Fresco fresco da un platino del primo Dark Souls (rigorosamente con mouse e tastiera), il sottoscritto non poteva certo tirarsi indietro di fronte alla proposta di recensire The Surge, titolo dei Deck13 – autori tra l’altro di Lords of the Fallen – e che si rifà in alcune meccaniche appunto al capolavoro di From Software.
Dopo un walkthrough tutt’altro che indolore, eccoci qui a raccontarvi com’è andata.
Benvenuti in Creo
Il protagonista di The Surge è un certo Warren, un uomo afflitto da paralisi che lo costringe a vivere su una carrozzina. Deciso a cambiare, si fa assumere dalla Creo, massiccia corporazione famosa tra l’altro per il controverso progetto Resolve, che promette di risanare l’atmosfera e il clima terrestre, nonché di dotare ogni dipendente con dei scintillanti esoscheletri per poter eseguire le proprie mansioni nel migliore dei modi. Warren naturalmente è lì per questi ultimi, per averne uno in dotazione e poter tornare a camminare nuovamente. Ed è proprio qui che il gioco inizia, con Warren che viene posto a un dilemma: optare per la Lince, esoscheletro agile e veloce, oppure per il Rinoceronte, lento e corazzato?
Dopo la dolorosa operazione in cui si installa l’esoscheletro, a fine operazione il buon Warren si risveglia in una discarica, con un drone che tenta di staccargli una gamba, e nell’inventario due pezzi dell’armatura scelta. E qui ci si rende conto che la scelta fatta poc’anzi è quasi ininfluente, perché i pezzi restanti per entrambe le armature saranno trovate semplicemente giocando la zona iniziale, che fungerà da tutorial.
Durante questa sezione, in cui si scopre che praticamente tutti i robot e gli umani sono impazziti e aggressivi, si possono intravedere le cose buone di questo titolo, dando una buona impressione, come il combattimento, il level design, la progressione del personaggio, e così via.
Buone impressioni che purtroppo vengono per lo più infrante con il proseguire della storia.
Tecnofobico
Cominciamo spiegando il fulcro del titolo, ovvero il combattimento. In The Surge le uniche armi che il protagonista potrà usare saranno tutte orientate al corpo al corpo. Ogni arma rientra in una delle cinque categorie, che determina bene o male lo stile di combattimento che il giocatore dovrà adottare con essa. Ad esempio ci saranno le armi a una mano, che sono vere e proprie spade e che sono molto equilibrate tra danni e velocità; armi a fissaggio singolo, che sono grossi spadoni saldati sul braccio destro, lenti ma potenti; oppure ancora mazze pesanti, bastoni e armi a fissaggio doppio, che sono lame montate su entrambe le braccia, molto corte, molto veloci, ma i danni non sono proprio il loro forte.
Dovrete trovare subito la tipologia di armi che fa per voi, perché il gioco prevede il cosiddetto livello di competenza, ovvero che più usate un’arma di una tipologia, e più migliorerete a usare armi della stessa famiglia. È chiaro che usando una e una sola tipologia di armi per tutto il corso del gioco, riuscirete a portare ad alti livelli questo valore e fare molti più danni rispetto ad armi che non userete mai, e in The Surge è una meccanica che non va presa alla leggera, perché il danno extra accumulato per tutto il corso del gioco può fare enormemente la differenza, soprattutto verso la fine.
E il combattimento è in sé è abbastanza controverso: il proprio personaggio si controlla molto bene ed è molto reattivo, obbedisce a ogni comando impartito, e in più è possibile combattere inanellando combo e alternando attacchi leggeri o pesanti (che si fanno tenendo premuto il pulsante d’attacco, e funziona davvero bene), oppure attacchi verticali o orizzontali, il tutto in maniera fluida e molto trasparente, nonché divertente, in quanto scoprire nuove combo con una particolare arma è una meccanica interessante. Ciò che rovina, almeno in parte, il divertimento dei combattimenti è che le combo, una volta avviate, non possono essere fermate. Se vi dovete curare o se dovete fare una schivata, dovrete attendere la fine della combo. Non sarebbe nemmeno male come cosa, se non per il fatto che certe combo sono veramente lunghe: spesso, due clic del mouse corrispondo a tre colpi in successione, e per le armi pesanti tre colpi durano una eternità. E considerato quanto sono difficili i combattimenti in The Surge, questo problema ha causato non poche dipartite nel nostro provato, finendo col diventare frustrante.
Ma quanto difficili sono questi combattimenti? Purtroppo, sono parecchio difficili, e il “purtroppo” è dato perché lo sono per i motivi sbagliati.
La maggior parte dei nemici, se non praticamente tutti, sono in grado di causare danni esageratamente alti verso il giocatore, il quale con la propria salute a disposizione, anche con i dovuti impianti (ne parleremo più avanti), non è in grado di resistere a più di due-tre colpi prima di cadere a terra stecchito. E con “due-tre colpi” non intendiamo una iperbole, ma è davvero così. Basta davvero poco per morire in The Surge. E dato che basta anche un solo nemico gestito male per passare al creatore, un consiglio per gestire più nemici ve lo dà Figaro nella sua cavatina Largo al Factotum: “Uno alla volta, uno alla volta, uno alla volta, per carità!”.
Ma lo stesso non si può dire del giocatore, il quale deve riempire di botte per parecchio tempo il nemico che si trova di fronte prima di vederlo crollare a terra, nonostante magari entrambi abbiano in dotazione lo stesso identico equipaggiamento e siano entrambi umani. Naturalmente lo stesso discorso non si può applicare, giustamente, con i robot, ma gli umani sono i nemici con cui si ha maggiormente a che fare.
C’è in sostanza una grave disparità tra l’equipaggiamento che il giocatore ha e che i nemici hanno nonostante siano palesemente gli stessi, e come esempio si può dire che le armature che proteggono le parti nemiche lo fanno in maniera efficace, ma quelle del giocatore tamponano in maniera quasi impercettibile il danno. Ed esistono pure armi a distanza che purtroppo il protagonista non può usare, e sebbene siano poche (ad esempio ci sono lanciafiamme, spararivetti e dardi stordenti) sono comunque attrezzi che i nemici possono usare, ma il giocatore non può in alcun modo ottenere.
Fortunatamente è possibile anche parare e contrattaccare, ma se non lo si fa al giusto tempismo, parare è quasi inutile, poiché l’assorbimento dei danni è scarsino, e per di più, tenendo premuto il tasto per parare la stamina viene drenata piano piano.
Una meccanica comunque originale per ottenere le armi o le armature dei nemici consiste nel prendergliele con la forza: dato che gli esoscheletri sono dotati di una sorta di DRM che ne inizializza l’autodistruzione quando il proprio padrone è morto, per ottenere ciò che si desidera bisogna tranciare di netto l’arto dei nemici che lo indossa. A questo proposito quindi, è possibile sfruttare il lock del corpo a corpo e mirare parti specifiche del corpo, dagli arti, alla testa, fino al torace, e quando il nemico ha poca vita rimasta e il giocatore ha accumulato abbastanza energia cinetica (che si accumula combattendo, ma che si degrada in fretta), si può iniziare una esecuzione molto coreografica che vede il protagonista separare con prepotenza le parti del corpo del proprietario. Ma ovviamente per riuscire a staccarglielo, bisognerà indebolire anche la parte del corpo interessata, altrimenti niente premio.
Come detto prima, le armature nemiche sono davvero efficaci, e quindi questa cosa pone il giocatore nella difficile scelta tra il dover mirare alle parti sprotette e ottenere una vittoria facile, oppure optare per un combattimento lungo ma ottenere la parte interessata, più ovviamente ai materiali di ricambio che vengono utilizzati per potenziare il proprio equipaggiamento.
Questa è sicuramente una delle meccaniche più originali del titolo, e funziona abbastanza bene.
In sostanza, sebbene il combattimento sia davvero buono e con meccaniche peculiari, non lo è combattendo contro i nemici che il gioco ci mette contro, per via della loro capacità di uccidere il giocatore in pochi secondi, esacerbato ulteriormente dall’impossibilità di interrompere una combo. Basterebbe dare al giocatore questa capacità per rendere gli scontri più giusti e più divertenti.
Il GPS non esiste
Di per sé The Surge non è un titolo vasto, in quanto comprende giusto una manciata di livelli, ma che bisognerà passarli da cima a fondo se si vuole proseguire. E purtroppo su questo aspetto, c’è da fare alcune critiche mirate.
I livelli in sé sono abbastanza monotoni come ambientazioni, e soprattutto nel secondo settore, dove si svolgerà la maggior parte del gioco, la sensazione di dejà vu quando si entra in una nuova stanza è una cosa abbastanza frequente.
Ma la parte peggiore la fa il level design, dove purtroppo non è stato fatto un buon lavoro. I livelli in The Surge non solo sono lineari in molti frangenti, ma risultano essere persino fin troppo arzigogolati. Non è un controsenso? Spieghiamo meglio: i livelli di The Surge, per la maggior parte delle volte è lineare, nel senso che si va da un punto da un punto A a un punto B perché è l’unica strada percorribile. Però, durante il tragitto, si apriranno innumerevoli scorciatoie che riporteranno il giocatore nella centrale operativa, dove il giocatore potrà trovare un po’ di pace, livellare il personaggio, depositare i propri materiali, fabbricare o potenziare attrezzatura. Queste scorciatoie alla lunga rendono il livello di una tale confusione, nonché poco credibili con tutti quei tunnel di manutenzione e ascensori che si avrà a che fare, che navigarci dentro risulta veramente difficile anche per i più esperti.
Non solo, ma quando finalmente si esce un po’ dai binari e bisogna fare un po’ di backtracking per trovare magari una porta da aprire perché nel frattempo abbiamo trovato il giusto attrezzo per sbloccarla, auguri. Ci sono state un paio di occasioni dove non avevamo letteralmente idea di dove bisognava andare, salvo poi trovare la giusta strada solo sfruttando la fortuna e tanta pazienza.
Crescere è importante
Parliamo di un’altra incertezza: il livellamento del personaggio. Di solito, negli RPG, quando si sale di livello ci si sente sia psicologicamente più forti, che effettivamente più efficaci. In The Surge, purtroppo, questa sensazione svanisce del tutto. Livellare vuol dire semplicemente aumentare l’energia nucleare della propria tuta, e questa energia si può paragonare al massimo peso dell’attrezzatura che si può installare contemporaneamente sull’esoscheletro. Tutto qui. Niente attributi da far salire, niente vita o stamina da aumentare. Per sopperire a questa mancanza, tuttavia, The Surge mette sul piatto gli impianti. Questi ultimi sono dei moduli da installare sul proprio esoscheletro, e ce ne sono di ogni tipologia: da quello che aumenta la vita massima, a quello che permette di iniettare le sostanze curative, passando a quello che permette di ottenere più energia per ogni colpo andato a segno, oppure permettere di vedere la vita dei nemici. Questi sono solo alcuni esempi, ma ce ne sono veramente tanti, e data la natura sci-fi del titolo, ovviamente non mancheranno gli stessi moduli ma con una versione diversa, che richiedono più energia nucleare per essere installati, ma che sono molto più efficaci di quelli di versione più bassa.
Il problema principale di questo sistema risiede nel numero massimo che se ne possono installare, ovvero 8, ma che all’inizio sono solo 4, e al livello 15 e ogni 10 successivi se ne potrà sbloccare un altro. E otto impianti che comprendono anche i medikit (ogni modulo medikit ha 3 iniezioni) sono, a conti fatti, veramente pochi.
Fortunatamente le cose diventano decisamente più interessanti quando si trova un esoscheletro migliorato che permette l’installazione di più moduli, ma non vogliamo dire di più, se non che si trova purtroppo praticamente alla fine del gioco. Ma almeno il gioco prevede anche il New Game+, seppure rimangano gli stessi identici problemi del New Game normale (anche con la barra della vita lunga mezzo schermo si viene buttati giù fin troppo facilmente).
Il New Game+ si sblocca una volta sconfitto l’ultimo boss, e infatti parleremo di questi nel prossimo paragrafo.
In The Surge ci sono 5 boss, un po’ pochi per questo genere di giochi, ma che a conti fatti anche loro soffrono degli stessi problemi dei nemici base, se non di più. Per fare un esempio, certi boss possono godere di certi momenti di invulnerabilità quando sono storditi e pronti per passare alla fase successiva, quando invece il giocatore, giustamente, penserebbe al contrario e poter sfruttare quei momenti per fare più danni possibili prima che si riprenda e ricominci a pestare come un fabbro, e questa è una pessima scelta di game design. Alla fine, i boss sembrano più un esercizio di pazienza e di fortuna, nella speranza che non si mettano a fare determinati attacchi che possono portare al game over all’istante. Esteticamente non sono malvagi, ma sicuramente poco ispirati, e sono ciò che ci si aspetterebbe, grossi e pericolosi robot (ad eccezione di un caso), e che donano la loro arma dopo sconfitti. Esiste anche una cosiddetta “hardcore kill” per ogni boss, e comprende tutta una serie specifica di azioni da fare per farle, e come ricompensa al giocatore viene elargita la stessa arma, ma in una versione decisamente più potente.
E per ultimo, parliamo della storia e ciò che la circonda: purtroppo, sebbene interessante agli inizi, è parsa poco chiara e confusionaria, ma chissà se riascoltando i numerosi nastri registrati che si trovano in giro per il mondo di gioco, non torni ad avere un senso più chiaro. I pochi NPC che si incontrano invece sembrano essere stati messi quasi forzatamente, non hanno alcun carisma né portano alcun beneficio in termini di narrazione, e a parte una missione che è risultata commovente, tutte le altre sono alquanto scialbe e inutili. Ma almeno danno un achievement se portate a termine!
Tecnicismi vari
Tecnicamente parlando, The Surge invece si difende bene. Graficamente non è male, ed è dotato di un buon sistema di illuminazione e di buone texture, ma sicuramente la parte più interessante è che si gioca bene. Nelle nostre 30 ore per completarli (ma un giocatore meno impedito ce ne metterebbe la metà) non abbiamo mai avuto un impuntamento nelle performance, e il gioco è sempre stato in grado di viaggiare sui 60fps, senza stuttering o gravi cali di ogni sorta. Menzione d’onore per la velocità di caricamento, che è particolarmente veloce anche su un hard disk meccanico, dell’ordine di una manciata di secondi (giusto il tempo di leggere il suggerimento nella schermata di caricamento).
Buona anche la stabilità in sé, e abbiamo registrato appena 2 crash nella penultima zona, ma fortunatamente, dato il costante autosalvataggio della propria posizione e dei propri possedimenti, non c’è stato alcun danno.
Conclusioni
The Surge è un titolo davvero interessante e con delle idee innovative, ma è purtroppo flagellato da una difficoltà eccessiva che fin troppo spesso appare scorretta nei confronti del videogiocatore, che ne mina la fruibilità e il godimento puramente ludico, mischiata assieme a un level design confusionario e poco credibile.
A termine di comparazione, se pensate che un titolo come Dark Souls sia frustrante, evitatelo, viceversa, se siete videogiocatori tenaci e avete bisogno di una sfida di questo tipo, The Surge potrebbe essere il titolo che cercate e che riuscirete ad apprezzare appieno.