La versione cinese pubblicata da Tencent di Playerunknow’s Battlegrounds non ha ancora visto la luce, ma il publisher cinese ha già deciso di spianare il terreno, scovando 30 venditori e facendo arrestare 120 persone legate allo sviluppo di cheat e hack per il gioco.
Come riferito da Bloomberg, il report parla di come fanno i cheater a pubblicizzare le proprie fatiche: sfruttano la leaderboard di PUBG apparendo ai primi posti, con il proprio nome scritto in numeri, numeri che rimandano a QQ, un servizio di chat cinese, posseduto tra l’altro proprio da Tencent, con i quali è poi possibile comunicare direttamente con il venditore. I cheat venivano venduti a 100 yuan (circa 15$), e promettevano ai giocatori di fare non meno di 15 kill per partita.
PUBG è forse al momento il gioco più popolare più infestato di cheater, ma perlomeno è un bene sapere che stanno combattendo anche fisicamente per scongiurare questa piaga.