The Girl and the Robot, titolo finanziato con successo con una campagna Kickstarter nel 2013 ha finalmente visto la luce ad agosto 2016. Esso narra le vicende di una bambina intrappolata in una torre magica, che viene liberata da uno strano vecchietto. Dopo aver trovato uno strano medaglione che le dà il potere di controllare un maestoso robot, il quale sopperisce alle sue debolezze, tra i due nasce un legame affettivo, e insieme cercheranno di fuggire dal regno e di sconfiggere la cattiva di turno.
Nisha e Claptrap alla riscossa… più o meno
Battute su Borderlands a parte, il gameplay di The Girl and the Robot è facile da riassumere: si tratta sostanzialmente di un puzzle game con elementi di combattimento in terza persona, in cui il giocatore può cambiare personaggio a piacimento con la semplice pressione di un tasto. Naturalmente, il tipo di cooperativa messa in atto da Flying Carpets Games è di tipo asimmetrico: mentre il Robot è in grado di uccidere i nemici con colpi di spada, arco e frecce (con cui può anche attivare specifici interruttori lontani), può anche spostare casse pesanti; la Bambina può invece arrivare in posti inaccessibili al suo grosso compagno, in quanto è in grado di saltare e di passare sotto stretti cunicoli. La differenza la si ha anche negli approcci con i nemici: il Robot è equipaggiato con tre pezzi di armatura, i quali gli forniscono protezione contro attacchi ripetuti dei nemici, rappresentati da robot malvagi (ad ogni serie di colpi incassati, è un pezzo di armatura che si toglie), ma per fortuna la Bambina è in grado di ripararli, e inutile dire che se si subiscono troppi danni il Robot muore e la partita finisce; la Bambina d’altro canto è completamente indifesa, e può contare solo sulle sue agili gambe per scappare, nascondersi in posti inaccessibili ai robot malvagi, e se dovesse essere troppo vicino a uno di questi, è Game Over istantaneo.
Tutto molto bello sulla carta, peccato che all’atto pratico si raccolgano un sacco di nodi al pettine. Troppi. Ma vediamoli con ordine.
Un Robot arrugginito…
Purtroppo The Girl and the Robot porta con sé troppi difetti, sia dal lato tecnico, che sul lato gameplay, e sono difetti tutt’altro che trascurabili.
Tralasciando la grafica, che sembra un gioco preso pesantemente da smartphone, ma per un titolo di questa portata ci può stare e quindi si può chiudere anche un occhio, ciò che fa storcere il naso è la realizzazione tecnica insufficiente. Non stiamo parlando di bug, né crash, che per fortuna non ne abbiamo trovati, ma proprio di carenze a livello tecnico. In primis i movimenti, legnosi e abbastanza scomodi. Camminare è veramente troppo lento e finirete per tenere premuto il tasto della corsa, ma non esiste la possibilità di fare uno strafe mentre si corre, ma bisogna affidarsi al mouse (o l’analogico) per ruotare la visuale. Di per sé non sarebbe un problema grave, ma lo diventa nel momento in cui correre ed evitare ostacoli diventa fondamentale per evitare game over, cosa che purtroppo in questo gioco accade, soprattutto quando si è inseguiti da robot malvagi. Ma questa certamente non è la cosa più grave.
Veniamo ai combattimenti, uno dei fulcri su cui il gioco si basa. Purtroppo sono anch’essi fatti non molto bene. Sebbene l’intelligenza artificiale che controlla i nemici in determinate circostanze sia funzionale, è il combattimento in sé che pecca di fluidità. Quando si inizia un attacco, non lo si può annullare, non ci si può muovere, e si è alla mercé del nemico se non lo si colpisce. Fortunatamente, con un po’ di pazienza e di pratica con le parate, si può sempre avere la meglio con i contrattacchi, che consistono nell’attaccare subito dopo che il nemico ha attaccato colpendo però lo scudo (il tempismo non c’entra), ma contro gruppi di nemici numerosi è davvero difficile avere la meglio, se non sfoggiando un tempismo e una precisione in apparenza fuori luogo per il tipo di gioco. Se il livello lo consente, la tattica del mordi e fuggi funziona: si attacca, ci si allontanarsi, si ripete finché non se ne esci vittoriosi, ma spesso, quando si è attaccati dei nemici, la zona in cui ci si trova viene chiusa da porte, costringendo il giocatore a combattere in uno spazio alquanto angusto e stretto. A volte invece capita di vedere un nemico lontano e di poterlo fare fuori in tutta sicurezza con l’arco senza che questo reagisca in alcun modo.
…e una bambina invecchiata male
Il più grande difetto di The Girl and the Robot è proprio il game design, pieno zeppo di lacune e difetti facilmente evitabili in sede di progettazione. Comincio a togliermi questo sassolino dalla scarpa: i tanti game over che ho fatto sono stati per la maggior parte gratuiti. Per certi tratti è sembrato un Trial and Error, fatto abbastanza male, anche perché i checkpoint, in determinate circostanze, sono davvero troppo lontani l’uno dall’altro.
Facciamo un esempio pratico: quando il Robot porta con sé la Bambina, non può né combattere, né tirare leve, per cui deve prima posarla a terra prima di fare le due azioni sopracitate. Per quanto concerne le leve, non è un gran problema, non c’è mai fretta per farlo, ma quando ci si ritrova davanti improvvisamente un robot malvagio perché piazzato proprio dietro a un angolo e magari con una porta che si chiude dietro di noi, lo diventa eccome, perché cercare di mettere giù la bambina, e uccidere il robot malvagio prima che la tocchi (e se lo fa è Game Over immediato), diventa quasi una impresa. Certo, la prossima volta la Bambina la si lascia indietro, ma questo genere di cose è evitabile, ed è abbastanza frustrante. Capita anche che certe volte, nei panni della Bambina, ci si ritrovi con un robot malvagio proprio dietro un angolo, e come conseguenza c’è il Game Over immediato.
Muovere un po’ di ingranaggi
Legnosità dei combattimenti e dei movimenti a parte, almeno come sono i puzzle che il gioco propone? Niente di speciale purtroppo, ce ne sono di diversi disseminati sul cammino ma sono tutti sul generico, non c’è niente di difficile, né di memorabile. Essi si basano fondamentalmente sullo scambio di ruoli tra i personaggi, la Bambina fa cose che il Robot non può fare per aiutarlo, e viceversa. Qualche puzzle ovviamente si salva, soprattutto quelli che prevedono l’esplorazione dei livelli con i personaggi separati, mostrando in molti frangenti un level design ispirato, gradevole e complesso al punto giusto. Ma purtroppo, ci sono anche puzzle mal concepiti, che sembrano fatti apposta per innervosire gli utenti perché la pena per un piccolo errore è la morte.
Sul fronte della longevità, il titolo mi è durato tre ore, con un finale che lascia purtroppo l’amaro in bocca, ma non raccontiamo nulla in proposito, se non il fatto che durante tutto il cammino, la storia è narrata tramite flashback in un paio di occasioni, niente frasi o dialoghi, solo cutscene a libera interpretazione del giocatore. Che purtroppo non portano da nessuna parte, in quanto alla fine non spiegano nulla. Stessa cosa per il legame tra i due protagonisti col giocatore, che avrebbe dovuto essere un pilastro portante del titolo, invece non viene costruito alcunché di tangibile o memorabile. Duole dirlo, ma il Companion Cube di Portal ha fatto molto di più.
Altre incertezze…
Oltre ai problemi sopra citati, ci sono anche problemi nella configurazione: è impossibile cambiare i tasti del mouse. O tenete quelli che ci sono di base o niente. Il mouse per qualche ragione non viene riconosciuto durante l’assegnamento dei tasti. E se cambiate disgraziatamente uno dei tasti assegnati al mouse con uno della tastiera, avete fatto la frittata, in quanto non si possono nemmeno rimettere le impostazioni di default (almeno, io non ho trovato il modo). Ma, cosa capitata personalmente, se usate una tastiera, fate attenzione, perché il gioco all’avvio vi impedirà di accedere al menu principale se cercate di premere “start” con essa quando avviate il gioco. Dovete avviare il gioco in modalità finestra (fortunatamente i programmi per rendere il gioco borderless funzionano, ma rimane in sovraimpressione il cursore del mouse). E quando chiudete il gioco, se volete rigiocarci dovete aver riavviato il pc. Insomma, usate un pad che è meglio.
E dulcis in fondo, il titolo soffre anche di qualche calo di frame in situazioni in apparenza casuali, e vista la qualità grafica, per quanto alla fine siano ininfluenti, fa storcere il naso.
Conclusioni
È difficile non rimanere delusi da un titolo del genere. Ho voluto sperare che sotto una veste grafica e tecnica così povera ci fosse un puzzle game capace di incollare ed emozionare il giocatore, in fondo pure un capolavoro come Portal partiva da un titolo tecnicamente povero ma colmo di idee geniali come Narbacular Drop, ma purtroppo è stata una vana speranza, in quanto i puzzle proposti in The Girl and the Robot non sono niente di che, e anzi, alcuni sono frustranti in quanto sbagliare equivale a morire; la trama e il legame tra i due protagonisti e il giocatore sono praticamente inesistenti; i combattimenti che ci si troverà ad affrontare sono quasi imbarazzanti in quanto richiedono una precisione e un tempismo in apparenza fuori contesto, ciononostante risultano essere alquanto legnosi; e per finire troppo spesso risulta essere frustrante e ingiusto. Certamente si tratta di un esperimento coraggioso, e speriamo che l’autore possa migliorarsi con titoli successivi, perché sulla carta le buone idee ci sono, ma così com’è è difficile consigliare questo titolo, anche al prezzo a cui è venduto.