Layers of Fear è un horror psicologico di Bloober Team, il titolo a molti ricorderà la demo di Silent Hills P.T scomparsa poi misteriosamente dagli store, ma ovviamente il lavoro della software house non è solo un imitazione dell’ormai famoso titolo di Konami, ma è un’opera triste, cupa che fin da subito ci mette di fronte alle difficoltà psicologiche del protagonista.
Quello che vivremo, infatti, sarà un viaggio che ci farà affrontare continue trasformazioni; quella che era una casa diviene nella mente del pittore un vero e proprio labirinto con stanze che mutano continuamente.
Tutto questo sembrerebbe di fatto creare un ecosistema affascinante ma anche molto complesso, ma grazie all’ottima realizzazione, Bloober Team è riuscita a creare un titolo che amplifica costantemente la sensazione di angoscia e timore a cui siamo sottoposti.
Il pittore e il dipinto
Una voce fin da subito ci esorterà a finire un certo lavoro, come se lo stesso protagonista stesse parlando tra sé e sé, auto convincendosi che finire ciò che ha iniziato da tanto tempo sia l’unica via possibile, tutta questa costrizione verso il raggiungimento dell’obbiettivo sarà ancor più evidente mano a mano che si procede nel gioco, in quanto noteremo sempre più la mancanza della possibilità di esplorare liberamente tutto ciò che è attorno a noi, come se il nostro viaggio nella mente avesse solo una possibile direzione.
Varcando la soglia d’ingresso ci ritroveremo in una casa piuttosto tetra, scura e una cosa ci salterà immediatamente all’occhio: l’enorme quantità di quadri presenti, infatti, saranno proprio i dipinti.
Ben presto scopriremo di essere un pittore piuttosto famoso e quel lavoro che dobbiamo finire sarà proprio terminare di dipingere un quadro.
Tutto il gioco infatti ruoterà sui disturbi che attanagliano l’artista che sono dovuti sia all’ossessione di fallire nella creazione della sua opera e sia alle sue più grandi paure: gli incendi e i ratti.
Il classico gameplay…
Il gioco è in prima persona e non potremo mai morire, poichè di fatto tutti i pericoli e problemi che incontreremo nella strada saranno frutto della nostra immaginazione, quindi dimentichiamoci per una volta zombie o quant’altro, nella magione saremo soli, la nostra mente sarà la principale causa delle nostre paure, creando solo in qualche caso delle figure dalle sembianze umane, che però di fatto non rivestono alcun ruolo nella trama.
Per il resto il gameplay riflette molto quello visto in altri giochi horror indie come Amnesia, il nostro ruolo infatti sarà solo quello di procedere, risolvere qualche piccolo enigma e osservare come l’immaginazione possa variare costantemente le stesse stanze che appaiono sempre differenti.
Di fatto però la possibilità di interazione con l’ambiente è ridotta all’osso, a parte i documenti o i disegni e qualche oggetto necessario per continuare a dipingere il resto è impossibile da prendere e analizzare.
La magione sarà sempre diversa
Una magione tetra ed enormi quantità di quadri che sembrano in ogni istante osservarci: saranno questi gli elementi preponderanti nell’ambiente che ci circonda, ma non solo, colpi di scena improvvisi e il costante mutamento delle stanze, creano una sensazione di angoscia e paura.
Per fare un esempio quella che è una semplice stanza di una bambina, potrebbe diventare agli occhi di uno psicopatico qualcosa di molto peggio, con bambole che prendono vita e facce spettrali che appaiono davanti a noi, mentre la luminosità lateralmente si incupisce focalizzando la nostra attenzione al centro, dove una flebile luce mostra l’evoluzione di un ambiente calmo e tranquillo, in qualcosa capace di farci saltare dalla poltrona.
Più volte invece ci ritroveremo davanti a bivi in cui le porte dinnanzi noi non condurranno in nessuna nuova stanza, ma aprendole ci ritroveremo di fronte a dei muri, l’unica soluzione in questi casi sarà ritornare indietro e appena varcata la soglia noteremo come il luogo precedente sia mutato in ulteriori altre stanze.
Inoltre mano a mano che procederemo nell’avventura si faranno sempre più importanti gli effetti psichedelici, attraverso variazioni di colore improvvise e la deformazione dell’ambiente circostante .
Purtroppo però superati i primi 20 minuti di gioco il gioco diverrà monotono poichè gli effetti che ci ritroveremo di fronte saranno sempre piuttosto simili e di fatto le stanze pur variando ricorderanno sempre luoghi già visti in precedenza.
Con questo non vogliamo dire che il Layers of Fear dopo il ventesimo minuto diventi noioso, ma che dobbiamo necessariamente cambiare approccio giocandolo; se prima voleva distillare paura attraverso i colpi di scena, questi nel tempo diventano prevedibili e dalla sensazione di paura si passa ad una sensazione di tristezza e desolazione per l’ossessione del protagonista di voler completare la propria opera.
Per quanto riguarda la componente sonora se appena arrivati saremo invasi da una dolce melodia, quest’ultima presto sarà soppressa da suoni tetri ed angoscianti che ci accompagneranno per tutto il resto dell’avventura.
E’ pur sempre un indie
Non essendo un gioco tripla A di certo quello che ci troveremo di fronte non sarà un titolo con cui rimanere a bocca aperta di fronte al dettaglio delle texture e ai vari effetti utilizzati.
Di fatto scorrendo fra le impostazioni il gioco offrirà poco spazio alla personalizzazione della grafica ed osservando attentamente la differenza tra i dettagli al massimo e dettagli al minimo possiamo immediatamente scorgere le differenze, le ombre sembrano quasi scomparire e anche i riflessi appaiono sfuocati e confusi abbassando i settaggi .
Per quanto riguarda l’antialiasing potremo scegliere, oltre a non implementarlo, tra due tipologie SMAA e FXAA.
Come sappiamo l’SMAA è una tecnica sviluppata da Crytek, che richiede un utilizzo maggiore di risorse del PC e che possiamo paragonarlo ai risultati ottenuti dall’ MSAA x4.
Dall’altra parte abbiamo FXAA sviluppato da NVIDIA, che è meno esoso ma ovviamente è meno efficiente per ridurre il livello di aliasing rispetto alla precedente tipologia, il problema principale però risiede nel fatto che questa tecnica è praticamente inutile quando gli elementi sono in movimento.
Per concludere oltre alla classica scelta della qualità della texture, che come possiamo notare facilmente nei dipinti la sua diminuzione comporta una resa visiva di minore qualità, abbiamo il filtro anisotropico che può essere attivato o disattivato, ma di fatto non permette la scelta del livello.
Come era facile pensare abbiamo attestato con una NVIDIA 970 il mantenimento costante dei 60FPS sia settando i dettagli al minimo che impostandoli al massimo.
Pro
-
Effetti ben realizzati.
-
Sonoro da paura.
-
Una storia ben realizzata.
Contro
-
Poca interazione con l’ambiente.
-
Il gioco perde dopo poco il lato Horror.
Commento Finale
Layers of Fear riesce a metà del suo lavoro, di fatto ci si abitua presto al mutamento dell’ambiente e ai vari effetti che ci propone, ma rimane invece persistente l’angoscia e la paura che prova il pittore, rendendo pur sempre piacevole la storia.