Sbucato fuori letteralmente dal nulla, Apex Legends è riuscito a far parlare di sé e ad attirare l’attenzione di milioni di giocatori in tutto il mondo. Complice una campagna di marketing vincente (diffusione di rumor, annuncio, presentazione e rilascio del gioco nell’arco ventiquattro ore), il titolo targato Respawn è riuscito nella titanica impresa di dimostrare al mondo che il genere dei Battle Royale è tutt’altro che saturo, garantendosi dunque una enorme fetta di utenza e avere un posticino accanto ad altri giganti quali Call of Duty: Black Ops 4, Fortnite e PUBG.
Ma cosa ha di così interessante Apex Legends? Vediamolo assieme.
Free to Play. Senza troppe sorprese.
Anzitutto, va subito chiarito che Apex Legends è un titolo Free to Play: basta avere un account Origin sul proprio PC, scaricarlo, e potrete già giocarci, senza limitazione alcuna. Per toglierci subito il dente, sì, ci sono delle microtransazioni, ma comprendono quasi esclusivamente solo roba puramente estetica, come già PUBG e Fortnite ci hanno abituato. Questi elementi estetici spaziano dalle skin per le armi, dei vestiti, a dettagli estetici e informativi del proprio banner, tutte cose che è comunque possibile forgiare usando il “metallo”, una valuta che a volte si trova all’interno delle casse apex, che verranno elargite quando si sale di livello. Ma anche in questo caso, salire di livello non apporterà alcuna differenza in termini di gameplay, non ci sono abilità da sbloccare, non ci sono armi che si possono utilizzare in gioco arrivando a un certo livello, tutto è stato creato con l’equità in mente, il numero del livello è proprio quello che è, soltanto un numero.
È pur sempre vero che per espandere il proprio roster dei personaggi è necessario o pagare o usare una quantità non indifferente di punti che si ottengono giocando, ma questo discorso lo affronteremo più avanti.
Una scatenata mezza dozzina e più
Ormai, le regole del battle royale le conoscono tutti: un certo numero di giocatori, suddivisi in squadre (attualmente nel caso di Apex Legends: 20 squadre composte da 3 giocatori) se la devono vedere tra di loro in una mappa le cui dimensioni verranno ridotte dalla classica barriera, cercando armi, equipaggiamento, accessori, medikit, e via di questo passo, finché non rimane in vita i membri di una sola squadra. Fin qui, niente di tanto diverso da altri Battle Royale. Ma la prima grande differenza rispetto ad altri battle royale che salta subito all’occhio è la presenza di eroi: ogni eroe ha infatti un’abilità passiva, un’abilità minore da attivare e che si ricarica abbastanza in fretta, e un’altra abilità chiamata Ultimate, che si ricarica molto lentamente. Va da sé, che la prima cosa da fare non appena si avvia Apex Legends, è riuscire a trovare il personaggio che meglio calza col proprio stile di gioco. Al momento ce ne sono otto, sei disponibili fin da subito e due bloccati. Ad esempio, Bloodhound è il cacciatore del gruppo, quello che possiede una sorta di sonar che può rivelare i nemici alla propria squadra per qualche secondo, oppure può attivare una visione da cacciatore con cui può vedere i nemici anche attraverso il fumo e persino le loro tracce. Bangalore invece è capace di sparare granate fumogene e confondere il nemico, oppure richiamare un bombardamento aereo per coprire una determinata zona con dei missili. Questi due esempi non sono presi a caso, ma vogliono far vedere che i personaggi sono pensati per entrare in sinergia tra di loro: mentre Bangalore crea una cortina di fumo tra la propria squadra e i nemici, Bloodhound li può vedere agevolmente nella cortina eliminandoli senza troppi problemi.
Esempi del genere ce ne sono molti altri, ma è anche vero che non tutte le classi possono offrire sinergie di questo tipo, e a lungo andare ci si rende conto che alcune classi appaiono essere molto più utili e potenti di altre. Con Caustic, ad esempio, con la sua abilità di poter rilasciare gas asfissiante che rallenta e danneggia gli avversari, a volte si ha la sensazione che sia veramente troppo efficace nel poter affliggere danni a un’intera squadra avversaria, mentre Lifeline, con la sua abilità di poter rilasciare un bot che cura lentamente i membri della propria squadra, sia abbastanza inutile nella maggior parte delle situazioni, ma è bilanciata perlomeno nella sua velocità di tirare su gli amici incapacitati più in fretta di altri nonché rilasciare uno scudo per difendersi mentre lo fa.
Abbiamo detto che alcuni eroi sono sbloccati: per sbloccarli occorre spendere o soldi veri (circa 10€ per ogni personaggio), oppure accumulare sufficiente credito che si ottiene salendo di livello e aspettando che si arrivi alla cifra richiesta. Bastano circa una ventina di livelli per sbloccarne uno e per arrivare a poter sbloccare il primo personaggio occorrono circa 17-18 ore di gioco.
Il movimento dei personaggi è preso in parte da Titanfall 2, anche se opportunamente ridimensionato: scordatevi dunque le corse sui muri o il doppio salto, qui l’unica cosa di molto acrobatica che potrete fare è quella di fare la scivolata per guadagnare un po’ di velocità. C’è pur sempre il parkour, il quale non solo consente di scavalcare agilmente ostacoli di piccole dimensioni, ma consente anche di scalare pareti particolarmente alti. Tutto sommato, il movimento è parecchio ben fatto, veloce, intuitivo e immediato quanto basta per poter entrare nel vivo dell’azione già dalle prime partite senza proporre esagerazioni. C’è chi ha storto il naso per la mancanza delle sopracitate acrobazie di Titanfall 2, ma il gioco è già sufficientemente frenetico di suo, anche se il sospetto che tali acrobazie possano essere esclusive di qualche personaggio in arrivo si sente.
Il Battle Royale più Battle che Royale
Ma la vera essenza del gioco è ovviamente lo shooting vero e proprio, e anche in questo caso, per chi è già abituato a Titanfall si sentirà a casa: molte delle armi sono state prese di peso, opportunamente modificate, dal suddetto gioco, ma essendo completamente inventate, per chi è abituato ad artiglieria presa di peso dalla realtà si sentirà completamente spaesato. Il consiglio è quello di giocare il tutorial e provare una a una le armi, e prendere confidenza e trovare già subito quelle con cui ci si trova meglio.
Apex Legends abbandona il realismo in favore di un’azione alquanto arcade, scordatevi dunque la possibilità di oneshottare gli avversari con le armi più deboli del gioco, semplicemente non è possibile, e a tal proposito, il time to kill risulta essere particolarmente elevato, e questo porta sul piatto un certo squilibrio tra le varie bocche da fuoco di cui è costituito l’arsenale di Apex Legends, e la sensazione è che alcune armi siano semplicemente inutili o nettamente inferiori se confrontate con altre, ma nel complesso, sono in grado di regalare al gioco un ritmo piuttosto alto e gli scontri che ne conseguono sono quasi sempre al cardiopalma, frenetici, e ogni colpo mandato a segno è sempre una piccola vittoria.
Perlomeno, è stata inserita la balistica che modifica la traiettoria dei proiettili (ma non il danno), cosa da tenere in considerazione soprattutto nei tiri a lunga distanza, anche se il cecchinaggio in Apex Legends è difficoltoso, se non addirittura sconsigliato, non solo per via della conformazione della mappa, la quale è suddivisa in aree separate da invalicabili montane e stracolma di ripari a ogni dove, ma finché non si uccidono tutti i membri di una squadra, non è detto che la si è decimata, per via di una meccanica che, all’inizio, potrà far storcere il naso ai puristi del battle royale: è infatti possibile resuscitare i propri compagni deceduti, dando un’opportunità di ribaltare una partita in cui uno scontro è andato malissimo.
Tuttavia, la sua implementazione risulta essere stata fatta in maniera intelligente, in quanto si ha un tempo massimo per poter recuperare il cosiddetto “banner” dalla cassa da morto del proprio compagno, dopodiché bisognerà portarlo a delle apposite apparecchiature sparse in giro per la mappa, in modo da poter chiamare una navicella che riporterà in gioco i propri compagni. Questa navicella sarà virtualmente visibile e udibile da tutti i giocatori, dandogli così un prezioso indizio sulla propria posizione. E naturalmente, i compagni appena riportati nel campo di battaglia saranno completamente disarmati.
Ma dobbiamo assolutamente tessere le lodi al sistema di comunicazione integrato in gioco. Grazie a un ingegnoso sistema di puntamento (che ricorda Portal 2), è possibile indicare nemici, posizioni, persino oggetti, al volo ai propri compagni con la pressione dell’apposito tasto mentre si punta l’obiettivo interessato. Questo sistema permette in maniera agile e immediata comunicare con i propri compagni anche se si gioca con sconosciuti senza microfono. Una volta capite le potenzialità, non se ne potrà più fare anche a meno, anzi, permette anche di giocarsi bene certi scontri e possono fare la differenza tra la vita e la morte.
Qualche calo di troppo
Illustrate per filo e per segno le meccaniche di gioco più significative, passiamo a esporre ciò che rappresentano i difetti del gioco. Lo ammettiamo, siamo stati colpiti dal gran numero di impostazioni per i comandi presenti in PUBG, pensati espressamente per il pubblico che gioca con mouse e tastiera, ma purtroppo lo stesso non si può dire di Apex Legends, che si presenta come tipico gioco che strizza l’occhio a chi gioca con il gamepad. Non che ci sia niente di male, sia chiaro, e giusto per dire, si gioca molto bene con l’accoppiata, ma vorremmo poter usare scorciatoie rapide per equipaggiare gli oggetti curativi o tipologie di esplosivi anziché sfruttare uno scomodo menu radiale, vorremmo poter modificare la sensibilità del mouse a seconda del tipo di zoom usato, cose che sembrano di minore importanza, ma che hanno un peso a chi è abituato a certe meccaniche.
Al momento è disponibile solo una modalità composta da squadre da tre, ma è probabile che verranno aggiunte modalità per lupi solitari e per squadre da due, ma sono ancora tutte da annunciare. Manca anche un sistema di replay o perlomeno una deathcam per poter almeno vedere come si è morti e potersi migliorare.
Certo, il gioco è uscito da nemmeno due settimane ed è stato accolto calorosamente, racimolando 25 milioni di giocatori, e il futuro già si prospetta alquanto roseo e ricco di update, per cui la speranza è che queste mancanze vengano sistemate prima di quanto si pensi!
Apex Legends è stato comunque rilasciato in uno stato sufficientemente dignitoso e quasi ben ripulito, anche se permane ancora qualche bug minore, nonché alcuni problemi di performance e di stabilità.
Chi scrive è dotato di un PC munito di un i5-4690k a 3,50GHz, 16GB di RAM e una GTX 980 con 4 GB di VRAM, e purtroppo il gioco non viaggia quanto si vorrebbe. Essendo il motore di gioco una versione modificata del Source Engine, si ha la sensazione che possa spremere un frame rate più alto di quanto non faccia attualmente. È pur sempre vero che tenendo le impostazioni su medio-basse (in un titolo multiplayer è sempre bene privilegiare le performance a discapito della bellezza visiva), la stragrande maggioranza del tempo il gioco giri con un frame rate attorno ai 60fps all’esterno, e 100fps all’interno delle strutture, ma in certi scontri e in certi punti della mappa si avvertono dei cali improvvisi. Niente che possa pregiudicare l’esito di un combattimento, ma in alcune occasioni possono dare fastidio. E non è nemmeno detto che sul vostro PC si presentino questi problemi, in quanto si legge di gente le cui performance si mantengono stabili anche su configurazioni modeste.
Per quanto riguarda la stabilità, attualmente sembra un terno al lotto, durante la nostra prova abbiamo riscontrato un solo crash in poco più di venti ore di gioco, mentre per alcuni nostri compagni la fortuna non ha sorriso e gli episodi in cui il gioco si chiudeva senza nemmeno visualizzare un messaggio d’errore sono stati all’ordine del giorno.
Insomma, si poteva fare qualcosina di più su questo lato, ma per come gira attualmente il mondo videoludico oggigiorno, il comparto tecnico di Apex Legends rimane comunque al di sopra di molti altri titoli simili.