INSIDE è finalmente disponibile su Steam

Tutti conoscono Limbo, puzzle platform in 2D dalla spiccata personalità uscito nel 2010 su Windows e Xbox 360 per poi giungere a furor di popolo sulle altre piattaforme, current gen compresa.
Il successo ottenuto ha spinto gli sviluppatori a mettersi al lavoro su una sorta di seguito spirituale del titolo, presentato sotto forma di teaser trailer durante la conferenza Microsoft dello scorso E3.
Neanche a dirlo Inside, questo il nome del gioco, si è rivelata una delle produzioni indipendenti più interessanti della fiera e noi lo abbiamo atteso a lungo fino al giorno della review, in cui abbiamo potuto fugare ogni dubbio sul piccolo gioiello del talentuoso studio danese.

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Proprio come Limbo, Inside non fa uso né di cutscene né di voci o testi per raccontare la sua storia e ci getta subito nel vivo dell’azione senza alcun preambolo.
Impersoniamo un bambino non identificato, a quanto sembra un fuggitivo, intento a cercare riparo dalla task force che gli dà la caccia in giro per i boschi per ragioni a noi sconosciute.
Fuga ed esplorazione alla ricerca dell’ignoto saranno i leitmotiv del titolo, in grado di presentare con estrema semplicità un mondo insieme pittoresco, desolato ed a tratti estremamente inquietante.
E’ un’esperienza soprattutto visiva, immersiva a livelli eccezionali con punte di pathos inaspettate persino nei momenti più riflessivi dell’avventura.
Le tematiche trattate abbracciano un’ampia varietà di aspetti socio-politici e colpiscono nel segno in gran parte dei casi, sebbene possano talora risultare astruse.
Questo perché Inside pone tantissime domande: a poche risponde chiaramente, il resto lo lascia all’interpretazione del giocatore, più per vizio che per virtù.
Non è dunque un titolo di facile comprensione data la sua misteriosità intrinseca, pertanto vi consigliamo di gustarvelo con calma e non correre troppo, visto che tra l’altro la longevità si attesta sulle 3 ore.

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Per quanto riguarda il gameplay, invece, il velo di Maya viene messo da parte in favore di un ritmo quanto più naturale ed armonioso possibile.
Inside, si sarà già intuito, è un puzzle platform alla stregua del predecessore con cui condivide il concept affinandolo tuttavia in modo intelligente.
Gli enigmi ambientali non appaiono mai fuori posto, invero si fondono molto coerentemente agli scenari creando situazioni curiose da sbrogliare con l’attenta osservazione di ciò che ci circonda.
Interessante la meccanica principale di controllo da remoto delle creature altrimenti inerti sullo sfondo, capace di donare una discreta varietà al sistema di gioco, concentrato tanto sul controllo del singolo quanto sulla gestione prospettica di un folto gruppo.
A tal pro aiuta parecchio la responsività dei comandi, indispensabile in un titolo del genere così incentrato sulla precisione di movimenti orizzontali, salti, e spostamenti di oggetti.
Purtroppo, però, il livello di sfida è piuttosto basso e gli enigmi non numerosi, motivo per cui finire Inside sarà una vera passeggiata, anche se di quelle indimenticabili.

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Ma parliamo di tecnica.
Il motore grafico di Inside, pur non essendo scalabile, riesce ad offrire un colpo d’occhio a dir poco spettacolare nella stragrande maggioranza delle circostanze, sia al buio che alla luce.
Le animazioni sono incredibilmente realistiche in ogni frangente, l’illuminazione sempre soffusa dà alle ambientazioni grigiastre un nonsoché di mistico, mentre i modelli non dettagliatissimi ma dalle linee morbide ben si sposano con il setting distopico del gioco.
Infine, seppur le opzioni grafiche si limitino al cambio di risoluzione, luminosità e fullscreen sì/no, non abbiamo riscontrato problemi di ottimizzazione né bug di alcun tipo.

Tirando le somme, Inside esce a testa alta dalla nostra review grazie alla delicatezza con cui permea qualsiasi aspetto del proprio sistema, privo di storture eccessivamente fastidiose.
Nonostante il lavoro di Playdead possa essere tacciato di brevità e semplicità di fondo, il fascino indiscutibile che lega a doppio filo gameplay e storytelling è così elaborato da metterne in secondo piano i difetti.
Più bello, più profondo e più soddisfacente di Limbo: questa, in sostanza, è la migliore descrizione che si possa fare di Inside.

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