Shenmue 1 e 2 HD – Recensione come gira

A quasi 20 anni di distanza dal suo debutto su SEGA Dreamcast, Shenmue 1 e 2 ritornano in una tanto attesa raccolta in HD.
Dopo la roboante presentazione in pompa magna del terzo capitolo della serie, in molti si sono chiesti se SEGA avrebbe mai riproposto i primi due indimenticabili capitoli per i sistemi odierni. La motivazione dietro tanta attesa è che sicuramente Shenmue può essere considerato un vero capolavoro del passato iniziatore e apripista di una serie di meccaniche oggi giorno diffusissime, prime tra tutte i Quick Time Event.

La salvezza dall’oblio

Nonostante Shenmue sia una saga ai più sconosciuta, complice lo sfortunato debutto su di una console, il SEGA Dreamcast di non certo successo, questa riproposizione in alta definizione ha l’innegabile pregio di preservare l’opera magna di Yu Suzuki dall’oblio dell’obsolescenza. L’importanza di questa opera di conservazione è presto spiegata, in quanto Shenmue è un gioco che merita di essere giocato, di essere capito e di essere apprezzato per la sua, all’epoca, genuina intenzione di offrire al giocatore un’esperienza che andasse al di là della semplice interazione uomo macchina. Se si dovesse scegliere una parola per identificare la saga di Shenmue, quella parola è sicuramente immersione. Infatti in entrambi i capitoli il giocatore è chiamato costantemente all’interazione con il mondo di gioco, ad esempio per raggiungere un determinato luogo dovremo affidarci completamente al nostro intuito di osservatori, che come nella vita reale si affidano alle indicazioni dei passanti o agli elementi che popolano lo scenario.
Dimenticatevi dunque mini mappe, segnali a schermo che vi conducano asetticamente alla meta, in Shenmue per chi vorrà scoprirlo, sarà un piacere passeggiare per le mappe di gioco, dedicarsi a lavoretti o perché no perdere del semplice tempo e una manciata di denari dietro i distributori ogni presenti nelle città giapponesi.

Il peso del tempo e la gioia della (Ri)scoperta

La storia di Shenmue sicuramente non è tra la più ispirate che il panorama videoludico abbia mai offerto. Tuttavia pur partendo dall’abusatissimo cliché della vendetta, Yu Suzuki riuscì ad imbastire una storia indimenticabile ricolma di personaggi colorati di emozioni e che trasudano molti dei valori cari e tipici della società giapponese, come il rigore e la gentilezza. Una storia che anche nel 2018 risulta pienamente godibile e che saprà far emozionare anche coloro che hanno solo sentito parlare di questo saga leggendaria.

Sfortunatamente se da una parte il comparto narrativo supera egregiamente il peso di quasi due decadi, lo stesso non può dirsi del comparto grafico e del gameplay, con particolare rifermento al sistema di controllo ormai datato ed eccessivamente rigido per gli standard odierni. Certo resuscitare un gioco che ha quasi 20 anni non è certo un’impresa da poco, soprattutto se l’intento è quello di preservare l’aspetto originale, tuttavia è più che lecito porsi la domanda sul perché non si sia scelta la strada del remake (considerando l’eccellente lavoro uscito con una produzione simile e stesso all’interno della SEGA, ovviamente parliamo dei due remake di Yakuza Kiwami NDR) a favore della semplice remasterizzazione che si porta dietro una serie di problemi tecnici non indifferenti. Molti infatti potrebbero non digerire i filmati in 4:3, frame rate necessariamente bloccato a 30fps (In Shenmue non è stato possibile aumentare il frame rate o sbloccarlo per via di alcune meccaniche di gioco, come quella dell’orologio di gioco che regola il ciclo giorno notte NDR)  e una qualità grafica generale ancorata saldamente agli standard di 20 anni fa. Certo alcune migliorie ci sono come lo skybox, ma di certo le texure a bassissima risoluzione la fanno da padrona. Infine un consiglio travestito da critica, state lontani dal doppiaggio in inglese. L’inedita possibilità di poter scegliere tra il doppiaggio inglese e giapponese porta a noi occidentali un inaspettato vantaggio. Infatti per non si sa quale motivo la traccia audio in inglese nel primo capitolo presenta una compressione eccessiva rovinando in parte quella che è l’immersione.

Dunque per tirare le somme Shenmue è sicuramente un prodotto particolare, un gioco che se nel 1999 era di nicchia, oggi lo risulta ancora di più. Tuttavia è una  saga che ancora oggi vale la pena scoprire e giocare soprattutto per quei giocatori che non hanno paura di limitazioni tecniche eccessive ma che al contrario vogliono fare proprio un pezzo importante della  storia video ludica. Dare un voto complessivo è sicuramente un impresa ardua soprattutto viste le discrepanze così evidenti tra la qualità della rimasterizzazione e la qualità del gioco in quanto tale, per cui per la prima volta assegnare un voto doppio alla recensione ci pare quantomeno appropriato.

Una sufficienza che a tratti sa tanto di compitino va a tutto ciò che riguarda la parte tecnica che si becca un 6, mentre un eccellente 8.5 va al gioco che a 20 anni di distanza riesce ancora a far emozionare senza soluzione di continuità!

4.5/5 - (2 votes)

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