“Ci sono ancora tante storie, tante illusioni, tante quante le porte di un corridoio infinito. Ognuna è un improbabile futuro, un impossibile passato, un assurdo presente. Le illusioni, forse, sono la nostra vita, la nostra unica certezza.”
La Talltale Games, fondata nel lontano 2004 da Dan Connors e Kevin Brunerex dipendenti della LucasArts, è entrata nella storia per avventure grafiche (genere di cui è diventato forte esponente) come la celeberrima serie “Monkey Island”. Tempo fa però la compagnia sembrava essere “inciampata” creando titoli come “Jurassic Park” e “Back to the Future”, avventure grafiche in 3D, che non avevano riscosso molti consensi per il loro gameplay legnoso e a tratti noioso. Ma ciò non ha impedito alla Talltale di rialzarsi come il più valoroso dei cavalieri e di portare alla luce titoli di spessore come “The Walking Dead “ e “The Wolf among Us”, Visual Novel che sembrano davvero dare nuovo lustro alla casa di Videogame.
“The Wolf Among Us”, ultima creazione della casa, è basato su una serie a fumetti di Bill Willingham intitolata Fables, che narra le vicende dei personaggi della fantasia classica (dai tre porcellini, a Biancaneve definiti come “Fables” ) che, costretti a lasciare i loro regni di appartenenza, si trovano banditi nella inospitale New York a fare i conti con la vita di tutti i giorni. Questi, divisi tra personaggi dall’aspetto umano e creature bestiali che, per confondersi tra la gente normale, dipendono da una droga detta “Glamour”, si scontrano con problemi comuni come l’alcolismo o la povertà. Nulla sembra essere rimasto dell’antica magia che li circondava e ormai anche i più bei principi e principesse, vivono relegati nelle più basse profondità di un Bronx senza pietà.
Il titolo porta al giocatore un gameplay da visual novel, basato su scelte e conseguenze, ereditato da “The Walking Dead” ma perfezionato ed adattato ad un ambientazione e una trama dai tratti Noir e piena di elementi del giallo classico anni 30-40 che, grazie ad una incredibile regia e ad un uso quasi perfetto di luci colori ed ombre, creano un atmosfera in cui non c’è spazio per le fiabe, o quasi.
LA LEGGE DEL SOVRANNATURALE:
Le vicende narrate in “The Wolf Among Us” sono quelle di Bigby Wolf, un misto tra un mannaro e il lupo cattivo, che ha l’arduo compito di mantenere l’ordine tra le creature del sovrannaturale prendendo i panni dell’oscuro sceriffo giusto quando serve, brutale quando necessario e poco amato dalla maggior parte della comunità. Quello che si evince immediatamente dalle parole dei personaggi circostanti è che il protagonista non è una figura nota per il suo carattere mansueto e amichevole, anche se non mancano figure a lui vicine che riescono a carpire il suo “lato buono”. Bigby fa rispettare le regole e, come spesso accade, questo non gli dona molta popolarità, nonostante ci sia del buono in lui.
In una squallida New York l’esponente della legge si troverà a fare i conti con un efferato omicidio che vedrà come vittima una principessa.
A fare da contorno e assistere, o ostacolare, Wolf troviamo, reinterpretate e ridisegnate in chiave Noir, figure di una certa fama tra cui uno dei Tre Porcellini alcolizzato dopo che il Lupo Cattivo gli ha distrutto la casa, una delle scimmie volanti del mago di Oz, anch’essa dal goccetto facile, lo Specchio delle Brame, il Taglialegna di Cappuccetto Rosso e Biancaneve impiegata come segretaria nell’ufficio del vicesindaco.
IL RITMO E’ LA CHIAVE:
Quello proposto dalla Telltale in “The Wolf Among Us” è un gameplay dalla struttura classica per una Visual Novel. Tale struttura, ripresa da “The Walking Dead”, viene rifinita e riadattata per il titolo e per la sua particolare ambientazione. La storia principale, che fa da fulcro per l’intera vicenda, potrà essere variata dal giocatore stesso attraverso le sue scelte, nelle azioni, nei dialoghi e nell’approccio che deciderà di applicare in una determinata situazione. Il filone generale, però, non sarà mai davvero alterato. Quello che avremo tra le mani non sarà il potere di decidere del destino dei personaggi ma solo il “come” la trama si andrà sviluppando. Questo tipo di potere fa si che gli eventi cambino nel modo in cui vengono vissuti ma non nel “quando” o nel “se” e questo è il vero pilastro del gioco. Una trama solida, convincente e molto ben curata anche nei dialoghi e nell’espressività dei characters.
Delle fondamenta così stabili hanno permesso di inserire elementi classici da punta e clicca in cui il personaggio principale, direttamente controllabile nelle ristrette ambientazioni che fanno da sfondo alle fasi investigative, può esaminare elementi della scena e interagire con essi. Il semplice passaggio del mouse su un “punto caldo”, rivelerà tutte le possibili azioni che si potranno compiere su di esso attraverso delle icone dalla facile interpretazione. La placida stasi di questi momenti e poi incalzata, se non spezzata, da concitate fasi di azione (come risse, inseguimenti a piedi, ecc..) che procedono con un sistema che si fonda sul premere il tasto giusto al momento giusto o di premere, fino al completamento di una barra, il tasto indicato sullo schermo. Questo concatenamento di tasti ci permetterà di schivare pugni, accette, tavoli, sgabelli e quanto di più vario i nostri antagonisti possano scegliere di usare a loro vantaggio, di rispondere agli attacchi o anche solo di compiere il percorso che riteniamo più opportuno per catturare qualcuno in fuga. Se c’è una lode da fare alla Telltale è sul ritmo, donato da queste fasi così diverse, che non fa mai provare un senso di smarrimento come se fossimo catapultati nell’azione da un momento all’altro. I diversi frangenti si legano insieme in una perfetta amalgama che, grazie ai dialoghi, fa percepire il crescendo di tensione che, partendo da una calma apparente, sfocia nella concitazione più assoluta. Una critica obbligata invece va mossa nei confronti della fase investigativa che, davvero molto semplificata, manca di qualsiasi elemento puzzle o che quanto meno richieda un minimo di deduzione logica, riducendosi ad una semplice sequela di elementi da osservare e raccogliere mentre il protagonista arriva da solo alla soluzione.
Ultimo, ma non ultimo, è poi il sistema che gestisce i dialoghi. Essi infatti sono strutturati in modo che il giocatore possa scegliere tra varie opzioni che non hanno mai una netta distinzione tra giusto o sbagliato ma piuttosto siano una sfumatura molto interpretabile di tali concetti. Quella che viene data è la possibilità di scegliere una linea dura o più morbida o di mostrare un carattere pacato e rispettoso piuttosto che uno arrogante o irascibile o addirittura di non rispondere affatto, sempre lasciando la libertà di creare, dall’inizio della partita, la personalità del protagonista che gli altri characters percepiranno e ricorderanno per il resto dell’avventura. E sarà questo elemento fondamentale a influire sulla narrazione insieme alle scelte fatte in Game.
Se cercate l’azione pura siete nel posto sbagliato.
Ma se invece desiderate un ritmo incalzante e mai noioso Fabletown è il posto che fa per voi. Proprio come un buon libro che rapisce l’attenzione del lettore “The Wolf Among Us” cattura quella del giocatore con una narrazione perfetta dalla quale si ha la sensazione di non potersi distrarre se non si vuole perdere qualche elemento chiave. La trama non opprime il giocatore bensì lo stimola a rizzare bene le sue orecchie da lupo oltre che a incoraggiarlo a giocare più volte il titolo per provare ogni possibile andamento della storia con diverse scelte e approcci. I tratti Noir, poi, disegnano un ambientazione perfettamente resa dallo stile grafico (a tratti fumettistici ) scelto per il titolo. Mentre luci ed ombre si alternano per le strade e nell’animo del protagonista.
Un consiglio che possiamo darvi è quello di giocare il primo capitolo di questa stupenda Visual Novel che non mancherà di tenervi con il fiato sospeso.
Per altre curiosità potrete trovare tutto sul sito ufficiale del gioco :
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Un commento
Bel gioco. A chi lo desidera consiglio di immergersi nella serie di fumetti da cui è stato tratto.
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Bel gioco. A chi lo desidera consiglio di immergersi nella serie di fumetti da cui è stato tratto.