Transistor - Recensione 6

Bastion, per chi se lo ricorderà, saprà di che capolavoro stiamo parlando, probabilmente uno dei migliori giochi indie mai creato, era perfetto in tutto, narrazione, design, musiche, combat system, semplicemente unico. A qualche anno di distanza lo stesso sviluppatore ha dato vita a un altra sua “creatura”, Transistor, molti già si staranno chiedendo “ma sarà ai livelli della sua precedente opera?”; non ci resta che scoprirlo.

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Che serata Red
Proprio come Bastion anche questo gioco ci getta subito nella storia senza troppi convenevoli, niente introduzioni o ricami intorno, non ci viene spiegato da subito perchè siamo li o cosa è successo. La nostra protagonista principale, Red, è una cantante che si ritrova in una situazione spiacevole in una delle sue innumerevoli esibizioni canore, purtroppo durante questo “incidente” un suo amico ci rimette la pelle e lei la voce, sarà il nostro compito cercare il responsabile che ha causato tutto questo, sia per i danni subiti alla città e ai suoi abitanti che al nostro amico. Per tutta l’avventura avremo come compagno il Transistor, una spada parlante che compenserà il mutismo della nostra protagonista, esatto, questa volta non ci sarà più la voce fuori campo di un narratore onnisciente, lo sviluppatore ha preferito un racconto vecchio stile, in pratica viene raccontato tutto in linea diretta dai vari personaggi, inoltre lungo le mappe di gioco incroceremo dei database che ci daranno maggiori informazioni sui fatti degli ultimi giorni, cos’è successo in città? Perchè non c’è nessuno a parte robot pronti a farci la pelle? La trama rispetto a Bastion sarà un po’ più intricata, si, ci verranno al pettine tanti nodi ma forse non quanto si sperava, un plauso va ai vari personaggi, mai banali, ognuno con la propria motivazione personale e sensata. Rispetto a Bastion questo titolo sotto molti aspetti si dimostra più “maturo”, di certo una bella evoluzione creativa da parte dello sviluppatore, e come al solito la sceneggiatura e le varie voci (soprattutto quella del Transistor) sono a dir poco magistrali. Questo titolo ci farà commuovere e anche arrabbiare e finita l’avventura ci lascerà con un finale d’autore impeccabile. Un vero peccato che la durata per completare la campagna si attesti sulle cinque-sei ore se teniamo conto del prezzo a qui viene venduto il gioco. Se non altro il tasso di rigiocabilità è alto grazie al classico sistema “New Game +” che ci permetterà di ricominciare la campagna con il livello e le abilità che abbiamo sbloccato alla prima run, nel quale potremo andare a caccia dei vari sbloccabili e sfide nelle Backdoor, che consistono in prove a tempo o sfide di resistenza.

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Dopo ogni scontro verremo ricompensati in punti esperienza.

 

Come setto la difficoltà?
Iniziamo subito col dire che Transistor non da la possibilità di impostare la difficoltà di gioco in maniera classica come avveniva su Bastion, questo gioco influisce in maniera differente sotto questo aspetto, infatti durante la campagna man mano che avanzeremo di livello sbloccheremo dei Limitatori che già dal nome fanno intendere che ci limiteranno alcune funzioni base se attivati, magari uno di essi farà in modo che i colpi che daremo ai nemici saranno meno potenti e di conseguenza quelli che subiremo saranno più forti ecc. Ma usandoli il gioco ci ricompenserà con più punti esperienza, e quindi potremo sbloccare più abilità in tempi brevi.

 

Piccolo stratega
Il gameplay offerto da Transistor è il perfetto connubio di action/strategia, infatti potremo pure giocare per tutto il tempo con un approccio diretto da classico hack and slash come avveniva su Bastion, ma in queste circostanze saremmo carne morta nel giro di pochi secondi, è in queste situazioni che entra in gioco la componente strategica, la vera anima di questo gioco, tanto essenziale come lo era il V.A.T.S. su Fallout 3. Attivando il Turn entreremo in una modalità tattica, dove avremo tutto il tempo per pianificare le nostre mosse (sia muoverci che attaccare) che saranno eseguite alla velocità della luce, proprio per non dare tempo al nemico di contrattaccare. Ma proprio come il V.A.T.S. anche il Turn ha un limite, in alto infatti abbiamo una barra, che quando saremo in modalità strategia (sia quando ci muoveremo che quando selezioneremo un attacco) questa barra si consumerà rimpiazzandosi con le nostre azioni eseguite, fino ad esaurirsi. Quindi bisogna studiarsi bene le varie mosse che vogliamo fare, scegliere gli attacchi giusti e possibilmente colpire alle spalle del nemico per massimizzare i danni, nel caso che un azione non ci piace potremo tornare indietro e rifare quel passo. Una volta che il nostro piano ci ha soddisfatto lo eseguiremo sull’atto pratico, il problema è che nell’eseguire questi attacchi i nemici si muovono, anche se molto lentamente, quindi capiterà che un nemico su cui nel piano strategico gli abbiamo concatenato un sacco di attacchi di spalle si giri dopo il primo colpo e vanifichi quei danni in più che speravamo di ottenere e, bisogna tenere sempre conto di questi fattori dato che saranno determinanti per la nostra sopravvivenza, soprattutto per chi fa uso di Limitatori.

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La barra del Turn terrà conto anche dei nostri spostamenti oltre che degli attacchi.

 

Mischiamo le carte in tavola
Avanzando di livello si possono sbloccare nuove mosse, quest’ultime possono essere inserite direttamente in degli slot specifici impostandole come abilità principali da usare in battaglia o usarle come abilità passive, difatti ogni slot attivo (che in totale sono quattro) dispone di due caselle sottostanti passive in cui inserendo delle abilità esse agiranno solo come abilità passive influenzando l’abilità principale di quello slot, ad esempio se un abilità che sfrutta il sistema “rimbalzo” la settiamo solo come abilità passiva l’arte del rimbalzo si trasmetterà sull’abilità principale. E queste combinazioni sono tantissime, e stimolano a scoprire nuovi sistemi per rendere i nostri attacchi sempre più grandi e potenti.

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Le caselle passive (quelle più piccole) possono influenzare pesantemente gli attacchi principali.

 

Arte contemporanea
Dal punto di vista tecnico Transistor non si discosta molto da Bastion, sempre il solito tratto “disegnato”, riprende lo stile cyberpunk ma riesce ad essere comunque originale nel design, offendo scenari colorati e unici. Le musiche restano come al solito magnifiche da ascoltare e si adattano perfettamente alle varie situazioni, e con il parlato dei vari personaggi nulla da obiettare, sempre con una qualità senza sbavature.

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Si dice che la perfezione non esista, Transistor si avvicina molto a questo vocabolo.

 

In conclusione
Transistor è la prova vivente che non è necessario investire milioni di dollari in poligoni e motion capture per creare opere d’arte, avremmo preferito una campagna più longeva ma la ricerca di sfide secondarie e sbloccabili stimola alla rigiocabilità, il gameplay si dimostra innovativo e ben strutturato ma soprattutto divertente. Un indie che di certo non deve mancare alla vostra libreria.

Pro

  • Storia magistrale
  • Comparto artistico e sonoro impeccabili
  • Combat-system ben bilanciato

Contro

  • Campagna decisamente breve
  • Prezzo un po’ fuori scala

Commento finale

8,5

Transistor si dimostra un indie che riesce a lasciare un segno per questo genere, fa intrattenere il giocatore grazie a un gameplay veramente divertente ma allo stesso tempo ben congegnato e da una sceneggiatura convincente sotto ogni aspetto, se avete adorato Bastion questo piccolo capolavoro è da prendere ad occhi chiusi.

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