Pare che la Cina abbia intenzione di fare una stretta sulle criptovalute, e in particolare il mining del Bitcoin, e come conseguenza di questa incertezza il valore di moltissime criptovalute è crollato dalla scorsa settimana.

Al momento di scrivere Bitcoin è arrivato a toccare il valore di $32.000, uno scivolone del 20% rispetto ai $40.000 della settimana precedente, e ancora di più se comparato al massimo storico raggiunto ad aprile del valore di circa $60.000, che ammonta quasi al 50%.

Il Governo Cinese sta boicottando i Bitcoin con tutto il suo potere possibile. Ad esempio venerdì scorso nella provincia di Sichuan le autorità hanno ordinato che qualunque progetto di mining del Bitcoin cessasse, mentre lunedì la banca centrale cinese ha contattato diversi istituti di di credito, tra cui China Construction Bank e Alipay di rendere più difficile lo scambio di criptovalute.

La ragione di questa stretta è perché la Cina ha intenzione di lanciare a breve la propria criptovaluta nazionale, e l’intento di bloccare tutte le altre criptomonete è per avere meno concorrenza possibile. Stando a Ruud Feltkamp, CEO di Cryptohopper, i minatori con molta probabilità si riallocheranno in zone dove potranno minare ancora e il costo dell’energia elettrica è sufficientemente abbordabile.

La Cina è tra i più grandi minatori di Bitcoin del mondo, solo l’anno scorso, stando ai dati analizzati dall’università di Cambridge, il 65% dei Bitcoin minati proveniva proprio dalla Cina, con il Sichuan che è sul podio al secondo posto.

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