Chi non ha mai, da piccolo, pensato di fare il pirata? E no, ovviamente non ci riferiamo alla pratica della pirateria informatica, ma la pirateria quella vera, la cui vita consiste nel vivere su una bagnarola assieme alla ciurma, a un capitano con più arti di legno che in carne e ossa, a navigare tra le onde e le tempeste, e a campare assaltando altre navi a suon di arrembaggi e cannonate e andare in giro a cercare tesori sepolti. Sea of Thieves promette bene o male di coronare questi sogni nascosti del bambino dentro di noi, ma quanto bene lo sa fare? Abbiamo potuto testare con mano la beta chiusa terminata pochi giorni fa, e queste sono le nostre prime impressioni!
Diario di bordo, Giorno 1
Altro non eravamo che 4 pirati squattrinati, con tante ambizioni e sogni nel cassetto, non possedevamo niente se non un galeone e le nostre armi, eredità di qualche zio dimenticato probabilmente. Ma ecco che si presenta l’occasione della vita, un vecchio decrepito che lavora per una certa compagnia, che ci offre una mappa del tesoro, gratuitamente. Il patto è semplice, noi gli portiamo il forziere che giura essere nascosto le cui indicazione è la X sulla mappa, e lui ci pagherà.
Senza esitare, saliamo sul nostro galeone e cerchiamo l’isola designata sulla mappa del mondo di gioco. Purtroppo, dell’isola si conosce solo la sua forma disegnata sulla mappa del tesoro, ma non si conosce il nome, costringendoci quindi a controllare ciascuna isola finché non troviamo quella identica. Non era molto distante, tracciamo la rotta in direzione sud-est e salpiamo. Capiamo subito che la comunicazione tramite chat vocale è molto importante, ad esempio chi governa il timone purtroppo non vede dove sta andando a causa delle enormi vele che gli coprono la visuale, motivo per cui serve suddividersi i ruoli: chi gestisce le vele, ruotandole, issandole o altro a seconda di come spira il vento e informa il timoniere dove sono eventuali ostacoli, chi controlla la mappa che, come un novello GPS, dice agli altri se la direzione intrapresa è giusta o si sta finendo fuori rotta. Il quarto, beh, si mette a suonare la sua fisarmonica per far passare il tempo. Poteva benissimo caricare i cannoni con le apposite palle, poteva anche salire in cima all’albero maestro e scrutare l’orizzonte in cerca di eventuali navi nemiche o pericolosi scogli con il suo binocolo, e invece no, scelse di mettersi a suonare, perché i pirati fanno quello che gli pare.
Giunti nei pressi dell’isola, gettiamo l’ancora e ci tuffiamo in mare, stando attenti agli squali onnipresenti che altro non aspettano che assaporare le nostre carni saporite, e nuotiamo fino a giungere sull’assolata riva. A questo punto guardiamo attentamente la mappa e sfruttando il nostro senso dell’orientamento cerchiamo il luogo segnato dalla X, un punto in mezzo alla foresta, a pochi passi da una delle estremità dell’isola, e una volta trovato il posto esatto prendiamo la nostra fida pala e scaviamo a colpo sicuro. Eccolo lì il tesoro, rinchiuso nel suo bellissimo e maledetto forziere, e una volta dissotterrato lo portiamo subito sulla nave. L’intenzione a questo punto era quella di ritornare indietro per coronare il patto con il vegliardo, ma le cose si complicarono un pochino. Per qualche inspiegabile, almeno inizialmente, ragione, stavamo affondando! La nostra stiva si stava riempiendo a vista d’occhio di acqua. Senza perdere tempo, ci siamo armati di secchi e abbiamo cominciato a svuotarla piano piano e a esaminare la nave in cerca di buchi, crepe, rotture, qualunque cosa giustificasse l’acqua e che necessitasse di una riparazione. Niente.
Salta fuori che era proprio lo scrigno del tesoro, e quell’aggettivo maledetto usato poco fa non è stato usato a caso, perché quel particolare scrigno piangeva letteralmente, riempiendo quindi la nave di acqua. Inutile dire che la soddisfazione di vendere quel pezzo di legno piagnucolante è stata alta, e con i soldi promessi ci siamo comprati nuove mappe dallo stesso vecchio. Ma questa volta non era una vera e propria mappa, bensì un indovinello, in un inglese non alla portata di tutti in verità. Ma non demordiamo, perché abbiamo deciso che al calar del sole saremmo salpati verso nuove avventure con l’intenzione di risolvere quell’indovinello e far nostro anche questo tesoro…
Grog, scheletri e tesori
Questo racconto, che narra nel bene o nel male realmente la nostra prima avventura, altro non è che una delle tante avventure che abbiamo preso parte alla beta di Sea of Thieves. Sembra interessante? Lo è, lo è per davvero, ma purtroppo sebbene agli inizi sembri un gioco dannatamente divertente, dopo qualche ora sulle spalle purtroppo sono saltati fuori diversi limiti e problemini vari che il titolo dovrà fronteggiare una volta rilasciato.
Il più importante è sicuramente la ripetitività delle quest. Certo, è vero che il gioco finale quasi certamente avrà moltissimi più contenuti rispetto alla beta, come le quest da cacciatore di taglie o il procacciatore di provviste, ma già dopo aver fatto 5-6 cacce al tesoro ne avevamo già abbastanza. Supponiamo che il colpevole possa essere il fatto che gli scrigni non possono essere aperti per scoprire quali meraviglie ci sono dentro (non c’è quindi un sistema di loot a là Borderlands), ma bisogna portarli al vecchio e ricevere soldi in cambio. Soldi che poi possono essere spesi in vestiti, nuove armi, e via discorrendo, ma al momento sembra un incentivo davvero misero o comunque non all’altezza delle aspettative. Ma forse le cose cambieranno con la versione definitiva.
Tutti al cassero di poppa!
Che gioco di pirati sarebbe senza navi da assaltare? E qui entra in gioco la parte PvP del titolo, in quanto è possibile condividere il proprio server con altri giocatori, che saranno i propri nemici naturalmente. Navigando per l’oceano è possibile incontrare altre navi, e la scelta di ignorarle o di attaccarle è data solo dai giocatori.
Nel nostro caso, eravamo su una isola a cercare un tesoro, quando un gruppo di francesi (sì, c’è la chat vocale globale), ci ha attaccati nel momento meno opportuno possibile. Fortunatamente, siamo riusciti a difenderci a suon di schioppi e a cannonate, riuscendo ad affondare la nave avversaria mirando alla stiva – e non come facevano loro nella sezione mediana. E se si muore, nessun problema, si finisce nel Traghetto dei Dannati (traduzione non ufficiale), una nave fantasma in attesa di poter respawnare sul proprio galeone e ritornare in combattimento. E se si perde il galeone che succede? Nulla! Uno nuovo ne verrà generato gratuitamente in una delle tante isole “base”, dove ci sono gli avamposti umani dove poter comprare, vendere e commerciare. Insomma, in Sea of Thieves, la parola fallimento non è contemplata. Anche se ci avessero rubato il nostro tesoro che stavamo portando a bordo, non sarebbe stata di certo la fine del mondo.
Queste misere conseguenze sono il frutto di rendere Sea of Thieves il più amichevole e caciarone possibile, non una fonte di frustrazione, ma una fonte di avventure.
Combattere per mari ha comunque il suo fascino, anche grazie alla balistica davvero curata delle palle di cannone. Riuscire a fare manovre per ottenere vantaggi rispetto all’avversario dà soddisfazioni. Meno soddisfazioni invece le dà il combattimento corpo a corpo, complice un sistema che regala pochi feedback sulla buona riuscita dei nostri fendenti. Fastidiosa comunque la mira automatica del corpo a corpo: quando si colpisce un avversario la visuale viene automaticamente spostata in modo che il bersaglio colpito sia al centro dello schermo. Speriamo che sia possibile personalizzarla tramite varie opzioni.
Un oceano di meraviglie da vedere
I controlli meritano un approfondimento: sono stati costruiti attorno al pad, e per chi gioca con mouse e tastiera dovrà adattarsi. Questo non vuol dire che chi decide di scegliere l’accoppiata da PC avrà gravi problemi a giocare, tutt’altro, ma che sicuramente gli sviluppatori avrebbero potuto fare di più per adattarli anche a queste periferiche. Menu radiali non personalizzabili, solo due tasti di scelta rapida per selezionare le tre armi a disposizione e nessuna scorciatoia possibile per gli oggetti più usati tramite i tasti numerati sono alcune delle piccole magagne che più si avvertono giocando. Perlomeno, la quantità di comandi presenti non è enorme e rimane davvero contenuta.
Sul fronte tecnico invece, nulla da ridire, ma sappiate che la vostra CPU verrà sfruttata per benino. Per via dei bellissimi effetti dell’acqua, che sono forse i migliori mai visti in un videogame, l’uso della CPU è veramente intenso, e raggiunge anche picchi del 100%. Ma le prestazioni rimangono comunque al top. Con tutto al massimo, un i5-4690k, 16GB di ram e una GTX 980 il gioco non ha mai mostrato il fianco a una incertezza o a un calo di frame, e l’esperienza quindi è sempre stata fluidissima. Probabilmente è grazie alla grafica non propriamente fotorealistica, ma ciononostante gli artisti del gioco sono stati davvero fenomenali a riprodurre bellissimi scorci indimenticabili e incantevoli giocando con la luce del sole e i colori accesi e brillanti del mondo attorno a noi, e il picco artistico lo si raggiunge soprattutto durante l’alba o il tramonto. Anche se non siete amanti di questo tipo di grafica, varrebbe almeno la pena di vederla girare dal vivo sulla propria macchina.
In soldoni
Se state cercando un gioco che vi potrà portare via diverse ore in compagnia, Sea of Thieves a una prima occhiata sembra essere proprio il gioco adatto a voi, e la beta ci ha sicuramente incuriosito, ma ha anche confermato alcune nostre paure, in primis la ripetitività delle quest, che potrebbe minare la longevità del divertimento per molti utenti. Come anche abbiamo ripetuto, però, c’è da toccare con mano la versione finale del prodotto per un giudizio più pertinente su questo lato. Tuttavia quei 70€ richiesti sul Microsoft Store fanno davvero paura, ed è difficile non pensare che Microsoft abbia spinto l’acceleratore sul prezzo per giustificare, piuttosto che l’acquisto del gioco, l’esborso del suo nuovo Xbox Game Pass, che appunto comprende anche questo titolo.