Ruiner – Recensione

Quando il publisher è Devolver Digital si può star certi di trovarsi davanti titoli provenienti dalla parte più verde e rigogliosa del sottobosco indipendente. Proseguendo, al contrario della maggior parte della concorrenza, con una politica editoriale incentrata sulla qualità anziché sulla quantità, il distributore americano ci presenta oggi Ruiner, action sviluppato da Reikon Games che si era già fatto notare dai trailer pre-release grazie al suo stile aggressivo reminiscente di Hotline Miami. Curiosi di scoprire se le somiglianze andassero oltre il concept, ci siamo fiondati nel profondo rosso con la speranza di non uscirne troppo malconci. A quanto pare abbiamo sperato invano.

Ruiner è un twin stick shooter con visuale isometrica e ambientazione a metà tra il futuristico e il cyberpunk. Costruito intorno alla storia di un misterioso uomo mascherato, deciso a sterminare un’intera organizzazione per salvare il fratellino rapito, il gioco si divide in tre macrolivelli segmentati a loro volta in stage come negli arcade classici. L’impianto narrativo è quasi sempre presente durante il corso dell’avventura sotto forma di dialoghi e cutscene, si sviluppa con un buon ritmo e sfoggia un grado di profondità soddisfacente. I punti deboli sono da ricercarsi nella cripticità talora eccessiva di alcuni avvenimenti e nella durata complessiva di 4 ore, poche considerando che la campagna single player è l’unica modalità disponibile. Tutto sommato, comunque, si tratta di un lavoro notevole per uno studio indipendente e se apprezzate il setting dalle tinte fosche, la violenza e i colpi di scena alla Fight Club la narrazione saprà senz’altro catturarvi.

Meccanicamente Ruiner si struttura in modo simile alla maggioranza degli esponenti del genere a cui appartiene ma getta nella mischia un paio di idee interessanti. Innanzitutto le risorse scarseggiano, dunque bisognerà gestire oculatamente le munizioni e passare di continuo da un’arma all’altra raccogliendole da terra dopo averne ucciso il proprietario. Il feedback è ottimo, il numero di bocche da fuoco notevole, la frenesia sempre alta. Tuttavia, vista la salute risicata del protagonista, l’urgenza di premere il grilletto si equilibra con quella di evitare i colpi nemici. Saper utilizzare la schivata è infatti fondamentale e gli sviluppatori lo chiariscono accuratamente durante il dettagliatissimo tutorial. Si può sia effettuare uno scatto direzionale istantaneo e concatenabile sia tenere premuto l’apposito tasto per programmare fino a tre dash consecutivi che verranno eseguiti in modo automatico. Questo perché la ritmica si mantiene elevata per tutta la durata della campagna e rimanere fermi sul posto per una manciata di secondi equivale a morte certa.

Di vitale importanza anche il sistema di progressione. L’alter ego del giocatore guadagna punti esperienza (detti Karma) man mano che accumula uccisioni e sale di livello sbloccando diversi tipi di abilità. Dal momento che lo skill tree è ampio e variegato si gode di un’enorme libertà nella modellazione del proprio stile. Ci sono manovre difensive tra cui scudi energetici, barriere, autocura, droni di supporto; manovre evasive come appunto la schivata e il rallentamento del tempo; infine manovre offensive rappresentate da granate, attacchi ad area, melee e una sorta di modalità berserk. Alla luce di tutto ciò il sistema di combattimento si piega egregiamente pressoché a qualsiasi stile di gioco regalando grandi soddisfazioni, specie a chi ama sperimentare.

Purtroppo in quanto a varietà di nemici e scenari Ruiner lascia un po’ a desiderare. Niente rimane particolarmente impresso dei livelli strutturalmente semplicistici ed esteticamente troppo uguali fra loro, né delle orde di avversari umanoidi che il titolo ci lancerà addosso in cospicue dosi. Anzi, un boss dal design peraltro generico viene addirittura riutilizzato per ben 3 volte, con tanto di sotto-fasi multiple prive di qualsivoglia variazione meccanica. Inoltre la curva della difficoltà è piuttosto ripida e certe sezioni risultano leggermente frustranti, dunque se non siete fan delle sfide ardue e impegnative vi consigliamo di riconsiderare l’acquisto. Ruiner sa essere brutale. Talmente brutale che a livello normale siamo stati costretti a ripetere delle sezioni per più di 20 volte. Non è affatto un titolo da prendere sotto gamba.

Sul versante tecnico, invece, non abbiamo nulla da recriminare, anzi siamo rimasti piacevolmente sorpresi da come Reikon Games ha saputo sfruttare l’Unreal Engine 4. Lo stile grafico nitido, truce e perennemente rossastro cattura l’occhio fin sa subito offrendo un bel vedere anche per quanto riguarda texture, ombre e pulizia dell’immagine. La soundtrack ha alti e bassi, con certe tracce incredibilmente atmosferiche e azzeccate, altre prive di coesione con il contesto e persino fastidiose. L’ottimizzazione, infine, appare realizzata con criterio. Abbiamo provato Ruiner su una GTX 1080 in full HD e soltanto di rado lo abbiamo visto scendere sotto i 120 fps, framerate massimo di cui potrete beneficiare. Niente da segnalare in merito a bug o glitch.

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