A poco più di due anni dalla commercializzazione di Wolfenstein 2 The new colossus, Machinegames con la inedita collaborazione di Arkane Studios, tornano sugli scaffali digitali e non, con una nuova ed inedita interazione del franchise. Come avvenuto con il precedente Old blood, era lecito aspettarsi una produzione minore, tarata non sugli standard di qualità e contenuti dei capitoli numerati. Tuttavia non è questo il caso! Scoprite il perché insieme a noi nella nostra recensione di Wolfenstein: The Youngblood.

Two is meglio che one!

La trama di Wolfenstein Youngblood prende piede agli inizi degli anni 80. L’incipit della storia è molto eloquente, grazie anche ad una corposa scena introduttiva, che vede il sempreverde BJ Blazkowicz intento ad addestrare alla guerra, le ormai adolescenti, figlie Jessie e Zofia. Ma non è tutto oro quel che luccica, infatti se da una parte, grazie anche agli sforzi del Sansone americano, gli Stati Uniti sono riusciti a ribellarsi al giogo nazista, l’Europa è ancora saldamente in bocca alle fauci della macchina bellica tedesca. Tutto sembra scorrere nella ritrovata libertà americana, ma i tormenti di una vita passata a combattere le nefandezze naziste sono scolpite a fuoco nel cuore di BJ che improvvisamente scompare abbandonando moglie e figlie. Le ultime sue tracce conducono alle catacombe di Parigi. È da qui che partirà l’epopea delle sorelle Jess e Zofia alla ricerca del padre scomparso. Seppur lontana dlla qualità della trama narrata in The New Colossus, l’avventura delle gemelle Blazkowicz non manca di qualche guizzo interessante e saprà regalarvi una decina di ore di pura adrenalina alla caccia degli spietati soldati nazisti del Terzo Reich.

Gameplay: tra vecchie e nuove aggiunte

Dal punto di vista del gameplay la collaborazione tra Machine Games e Arkane Studios ha dato vita ad un interessante sinergia. L’influenza degli autori di Prey e Dishonored è subito percettibile nella struttura del level design. Le mappe infatti non solo presentano una inedita verticalità ma sono arricchite con vie secondarie e cunicoli nascosti capaci di tagliare le varie zone della mappa   ed utili soprattutto per aggirare i nemici. Ma il risultato del sodalizio tra i due studi non è solo level design. Infatti Youngblood si è rivelato un interessante banco di prova dove la sperimentazione ha fatto da padrona. Già dai primi istanti di gioco, mouse e tastiera alla mano, è possibile apprezzare una componente di personalizzazione del personaggio. Le armature potenziate, introdotte nel capitolo precedente, hanno ora un ruolo di primo piano, integrandosi e potenziando il vecchio albero delle abilità e donando al giocatore una serie di potenziamenti, sia attivi che passivi, utili in battaglia soprattutto per chi prediligesse un approccio più stealth ai combattimenti. Per chi ama le carneficine tipiche della serie non ha nulla da temere, infatti la frenesia delle incessanti sparatorie è ancora saldamente presente, anzi è ulteriormente potenziata da una corposa possibilità di modificare le bocche da fuoco. Ultima, ma non per importanza, aggiunta degna di nota è la presenza della co-op a due giocatori. Il gioco sarà completamente giocabile con un amico o con altri utenti online. Da apprezzare infine la presenza del Buddy Pass, un codice legato al proprio account che permette di invitare un proprio amico a giocare al gioco anche se questo non lo abbia acquistato.

Comparto tecnico

Dal punto di vista tecnico Wolfenstein Youngblood non presenta nessuna sorpresa, rivelandosi all’altezza del suo predecessore. Prestazioni dunque di ottimo livello che sulla nostra macchina di prova montante un Ryzen 2700x, una Nvidia 1080 e 16GB di RAM, non hanno avuto esitazioni anche in 2k.    

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