In seguito alle sparatorie di El Paso (Texas) e Dayton (Ohio), dove sono morte 30 persone e altre 50 sono state ferite, il presidente americano Donald Trump ha affermato che dovranno esserci dei cambiamenti nella cultura nazionale, nello specifico l’influenza della violenza dei videogame sui giovani.
La sua idea è dunque un freno alla glorificazione della violenza nella propria società, che include appunto la sua rappresentazione nei videogiochi, in quanto è troppo facile per i giovani problematici circondarsi di questi prodotti.
Questo nonostante fosse conscio che la sparatoria di El Paso sia stata effettuata da un tizio che aveva postato un manifesto sul razzismo (ha mostrato anche supporto per la sparatoria in Christchurch, Nuova Zelanda), e usato gli stessi termini che aveva usato il presidente stesso per descrivere l’immigrazione dei messicani, ovvero “l’invasione ispanica del Texas”.
Perlomeno, ha anche affermato che “l’odio non trova posto” nel suo Paese, e che i cittadini dovranno condannare il razzismo, questo nonostante lui sia il primo che non abbia usato parole oltremodo “educate” per descrivere il fenomeno della immigrazione messicana.
Inoltre, ha affermato che imporrà le agenzie federali e i social a sviluppare strumenti per capire quando uno ha intenzione di fare una sparatoria di massa.
Ciò che dice Trump, tuttavia, non è nulla di nuovo, già dal 1990 i politici di tutto il mondo hanno puntato il proprio dito accusatore verso la violenza nei videogame, tant’è che sono nati organi come l’ESRB che giudicano un videogioco e definiscono l’età minima necessaria teorica per poterne usufruire.
Per di più, le parole di Trump hanno avuto un enorme peso sull’industria videoludica: come riportato da Bloomberg, colossi come Activision, Electronic Arts e Take-Two hanno visto una diminuzione del 5% del proprio valore azionario.
Di tutt’altra opinione è l’ex-presidente della Nintendo America, Reggie Fils-Aime, che mostra, dati alla mano, come l’uso dei videogame non sia affatto correlato con il numero delle sparatorie in un dato Paese.