Mostrato al pubblico per la prima volta alla conferenza EA dell’E3 2015, Unravel ha subito conquistato l’attenzione della stampa e del pubblico, non solo perché è stato mostrato in maniera alquanto inaspettata assieme ad altri titoli ben più imponenti (Star Wars: Battlefront e Mirror’s Edge in primis), ma perché il suo creatore, Martin Sahlin della Coldwood, l’ha presentato in maniera alquanto timida e timorosa, suscitando l’ilarità del web ma allo stesso tempo l’affetto per la sua creatura di lana mostrata sul palco, Yarny, che nel gioco prende vita e che il giocatore dovrà controllare.
Filo rosso del destino
Unravel si presenta come un platform 2D immerso in un ambiente tridimensionale. I comandi sono i classici del genere, tuttavia non mancherà qualche aggiunta interessante, tutte relative alla peculiarità di Yarny, ovvero poter manipolare il filo di lana di cui è composto. Il simpatico pupazzo, infatti, camminando per tutti gli 11 livelli lascerà dietro di sé il proprio filo, ma non servirà solo a creare un lunghissimo intreccio estetico tra l’inizio e la fine del livello, bensì andrà sfruttato per portarli a termine. Con il proprio filo, infatti, Yarny potrà interagire con determinati punti contrassegnati da un nodo di lana rosso, lanciandoci un lazo potrà afferrarli per poi dondolarsi o issarsi, potrà afferrare e trascinare oggetti mobili; inoltre su di essi potrà anche fare un bel nodo resistente e indissolubile in modo da creare un contatto permanente. E se si uniscono due punti sufficientemente vicini si verrà a creare un simpatico trampolino con cui poter trascinare sopra gli oggetti o usarlo per fare salti più alti del normale. Per ultimo, ma non meno importante, Yarny potrà afferrare il filo immediatamente dietro di sé e ripercorrere a ritroso la strada fatta, utile se si è cascati dentro una buca troppo profonda o si è caduti da un’altezza considerevole e si deve ritornare alla piattaforma d’origine. Queste descritte sono le meccaniche basilari di gameplay che verranno spiegate accuratamente nei primissimi livelli, e si dovranno sfruttare lungo tutto il gioco.
Altra caratteristica interessante, è che Yarny non è composto da una quantità infinita di lana, nel caso in cui finisse non potrà più proseguire ma dovrà ritornare indietro riavvolgendosi col filo lasciato a terra e cercare un percorso più corto o sciogliendo qualche nodo lasciato in precedenza. In ogni caso, tutti i livelli sono disseminati da generose quantità di gomitoli di lana con cui poter fare rifornimento, e che fungeranno anche da checkpoint nel caso di improvvisa dipartita.
Un viaggio attraverso i ricordi
I livelli di Unravel che Yarny dovrà affrontare saranno accessibili tramite foto sparse nella casa, che funge da vero e proprio hub, a testimoniare la vita passata e vissuta di una persona cara. I livelli sono tutti caratterizzati da ambientazioni uniche e spaziano da composizioni a temi naturali, come la delicatezza di un bosco o la tranquillità di una spiaggia, comprensivi anche di macchinari semplici ed ecologici, come mulini e chiuse d’acqua, contrapposti tuttavia a livelli dove a farla da padrona è l’artificiosità delle creazioni dell’uomo, come discariche, miniere ed i loro complicati ed inquinanti apparecchi, in cui si respira disagio e tristezza ad ogni passo, a sottolineare che per quanto una vita da giovane sia candida e innocente, prima o poi crescendo si scontra con la realtà della civiltà.
La vita di Yarny è in costante pericolo lungo tutti i livelli, non solo dalle parti in movimento dei sopracitati macchinari, ma anche e soprattutto dalla fauna, corvi, granchi, scarafaggi, zanzare, tutti animali o insetti che per qualche strana ragione desiderano ardentemente sbarazzarsi del tenero batuffolo di lana rosso. Ovviamente anche l’acqua rappresenta un grave pericolo, e bastano pochi secondi di immersione per trovarsi a visitare il precedente checkpoint.
Essere piccoli è un vantaggio
Essendo un minuscolo pupazzetto, Yarny dovrà fare affidamento a comuni oggetti di tutti i giorni per proseguire nella propria avventura. Ecco che un pezzo di legno diventa una zattera improvvisata se posta sopra uno specchio d’acqua, una lattina o sasso diventano un utile sostegno con cui raggiungere altezze proibitive, un secchio diventa un rifugio per sfuggire a stormi di cornacchie, insomma, la fantasia non manca, ed è sempre coinvolgente cercare di capire come determinati oggetti devono essere sfruttati. Complessivamente, quindi, Unravel non è mai difficile, né frustrante (ad eccezione di un paio di salti), questo perché i livelli sono stati progettati appunto per essere alla portata di tutti, e il gioco può essere terminato tranquillamente in meno di 6 ore. Ma a questo proposito intervengono i bottoni segreti e gli achievement, ed alcuni di essi sono alquanto tosti da ottenere, niente di trascendentale, ma è pur sempre una sfida facoltativa che può far aumentare a dismisura la longevità del titolo. Tuttavia è davvero un peccato che molte situazioni si ripetano costantemente, mentre nuove meccaniche interessanti siano relegate solo in un paio di occasioni in determinati livelli, con il rischio di diventare prevedibile molto presto in parecchi frangenti. Nemmeno la limitata lunghezza del filo con cui è composto Yarny è stata sfruttata appieno per creare puzzle degni di nota a riguardo. Insomma, sul fronte del gameplay puro e duro qualcosa di più si poteva fare.
Graficamente Unravel sa il fatto suo, e presenta elementi che rasentano il fotorealismo, una cura maniacale per i dettagli e dei bellissimi e suggestivi paesaggi (finché c’è di mezzo la natura). Per la sua semplicità ovviamente il gioco fila via in maniera liscia e senza intoppi, senza mai un calo di frame. LE impostazioni grafiche tuttavia si limitano solamente alla qualità texture, alla profondità di campo e all’antialiasing, più una opzione per il v-sync.
Anche la musica contribuisce a creare atmosfera, anche se nei primi livelli essa tende a diventare presto ripetitiva e noiosetta, ma la situazione cambia nei livelli più avanzati.
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Conclusione
Unravel è un buonissimo platform che porta con sé delle meccaniche interessanti e originali, dei livelli alquanto suggestivi, ben realizzati e alla portata di chiunque che non risultano essere particolarmente ostici, difficili o frustranti. Unravel quindi non si gioca per la sfida, ma per gustarsi l’atmosfera delicata, a tratti commovente, che permea lungo tutto il titolo. Una vera e propria poesia tutta da giocare, anche solo per la tenerezza che Yarny trasmette.