Final Fantasy è una serie ormai decennale che nel corso degli anni ha saputo scolpire nell’immaginario dei giocatori un’immagine ben precisa legata al genere ruolistico in salsa giapponese. Tuttavia nonostante la saga allo stato attuale possa vantare ben 15 capitoli principali più diversi spin-off, non tutti questi sono stati apprezzati alla stessa maniera. Final Fantasy 12 è sicuramente uno dei capitoli numerati della saga che più ha diviso i fan. Nel lontano 2006, anno della sua uscita, Final Fantasy 12 non riuscì a fare breccia nei cuori degli affezionati della saga forse per una serie di idee all’epoca fin troppo avveniristiche rispetto ai canoni del genere, o forse per quella trama assai più matura e politica di quelle a cui i vari Final Fantasy ci avevano abituato. Fatto sta che il gioco non fu un successo di vendite come ci si sarebbe aspettato. Oggi Square Enix ci riprova ad immetterlo sul mercato in una versione rimasterizzata in alta definizione e riveduta e corretta chiamata The Zodiac Age.

Intrighi a corte

La storia di Final Fantasy 12 inizia con un’introduzione piuttosto turbolenta che vede il continente di Ivalice preda delle mire espansionistiche di una delle due super potenze del gioco, l’impero di Arcadia. A pagare le spese di questa rovinosa guerra è il piccolo regno di Dalmasca, che dopo una flebile difesa, cade difronte alla manifesta superiorità bellica dell’impero di Arcadia. Seguirà poi la proposta di un armistizio da parte dall’impero di Arcadia, che tuttavia si rivelerà un mero inganno per imporre una sconfitta ancora più pesante alla già prostrata Dalmasca. Da qui parte la nostra avventura in compagnia del giovane Vaan che lo porteranno insieme agli altri comprimari ad affrontare un viaggio per riottenere la libertà di Dalmasca, il tutto tra intrighi di palazzo e giochi di potere che contribuiscono a rendere la trama di Final Fantasy 12 una tra le più apprezzabili della serie. Come è lecito aspettarsi da un JRPG come Final Fantasy 12, la longevità è uno dei punti forti dell’offerta che tra trama principale e attività secondarie è pronta a regalarvi un esorbitante quantità di ore di divertimento.

Il fascinoo dell’MMO

Come già accennato in apertura di recensione, Final Fantasy 12 rappresenta un vero e proprio punto di rottura con i capitoli precedenti della serie. Tra le modifiche immediatamente avvertibili in questo dodicesimo capitolo è la mancanza di un combat system a turni. infatti in Final Fantasy 12 fu introdotto per la prima volta un sistema di combattimento che rassomiglia molto a quello di moltissimi MMO. L’Active Dimension Battle, è questo il nome del nuovo sistema di combattimento, propone un ottimo ibrido tra il classico sistema a turni e combattimento in tempo reale. Con questa nuova meccanica il giocatore non solo potrà muovere il personaggio in maniera libera durante tutta la durata dello scontro, ma similmente ad un MMO potrà attaccare qualsiasi nemico a schermo in piena continuità con l’esplorazione della mappa poiché per l’occasione vengono abbandonati i classici scontri casuali. Siccome Final Fantasy 12 a differenza di un classico MMO prevede la presenza di più personaggi manovrati dal singolo giocatore, gli sviluppatori hanno ovviato a questa problematica della gestione del party in battaglia con un sistema di automatizzazione finemente caratterizzato. Il Gambit System permetterà dunque al giocatore di creare fino a dodici schemi comportamentali per personaggio, che potranno essere minuziusamente personalizzati per adattarsi a qualsiasi situazione. Ma non finisce qui poiché tra gli elementi riveduti e corretti di questa rimasterizzazione c’è il sistema di Licenze. Infatti nella prima versione del gioco era presente questa enorme scacchiera che tramite la spesa di specifici punti abilità, permetteva di sbloccare nuove abilità ed appunto le licenze per indossare i vari equipaggiamenti presenti nel gioco. Il difetto di questo sistema risiedeva nel fatto che tutti i personaggi ad un certo punto dell’avventura potevano raggiungere uno stato di sviluppo tale da essere indistinguibili l’uno dall’altro. Oggi grazie a Final Fantasy 12: The Zodiac Age questo problema è stato risolto. Infatti in questa riproposizione è stata aggiunta la meccanica che dona il nome al gioco, ovvero il Zodiac Job System. Questa nuova soluzione propone al giocatore ben dodici scacchiere differenti, una per ogni classe, le quali potranno essere assegnate in maniera irreversibile e per un massimo di due scacchiere ad ogni componente del gruppo. Il nuovo Job Sysytem pur eliminando quella componente di eclettismo contribuisce in maniera ingegnosa alla specializzazione di ogni membro del party aumentando di conseguenza anche i processi di pianificazione e le strategie di battaglia. Tra le piacevoli aggiunte di secondo piano troviamo una serie di piccoli accorgimenti che impreziosiscono ancor di più il pacchetto. Tra queste ci sono un’utile speed mode, che come suggerisce il nome permette di raddoppiare la velocità con cui si effettuano gli spostamenti e i combattimenti, utile soprattutto per snellire quelle lunghe fasi di grinding che oggi potrebbero essere poco digeribili al grande pubblico. Per gli amanti del New Game Plus invece fanno il capolinea ben due nuove modalità. La prima denominata Strong Mode permette al giocare di iniziare il gioco con tutti gli elementi del party già al livello 90, la seconda denominata invece Weak Mode, permette invece di iniziare una partita nella quale i personaggi non otterranno nessun punto esperienza alla fine delle battaglie.

Remastered a metà

Se il gameplay è la parte meglio riuscita di Final Fantasy 12: The Zodiac Age, il tallone d’Achille della produzione è rappresentato dal comparto tecnico. Come già riscontrato nella versione Playstation 4, il gioco non brilla per il suo aspetto visivo, complice un comparto grafico appesantito dal peso degli anni. Final Fantasy 12 presenta delle texture che seppur raffinate rispetto alla sua controparte Playstation 2, non spiccano di certo per la loro bellezza. Stessa cosa vale per i modelli poligonali dei personaggi poco dettagliati e che spesso e volentieri cozzano con l’estetica delle ambientazioni. Infine, rispetto alla versione Playstation 4 su PC è possibile attivare una serie di filtri aggiuntivi come l’occlusione ambientale, anti-aliasing, etc. Inoltre è possibile sbloccare il frame rate portandolo ad un massimo di 60fps. Nonostante queste possibilità di personalizzazione aggiuntive, il risultato finale si discosta ben poco dalla sopracitata versione console del gioco.

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