A seguito del ban in Cina del mining di Bitcoin e altre criptovalute, le attività di farming si sono notevolmente abbassate sul territorio cinese, in quanto i minatori più grandi o hanno cessato le attività o si sono trasferiti altrove. Poiché la Cina era proprio leader del mining di criptovalute e gli Stati Uniti d’America la seconda, la corona passa dunque proprio agli USA.
Secondo una ricerca pubblicata dal Cambridge Centre for Alternative Finance, gli USA hanno toccato il picco del 35.4% di hashrate del Bitcoin, un aumento del 17% rispetto ad aprile, e solo un mese dopo il ban della Cina. D’altro canto la Cina è passata dal 44% a maggio di quest’anno a 0% a luglio. Solo a settembre 2019, la Cina aveva il 75% dell’hashrate per il mining di criptovalute.
Allo stato attuale, il Kazakistan è al secondo posto, grazie alla sua energie elettrica economica, ed è passata dall’8% al 18% nello stesso periodo. La Russia sta invece al terzo posso, ed è passata dal 6.8% all’11%.