Little Nightmares – Recensione

Little Nightmares è uno dei pochi titoli provati alla scorsa Gamesweek che ci aveva incuriositi fin da subito. Questo particolare puzzle platform sviluppato dagli svedesi di Tarsier Studios, già autori di Little Big Planet 3 e Tearaway Unfolded, era riuscito ad attirare la nostra attenzione grazie alla sua atmosfera a metà fra il tetro e il bizzarro, alla cura maniacale riposta nella realizzazione degli scenari e al character design memore di alcuni capolavori dello studio Ghibli. Inutile dire che alla fine della nostra prova non vedevamo l’ora di testare la versione finale e darvi un parere definitivo. Sarà andato tutto come sperato? Scopriamolo subito.

Se avete avuto modo di giocare ed apprezzare le avventure made in Playdead, Limbo e Inside, in Little Nightmare troverete molto di familiare, sia nello stile che nelle meccaniche. Vestiamo i panni (o meglio, l’impermeabile) di una misteriosa ragazzina chiamata Six, intrappolata all’interno di quello che sembra un grande ed interminabile incubo popolato da mostri e personaggi grotteschi. L’obiettivo è trovare una via di fuga ma naturalmente non sarà così facile, dal momento che il mondo di gioco pullula di pericoli da superare utilizzando gambe e cervello. Non c’è una vera e propria trama: Little Nightmares parla di una fuga, non approfondisce temi come l’amore e l’amicizia, né tenta di scovare il senso dell’esistenza umana. Alla fine del gioco vi ritroverete sì con un piccolo colpo di scena ma non aspettatevi epiloghi monumentali, giusto una conclusione apprezzabile e senza troppe pretese raggiungibile in meno di 3 ore.

La creatura di Tarsier si racconta decisamente meglio attraverso le sezioni stealth, gli inseguimenti e i puzzle ambientali, elementi ben miscelati di un gameplay intuitivo e soddisfacente. A livello di pura giocabilità siamo una spanna sopra rispetto alle produzioni simili, nonostante le manovre eseguibili dal nostro personaggio si contino sulle dita di una mano. Six può infatti correre, saltare, rannicchiarsi, afferrare e lanciare oggetti di piccole dimensioni (i movimenti risultano sempre naturali e fluidi). Questi comandi permettono di interagire praticamente con tutto ciò che ci circonda, nella maggior parte dei casi leve e pulsanti da spingere per risolvere enigmi talora piuttosto ingegnosi. Peccato per la difficoltà generale tarata verso il basso. Le sezioni platform e stealth richiedono sì tempismo e precisione ma si superano quasi sempre al primo tentativo, allo stesso modo delle pseudo-boss fight (in tutto 4) che si protraggono per diversi minuti.

Little Nightmares non è un’avventura votata all’esplorazione né alla varietà. Il level design si sviluppa prevalentemente in orizzontale, i nemici possiedono pattern basilari, gli eventi scriptati dominano indiscussi. L’esperienza, in poche parole, è imperniata sulla linearità. Non che sia un male in questo genere di produzioni, tuttavia avremmo desiderato almeno un pizzico di libertà in più almeno nelle fasi meno concitate dei livelli. Essi, ad ogni modo, si presentano brillantemente dal punto di vista grafico dando una chiara dimostrazione di forza dell’Unreal Engine 4, finora sfruttato solo il minimo indispensabile. Tarsier Studios ha svolto un lavoro tecnico eccellente, specie per quanto riguarda i dettagli e gli effetti climatici/particellari, complementari alle scelte azzeccatissime in sede artistica.

Il gioco sprizza carattere da ogni poro, in primis grazie alle tinte soffuse e nebbiosamente oniriche della palette, in secondo luogo al character design ispirato un po’ a Tim Burton e un po’ a Miyazaki. Non si tratta di horror puro ma di un qualcosa di estremamente suggestivo -spesso ricco di tensione- a cui gli effetti sonori e le tracce atmosferiche conferiscono un’inaspettata potenza espressiva. Insomma, una gioia per occhi e orecchie.Riguardo alla qualità del porting nulla da obiettare, 60 fps stabilissimi a settaggi Ultra persino su schede datate e nessun tipo di bug/glitch o qualsivoglia problema tecnico.

Little Nightmares è una piccola sorpresa tutta europea in cui Namco Bandai ha fatto benissimo a credere curandone la distribuzione. Questo peculiare puzzle platform regala un’esperienza breve ma intensa, artisticamente lodevole e ben gestita sul versante gameplay. I limiti ci sono e sono chiari: scarsa longevità, livello di sfida basso, costruzione alquanto lineare. Se vivete di pane e hardcore gaming, dunque, non è il prodotto che fa per voi. Al contrario, se apprezzate lo stile muto ed evocativo delle avventure sulla falsariga di Limbo e Inside, non lasciatevelo scappare.

 

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