Forse non ve lo ricorderete, ma diversi anni fa Steam accettava Bitcoin come forma di pagamento. Si parla da aprile 2016 fino a novembre 2017, quando decise di rimuoverla del tutto. Come all’epoca era stato spiegato, la decisione era stata dettata dall’estrema volatilità della criptovaluta, nonché per le alte fee di transazione, che rendevano problematici gli acquisti per dei semplici videogame.
In una recente intervista con PC Gamer, Gabe Newell ha detto la sua in merito a questa esperienza. Il problema principale è che diverse persone che stanno nell’ambiente delle criptovalute non sono persone con cui i clienti vorrebbero avere a che fare, tant’è che il 50% delle transazioni fatte con Bitcoin si sono rivelate fraudolente, un numero a dir poco astronomico. Questo tipo di clientela non è quella con cui Valve vuole avere a che fare.
La volatilità del valore è stato un altro problema alquanto grave, in quanto il valore in dollari di un gioco poteva essere dieci volte maggiore o minore rispetto al giorno prima a seconda di come il Bitcoin si svegliava la mattina, un completo incubo per un negozio.
Questa esperienza è una delle ragioni del recente ban di Steam su titoli che possiedono gameplay basati su meccaniche che sfruttano blockchain, come gli NFT. Per quanto Newell non sia contro la tecnologia in sé, al momento essa è troppo prone a essere usata più che altro per commettere frodi e ingannare i clienti, cosa che Valve non ha voluto minimamente a che farci, per cui ha preferito chiudere le porte a tutti.