Oddworld: New 'N' Tasty - Recensione 5

Mai sentito parlare di Oddworld: Abe’s Oddysee? Trattasti del primo titolo della serie Oddworld, uscito nel lontano 1997 e che vantava già all’epoca una originalità senza precedenti, un gameplay a dir poco peculiare ed un background narrativo bizzarro. Finalmente, dopo 17 anni e un lungo periodo in esclusiva su PS4, il remake di questo storico gioco approda finalmente anche su PC, sotto il nome di Oddworld: New ‘N’ Tasty.

Abe’s Back!

Abe, nel mondo di Oddworld, è un Mudokon, una sorta di essere bipede scheletrico, agile, veloce e con la peculiare abilità di possedere la volontà altrui tramite strani cantilene. Egli è un dipendente (“schiavo”, nella nostra concezione di lavoro) del Mattatoio Ernia, dove al suo interno vengono macellati ogni genere di animali senza scrupoli, anche se a rischio d’estinzione. A dirigere la fabbrica è presente Mollock il Glukkon, che durante l’ultima assemblea degli azionisti ha la brillante idea di macinare i Mudokon per ottenerne squisiti ghiaccioli, una mossa dettata dalla volontà di uscire dalla crisi finaziaria. Purtroppo il nostro Abe stava origliando la conversazione, e avendo scoperto questo piano malvagissimo, gli rimane una sola cosa da fare: spegnere l’intero complesso e salvare la sua pellaccia. E magari, anche quella di qualcuno dei suoi 299 colleghi di lavoro.

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Buono… o Malvagio?

Rispetto al capitolo originale, che si presentava come un platform 2D composto a schermate e con sprite e sfondi disegnati a mano, questa nuova rivisitazione ha dalla sua una grafica completamente tridimensionale, ma le meccaniche bidimensionali rimangono, sostituendo le schermate con una visuale a scorrimento degna di un titolo moderno.
Che cosa può fare il nostro Abe? Oltre a correre e saltare come nel più tradizionale platform, potrà anche camminare in silenzio per non attirare troppe attenzioni, lanciare tappi di bottiglia, utili per fare rumore e distrarre nemici, nonché sassi o granate se trovati, cantare, petare (con tanto di nuvoletta verde putrescente uscente dal di dietro…), fischiare e comunicare con i suoi simili. È proprio la comunicazione che rende questo titolo un gioco unico nel suo genere: dicendo “ciao” a un compagno di sventura, questo rivolgerà la sua attenzione al protagonista, e successivamente si potrà dargli l’ordine di farsi seguire o di aspettare. L’obiettivo, anche se facoltativo nella maggior parte dei casi, è portare quanti più Mudokon possibili verso un “portale di uccelli”, dove cantando nei suoi paraggi si aprirà e consentirà ai nostri amici di tuffarcisi dentro per fuggire al loro triste destino. Manca tuttavia un comando per rimetterli al lavoro, in alcune occasioni infatti se le guardie armate vedono un Mudokon stare in piedi anziché pulire i pavimenti vengono fucilati all’istante (sperando che qualche governo non prenda da esempio).
Tutto molto semplice sulla carta, ma grazie al level design intelligente, pieno di trappole mortali, mostri mortali, nemici mortali (Oddworld non è un pianeta ospitale), tutto questo si traduce per il giocatore in una sfida costante, soprattutto se vuole salvare tutti i Mudokon. O almeno i 150 necessari per poter vedere il finale buono.

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Slig… Slog… Glukkon…

In questo nuovo remake sono presenti tre difficoltà diverse, al contrario del titolo originale che ce n’era soltanto una, che vanno a influire semplicemente su quanta vita avrà il protagonista, e quindi quanti proiettili potrà sopportare prima di crepare. Prima che i puristi facciano una faccia schifata, sappiano che a difficoltà “difficile” basterà un solo colpo per morire, come nell’originale, per cui tirino pure un sospiro di sollievo.
Abe non è un combattente, e può morire come nulla di fronte ai suoi nemici, principalmente gli Slig, guardie armate di mitra molto comuni dalle sembianze di mostri tentacolari con gambe e occhi cibernetici. Hanno però il vantaggio di essere miopi, pigri (spesso li si trova addormentati sul lavoro), ma non per questo stupidi. Essi infatti reagiscono abbastanza bene a comportamenti sospetti, evitano trappole, e hanno riflessi abbastanza fulminei quando si trovano faccia a faccia con il protagonista. La maggior parte delle volte ci si dovrà affidare alla furtività, camminando in silenzio o nascondendosi momentaneamente in nubi di vapore denso (nei vecchi capitoli era il meno coreografico buio), oppure, quando non ci sono particolari torrette nei paraggi, si possono prendere al comando gli Slig grazie al canto di Abe, e infiltrarsi così nelle linee nemiche senza dare nell’occhio, per poi magari fare piazza pulita dei nemici quando meno se lo aspettano, oppure per interagire con particolari serrature elettroniche. Oppure ancora, chiamare a sé uno Slog (pseudo-cane famelico) e mandarlo all’attacco verso un nemico nascosto. L’utilizzo di queste tattiche, tuttavia, non vanno mai usati alla leggera: esplorare prima l’ambiente e capire come proseguire è fondamentale se non ci si vuole trovarsi costretti a ricaricare un salvataggio precedente, perché magari abbiamo ucciso uno Slig che dopo un paio di metri si dimostrava fondamentale per andare avanti.

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Perchè sì, i livelli di Abe sono più dei complessi puzzle da risolvere, ma l’abilità di fare salti con un tempismo perfetto è comunque un requisito necessario. Insomma, Abe mischia tante meccaniche che richiedono svariate abilità da parte del giocatore, eppure il tutto è mescolato perfettamente.
A livello di longevità, essendo il titolo praticamente il medesimo dell’originale, dipenderà molto da quanto già lo si conosce. In ogni caso, non si tratta di un titolo famoso per la sua lunga longevità. Finire il titolo dall’inizio alla fine, indipendentemente dai Mudokon portati in salvo ci si può mettere addirittura meno di tre ore (c’è pure un achievement a testimoniarlo). Tutt’altra cosa invece se volete portarlo a termine cercando di salvare tutti. Alla prima run ce ne sono sfuggiti 26, per un totale di 5 ore e mezza di gioco. Si tratta comunque di un tempo fatto da chi il titolo originale lo conosceva già bene e aveva già la precisa idea di cosa fare e di come comportarsi nelle svariate situazioni di gioco, per cui il tempo potrebbe aumentare anche considerevolmente.

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Abe ha un brutto muso e una voce stridula

A livello di grafica il titolo si difende molto bene, grazie al motore Unity, che riesce a mettere a schermo una pulizia dell’immagine ottima, grazie all’uso di colori saturi e brillanti, nonché a un buon sistema di illuminazione e di ombre. Alcuni sfondi sono veramente belli e vivi, con personaggi o mostri che vagano lungo corridoi posti a grande lontananza che vanno poi a coprirsi grazie alla parallasse. Nei livelli intermedi ci saranno anche foreste o deserti, tutti riprodotti molto bene e azzeccati per un gioco di questo tipo. Il tutto gira molto fluidamente anche su configurazioni non proprio di ultima generazione.
A livello sonoro, invece, vengono riproposte musiche e suoni dell’originale, rimasterizzate per l’occasione, così da far sentire subito a casa a chi ha ancora nel cuore il titolo originale. Peti e voci a parte, quelle hanno subito un pesante ringiovanimento, per renderle meno monotone e soprattutto più varie.

Pro

  • Abe’s Oddysee riproposto in versione moderna;

  • Si può selezionare la difficoltà;

  • Tuttora con un gameplay originale;

Contro

  • Pochissime variazioni o novità;

Commento Finale

9

Oddworld può vantarsi di essere tra i giochi più originali del secolo scorso, e la stessa cosa si può dire di questo remake. Chi aveva amato il vecchio capitolo è imperativo che si procuri questo titolo, perché in esso vi troverà le stesse identiche emozioni rivisitate in salsa moderna. A chi invece il gioco non lo conosce gli dia una possibilità, e potrebbe ritrovarsi tra le mani una perla indimenticabile, grazie al gran senso dell’humor che aleggia nell’aria (o forse sono i peti…?), grazie anche al gameplay non immediato e punitivo, ma che sa regalare immense soddisfazioni una volta padroneggiato. Perché questo è un gioco dove ogni livello è una sfida, un modo per testare la pazienza e l’abilità del giocatore. Promosso a pieni voti, ora tutti in attesa del remake di Abe’s Exoddus! O magari qualcosa di veramente nuovo.

 

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