodici via aereo di Antizin, un farmaco ritardante che impedisce al virus di diffondersi nell’organismo. Tuttavia, questo farmaco è usato esclusivamente come pretesto narrativo, e la sua assunzione è relegata a precisi momenti della campagna, quindi scordatevi le meccaniche della malaria di Far Cry 2.
Quello che si dovrà fare alla fine sarà pestare a sangue qualche zombie e fare parkour come il più agile dei runner, il tutto per le quasi 30 ore necessarie per portare a termine la campagna principale. O praticamente il doppio se si vuole raggiungere il 100%.

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Per le strade si incontrano tanti zombie. TANTI zombie

 

Zompando qua e là

Harran è una città dove le classi sociali si mescolano tra di loro, e non è raro trovare baracche e catapecchie accanto a grattacieli, edifici di gran classe e villette. A conti fatti questo si traduce in un level design elaborato e complesso ma al tempo stesso verosimile dal punto di vista estetico, nonché pratico dal punto di vista del parkour. Disseminati per la mappa ci sono infatti travi, trampolini e sacchi dell’immondizia (per attutire le cadute) sapientemente piazzati da altri runner per fornire al giocatore vie rapide e veloci per raggiungere praticamente qualunque punto della mappa senza mai mettere piede su una strada. Da buon neo-runner quale è, Crane all’inizio potrà solo saltare e arrampicarsi sopra qualunque cosa con irriducibile spericolatezza, anche se per brevi tratti, in quanto la corsa sarà limitata dalla sua stamina.

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L’ottimo level design fa proprio venire voglia di saltare come canguri qua e là

 

Dying Light è dotato di un peculiare sistema di livellamento: sebbene esistano tre alberi di crescita, non esiste un numero univoco che caratterizza il personaggio, bensì ognuno di essi avrà il suo livello e la sua esperienza indipendente dagli altri, guadagnata tramite azioni pertinenti all’albero stesso. Quindi, mano a mano che investiremo punti nell’albero di agilità, Crane diverrà più agile, veloce, e potrà anche imparare nuove acrobazie, come sfruttare gli zombie a mo’ di trampolino, oppure fare una capriola dopo una caduta da un’altezza considerevole per attutirne i danni o addirittura annullarli.
Imparare a sfruttare il parkour è parte integrante dell’esperienza di gioco, e il tutto è ben implementato, proponendo un sistema di controllo semplice e intuitivo. Alle volte, passare da codardi e darsi alla fuga è l’unica opzione valida per sopravvivere a uno scontro.

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Il momento di un aereo che “droppa” un prezioso carico di provviste e materiale medico. Raggiungerlo prima della banda rivale è fondamentale!

 

Anche gli zombie hanno sentimenti

Non sempre la fuga è purtroppo una opzione valida, e spesso sarà necessario combattere, sia contro zombie di vario genere, sia contro uomini appartenenti alla fazione opposta. Il fulcro del combattimento sarà principalmente il corpo a corpo, con il protagonista che può brandire praticamente qualunque cosa, dai tubi, ai coltelli, per passare ad asce, fino a impugnare armi da fuoco. Tutte le armi usate si consumano (ad eccezione per quelle da fuoco) e si rompono, e per ripararle, anche durante un combattimento, basta premere l’apposito tasto. Un’idea un po’ strana, ma sicuramente molto più accessibile e meno frustrante dell’utilizzare banconi da lavoro.
Imparare a combattere è ovviamente indispensabile, ma perlomeno, tubo alla mano, si scopre che il combat system funziona alla perfezione ed è spettacolare: ogni colpo andato a segno ha ripercussioni non solo sui bersagli, ma anche nelle animazioni in primo piano del protagonista, e le hitbox sono perfettamente funzionanti.

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Uno dei rifugi sicuri che pullulano la mappa. A sinistra si intravede un Notturno, con la pelle che reagisce alla lampade UV

 

Saranno presenti vari tipi di zombie, che spaziano da quelli veloci, a quelli deboli ma numerosi, fino a quelli colossali, ognuno con il proprio stile di attacco e che richiedono strategie diverse per essere abbattuti. Ma la vera sfida è combattere contro gli umani, in quanto non sono stupidi, e reagiscono agli attacchi parando, calciando e schivando con estrema agilità. È un peccato che la parata non sia disponibile tra le mosse da poter imparare, ma una volta che si trovano armi potenti, si può prevalere nella maggior parte dei casi senza riportare troppe ferite.
Anche se ovviamente colpire la testa di un mangiacarne o di un umano è il metodo più veloce per sbarazzarsene, è tuttavia possibile, con le armi giuste, amputare o fratturare vari arti, con tanto di ripercussioni dal punto visivo e pratico. Tagliare una gamba a un morto che cammina farà sì che questo cada a terra come un sacco di patate e comincerà a trascinarsi con le braccia, diventando inerme. Vedere uno zombie in questo stato fa quasi compassione, quasi quanto alcune persone che da poco si sono trasformate e che ci attaccheranno a vista, implorando pietà appena li si colpisce, in un momento di lucidità umana prima che la loro coscienza venga presa di nuovo di soprassalto dal virus.
Purtroppo la nota dolente nel combat system è rappresentato dalle armi da fuoco: usarle non restituisce lo stesso feeling delle armi corpo a corpo. Sono sì potenti, ma non soddisfano allo stesso modo, ma è anche vero che il gioco è incentrato proprio sul tirare cazzotti che non proiettili.

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Purtroppo aumentare la qualità della distanza visiva abbatte le prestazioni. Ma ciò non significa che non si possano fare buone foto

 

Sotto una luna morta piccola

Si è tanto parlato del ciclo notte/giorno di questo gioco, ma a conti fatti, quanto influenza il suo gameplay?
Al calar del sole saltano fuori mutazioni molto pericolose degli zombie, colloquialmente chiamati Notturni. Sono forti, agili e molto pericolosi, abbatterne anche solo uno è una impresa ardua, in primis perché i loro attacchi tolgono un sacco di salute, poi perché farsi scoprire da uno di loro equivale ad attirare l’attenzione dei suoi simili nei paraggi, che non ci penseranno due volte a rincorrerci.
Si può dire che di notte il gioco si trasformi in uno stealth, dove la capacità di non fare rumore e di non farsi scoprire è fondamentale. Fortunatamente, la loro pelle è sensibile ai raggi UV (ecco perché escono di notte. Grazie, buco dell’ozono) e fin dalle prime fasi del gioco avremo in dotazione una torcia UV, capace di rallentarli per brevi periodi di tempo, dandoci un margine di tempo e di spazio per riuscire a nascondersi. Per rendere le cose più appetibili, l’esperienza guadagnata durante le ore notturne raddoppia. Ma è anche possibile andarsene in uno dei rifugi sicuri precedentemente liberati e mettersi a dormire per aspettare l’alba.

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Mentre il mio collega cerca di scassinare una serratura molto difficile, nella speranza di trovare oggetti utili, io gli guardo le spalle. Letteralmente

 

La (lunga) lista della spesa

Harran non è solo piena di tetti da scalare o zombie da massacrare, ma saranno presenti anche numerose missioni di vario tipo. Naturalmente la storia principale si svolgerà attraverso le canoniche missioni principali fino ad arrivare ai titoli di coda, e affiancate ad esse ci saranno anche missioni secondarie di vario tipo, ognuna con la propria storiella, e quasi sempre sono abbastanza longeve. Sono presenti anche sfide e varie attività causali, come civili che invocano aiuto, altri che ci racconteranno la propria vita, oppure è anche possibile assistere a un aereo che paracaduterà scorte, da raggiungere nel più breve tempo possibile, pena il furto da parte della banda rivale.
È poipresente un sistema di looting: esplorando ogni anfratto, ogni vicolo, ogni contenitore, si possono rinvenire oggetti di vario tipo, tutti necessari alla creazione di modifiche per armi (previo il possesso dei rispettivi progetti), pozioni ed esplosivi improvvisati, rigorosamente costruiti in mano, senza passare dai già citati banconi. Forse una pecca può essere vista nell’inventario, dove alle volte, complice il risicato numero di slot rapidi, il voler usare un semplice oggetto può risultare confusionario e frustrante.
Segnaliamo la presenza di una Companion App per smartphone, chiamata Dying Light Companion (QUI la versione Android), dove si gestisce un gruppo di runner, e mandandoli a fare missioni è possibile che recuperino materiale, armi e munizioni, per poi trasferirli e utilizzarli nella versione “Fratello Maggiore”. Idea molto carina, anche se le notifiche che l’app genera diventano molto fastidiose.

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Un calcio ben piazzato può stordire i nemici, rendendoli più facili da abbattere

 

Come uno zombie

In Dying Light è presente una modalità cooperativa e una competitiva. Nella versione cooperativa, fino a quattro giocatori possono giocare assieme, dando la possibilità di giocare tutte le missioni. Non ci si possono rubare oggetti nei contenitori a vicenda, in quanto essi si creano in maniera indipendente per ogni giocatore.
È anche possibile svolgere sfide competitive: quando l’occasione lo consente, il gioco ci chiederà se vogliamo o meno lanciare una sfida ai nostri amici, che spaziano dalle gara di velocità, fino a quelle dove è richiesto di uccidere più zombie nel minor tempo possibile o saccheggiare più oggetti. Oltre a essere una simpatica novità, risultare vincitori rispetto ai nostri avversari momentanei garantirà un discreto numero di punti esperienza.
È anche presente la modalità “Come uno Zombie”, dove il giocatore vestirà i panni di un Notturno, e il suo compito sarà dare la caccia ai giocatori della partita che infesta. Anche il Notturno può salire di livello e sbloccare varie abilità per contrastare quelle del giocatore.

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Di notte, la fazione avversaria impiega più tempo prima di poter recuperare un carico aereo. Approfittatene, ma attenti ai Notturni!

 

Lo chiamavano Chrome Engine

Il vero tallone d’Achille di Dying Light è il comparto tecnico. A fronte di una grafica superba, con texture ben definite, animazioni molto buone e vari effetti grafici come l’HBAO+, il gioco presenta purtroppo fenomeni di stuttering anche su pc di fascia alta e molto alta, nonché cali di frame importanti e inspiegabili. Con le giuste impostazioni il gioco è discretamente giocabile, ma una così scarsa ottimizzazione è ingiustificabile, sopratutto per quanto riguarda la distanza visiva, vorace dal punto di vista delle prestazioni, tant’è che è meglio settarlo al minimo sindacabile. È già stata rilasciata una prima patch, nonché nuovi driver per gli utenti nVidia, che effettivamente migliorano le prestazioni, ma siamo ancora molto lontani da buoni risultati.
Tra le note negative della grafica aggiungiamo l’acqua, che poteva essere migliore, e l’effetto di cambio meteo che è troppo repentina risultando quasi irreale e artificiale, molto migliore invece il passaggio giorno/notte.
Il comparto audio è ben fatto, anche se dal punto di vista della musica si poteva fare di più. I non anglofoni, invece, possono dormire sonni tranquilli, perché il gioco è completamente tradotto in italiano, con un doppiaggio molto buono, fatto da professionisti del settore.

Pro

  • Vasta mappa, colma di missioni e attività da fare;

  • Mix di combattimento e parkour sapientemente mescolato e molto intuitivo;

  • La notte sa mettere tanta tensione;

  • Meccaniche coop divertenti ed originali.

Contro

  • Ottimizzato maluccio, con stuttering e cali di frame frequenti;

  • La gestione dell’inventario poteva essere migliore;

Commento Finale

8.5

Il nuovo anno videoludico comincia proprio bene, proponendo uno dei migliori titoli in prima persona sugli zombie che sia apparso negli ultimi anni. È pur sempre vero che molte caratteristiche sono state prese quasi pari pari da altri giochi, ma il risultato finale è un mix tanto plausibile quanto verosimile da giocare che è impossibile non rimanerne incantati. Il combattimento corpo a corpo convince, il parkour è divertente e ben implementato, complice un level design ispirato, e le meccaniche giorno/notte sono interessanti e funzionano bene. Dying Light sfiora comunque di poco la classificazione di “capolavoro” a causa di qualche difetto minore, soprattutto sul lato tecnico, ma rimane un titolo imperdibile. Se avete apprezzato Dead Island, questo è un acquisto obbligatorio!

 

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2 Commenti

  1. Bella recensione,complimenti 😉

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