Thief - Recensione 5

 

Thief, titolo dallo sviluppo molto travagliato, questo reboot che ci cala nei panni del ladro supremo ha fatto molto parlare di se in passato, facendo perdere le sue tracce per più di una volta. A distanza di anni i ragazzi di Eidos Montreal sono finalmente riusciti nell’impresa creando una forte atmosfera densa di speranze e aspettative attorno a questo titolo, dettata in parte dall’ottimo lavoro che sono riusciti a creare con Deus Ex, in pochi si sarebbero aspettati che la software house riuscisse nell’impresa di mantenere alto un nome importante come quello, ma con Human Revolution il team dimostrò tutto il proprio talento, conquistando l’approvazione e le lodi di un grande numero di fan della saga.

Vale la pena posare lo sguardo, anche solo per un attimo, su ciò che ha preceduto questo quarto capitolo. Thief, nome della saga che molti non hanno problemi a definire il progenitore degli stealth game e perla di rara bellezza per tutti gli amanti del suddetto genere, questo ci fa capire quanta pressione abbia dovuto subire il team di Eidos Montreal durante lo sviluppo, continuare la serie con le stesse meccaniche concentrate interamente sullo stealth per riuscire nelle nostre imprese, oppure rendere il tutto un po’ più dinamico in stile Dishonored?

Scopriamolo insieme.

Ciò che è tuo, È mio
Ciò che è tuo, È mio

 

Thief quarto capitolo della serie e primo reboot di essa, mantiene come protagonista il ladro supremo Garret, presente nei precedenti capitoli. Iniziato il gioco ci troveremo subito in azione, nel bel mezzo di una missione, la quale ci farà da tutorial per insegnarci i fondamentali del gioco e dovremmo cooperare, o forse sarebbe più appropriato dire competere, con Erin, una giovane ladra molto talentuosa ma allo stesso tempo altrettanto ingenua agli occhi di Garret.

Fin dai primi momenti di gioco che condivideremo con Erin, scrutando anche solo superficialmente la città, il paragone con il già citato Dishonored verrà naturale a molti, il gioco infatti si svolge in una città che fonde ambientazioni da 1800 con contesti fantasy e steampunk. Proprio questo periodo storico, il 1800, potrebbe fare da ispirazione per i fatti narrati, ci troveremo infatti a dover impersonare il ladro supremo e spostarci furtivamente attraverso una città che a ogni capitolo terminato muta. Passeremo da un opprimente potere del nobile Barone che tramite le sue guardie strazia e sfrutta il popolo, ad una rivoluzione del popolo degna della più celebre rivoluzione francese. La storia inizialmente sembrerà non interessare direttamente il nostro protagonista, al punto da dare nelle prime ore di gioco l’impressione che noi esistiamo soltanto per sfruttare questa situazione a nostro vantaggio per rubare quante più cose possiamo durante il caos generato. Impressione che non ci metterà molto a svanire, alla luce di molti avvenimenti che ci interesseranno direttamente potremo finalmente vedere affiorare piano piano la vera storia sulla quale si basa questo titolo, e tenete a mente le parole di un’altra nostra amica, la regina dei mendicanti, che non ci metteremo tanto a conoscere.

“L’ombra, a volte, nasconde cose peggiori di te”.

La trama è buona ma nulla di più, personalmente ci ha si attirato, ma non ci ha trasmesso quella irrefrenabile sensazione di voler proseguire i capitoli a tutti i costi per scoprire come si evolvono determinati fatti. Non per questo è da cestinare, anzi, è stato fatto, come abbiamo già scritto, un buon lavoro, considerando che Thief ha ancora molto da offrirci.

 Erin mostra a Garret tutto il suo apprezzamento per i suoi consigli
Erin mostra a Garret tutto il suo apprezzamento per i suoi consigli

 

Abbandonando l’anima del gioco per inoltrarci più nello specifico nell’aspetto tecnico del gioco, scordatevi ambientazioni studiate appositamente per crearvi infinite vie e completamente scalabili come Assassin’s Creed. Non ci metterete troppo a scontrarvi con questa realtà, Thief è un titolo che sotto questo punto di vista ci limita moltissimo, non potremo far fare a Garret ogni singola azione che vogliamo, e il non poter controllare come vogliamo e riteniamo più opportuno il nostro personaggio annulla buona parte della magia che si viene a creare in ogni titolo in prima persona.

Garret non potrà saltare liberamente quando vogliamo e si arrampicherà soltanto in punti prestabiliti, tutto questo fa si che ci siano veramente poche via disponibili per il raggiungimento dell’obbiettivo. La città nella quale si svolgeranno le vicende di gioco non è certamente piccola, ci sono innumerevoli vie da percorrere, il problema principale è che nella stragrande maggioranza dei casi queste strade portano semplicemente a vicoli ciechi, utili soltanto per scovare qualche luccicante tesoro e per fare irruzione in case di ignari proprietari con il solo intento di “prendere in prestito” i loro averi più preziosi. Tutte queste caratteristiche fuse insieme ci fanno tornare al discorso inizialmente avviato, ovvero il non totale controllo del nostro personaggio, non potremo mettere in gioco le nostre reali capacità di ladro escogitando vie di fuga personalizzate o passaggi alternativi che noi riteniamo migliori, ma ci troveremo a dover seguire per la maggior parte delle volte due strade, quella di usufruire solo l’ambiente che ci è stato concesso di sfruttare per aggirare le guardie e i nemici, oppure affrontare direttamente gli ostacoli che ci si pongono davanti a colpi di manganello, soluzione che porta quasi sempre alla morte del personaggio e soprattutto alla morte certa del titolo. Escludendo il fatto di aver costantemente la sensazione di percorrere strade già predefinite in passato, l’esperienza di gioco rimane molto buona anche grazie ad un appagante comparto tecnico. Luci, texture e dettagli offrono veramente un notevole spettacolo per gli occhi soprattutto per chi ha la possibilità di usufruire dei molti filtri messi a disposizione. Se possiamo soltanto parlar bene dei volti dei personaggi principali, così non è per quanto riguarda le guardie e gli abitanti della città, i quali sembrano avere in comune lo stesso identico viso. Le musiche durante il gioco svolgono egregiamente il loro lavoro, essendo in grado di trasmettere al giocatore le sensazioni che Garret probabilmente prova in quel preciso momento, se ad esempio ci troviamo in un luogo oscuro e sinistro potremo ascoltare una musica che ci farà veramente stare con i nervi a fior di pelle.

L’ombra è senza dubbio l’arma più letale a disposizione di Garret, capace di potersi spostare attraverso di essa senza destare il minimo sospetto, eppure non sarete totalmente al sicuro nemmeno nell’angolo più oscuro del gioco, questo perché le guardie non sono incementate a terra, ma al contrario effettueranno ronde di perlustrazione e rimanere per troppo tempo dentro il loro raggio visivo porterà la guardia ad allarmarsi e venire a controllare nella vostra posizione. È proprio per questo che dovremo attivare il nostro cervello per riuscire con tutti i mezzi e gadget a nostra disposizione, dei quali parleremo tra poco, e cercare di farsi avanti attraverso i vari capitoli cercando di dare nell’occhio il meno possibile.

Come vi abbiamo promesso qualche riga fa, Thief ha molto da offrirvi e il gioco non è tutta trama e storyline, infatti ci saranno un numero enormemente elevato di collezionabili e tesori da scoprire sparsi per i vari angoli della città e scenari delle missioni, molti dei quali veramente ben nascosti. Questa è veramente una chicca per tutti quei giocatori che fanno del collezionismo di oggetti uno dei loro passatempi preferiti. Altro elemento che ci è piaciuto veramente tanto è la dimora di Garret, a primo impatto e a inizio del gioco può sembrare una vera a propria topaia, ma c’è un angolo che fin da subito catturerà l’attenzione di molti giocatori. Si tratta della stanza dei trofei, dove Garret esporrà tutta la sua refurtiva ritenuta da lui più interessante e di valore.

È ora di abbellire un po' la nostra dimora
È ora di abbellire un po’ la nostra dimora

 

Mentre passiamo per la città nell’intento di arrivare al punto di inizio missione è quantomeno doveroso spendere qualche minuto per osservare il notevole spettacolo che certe aree della città hanno da offrirci. Il raggiungimento di alcuni vicoli ciechi a volte sembra non portare a nulla, ma alzando un po’ lo sguardo possiamo notare a volte degli scenari veramente belli, con un effetto della luce veramente ben realizzato che fa da contorno alla visuale.

Attenzione però a non distrarsi troppo, perché le guardie non lo faranno e farsi scoprire potrebbe rivelarsi fatale soprattutto nelle ore finali di gioco, dove anche una sola guardia potrà facilmente mettervi fuori combattimento. Parlando del sistema di combattimento non c’è molto da dire, avremmo due possibilità scappare o combattere, la seconda si può tradurre con la pressione ripetuta in sequenza dei tasti R e V, rispettivamente attacco e schivata, nessuna emozione riesce a permeare nei momenti di combattimento quando saremo scoperti, tranne un po’ di noia e frustrazione quando attireremo l’attenzione di più di una guardia visto che le cose si metteranno notevolmente male vista la scarsa potenza del manganello da noi utilizzato. Ecco perché scappare, o meglio ancora non farsi individuare sono la scelta migliore per affrontare questo gioco. Gli strumenti a nostra disposizione per poter aggirare indisturbati qualsiasi punto della città sono numerosi e si possono riassumere quasi tutti con una parola: Frecce. L’arco infatti sarà l’arma con la quale potremmo superare indisturbati qualsiasi sessione di gioco. Le sue frecce sono numerose e tutte hanno un’utilità, motivo per cui partire per una missione senza un’apposita scorta di esse porterà molto probabilmente a molti problemi nel superarla. La freccia più utile e che userete in quantità industriali sarà quella con una piccola boccetta piena d’acqua al posto della punta, che basterà a spegnere le torce sparse lungo lo scenario di gioco in modo da far calare l’ombra nei punti che vogliamo. Le altre frecce sono altrettanto utili ma ne faremo un uso molto più limitato, come la “freccia rampino” che si attaccherà solamente a determinate assi e farà calare una corda con la quale possiamo raggiungere aree più elevate, non mancheranno inoltre le classiche frecce con punta affilata come rasoi da usare come metodo estremo per eliminare un nemico dalla distanza senza farsi scoprire. Se invece ci sentiamo più caritatevoli possiamo cercare di avvicinarci di soppiatto alle spalle del malcapitato e colpirlo con il manganello in testa in modo da fargli perdere i sensi.

Alcuni angoli nascondo delle visuali davvero suggestive
Alcuni angoli nascondo delle visuali davvero suggestive

 

Durante l’avanzamento del gioco il nostro ladro non rimarrà invariato, ma potrà tramite dei punti assegnabili potenziare la sua abilità speciale, la concentrazione. Quest’abilità attivabile col tasto F permette a Garret di avere una visione amplificata del mondo che lo circonda, facendo apparire evidenziati gli oggetti con i quali può interagire e i nemici, che assumeranno un colore diverso a seconda dello stato d’allerta che avranno. I potenziamenti legati a quest’abilità spaziano dal riuscire a stordire guardie con un solo colpo ben assestato quando saremo scoperti al riuscire a rubare più oggetti contemporaneamente dai corpi ignari delle persone, ovviamente per questi power up abbiamo bisogno di tenere attiva la concentrazione.

Thief è senza dubbio un buon titolo, ma non convince in alcuni punti e a rincarare la dose si aggiunge all’appello qualche elemento alquanto fastidioso. Non abbiamo riscontrato bug macroscopici ma alcuni un po’ fastidiosi come l’incastrarsi delle guardie tra un muro e una cassa e un altro molto divertente che fa girare come un vero e proprio tornado i personaggi, nel nostro caso è bastato effettuare uno screenshot per far si che il poveretto cessasse il suo moto rotatorio a velocità estreme.

Altro aspetto che farà sicuramente storcere il naso a molti sono dialoghi degli npc, essi sono afflitti da molti difetti, in primis quello della varietà. In tutta l’esperienza di gioco avremmo sentito ripetere le stesse cinque frasi da una quantità infinita di personaggi, come se non bastasse a volte due personaggi che conversano tra loro finiscono per avere a disposizione lo stesso dialogo e quindi assisteremo a una conversazione a pappagallo sbalzata di qualche secondo.

Uno dei problemi più grandi che il gioco in lingua italiana offre è la sincronia labiale che rasenta il ridicolo, assisteremo molte volte a labbra che si muovono ma non emettono nessun suono e labbra sigillate che parlano.

Uno degli ultimi problemi che secondo noi affliggono questo titolo è sicuramente l’intelligenza artificiale delle guardie, per dirne una possono passare da uno stato di puro allarme a uno di totale tranquillità nel giro di 2 secondi pur essendoci il cadavere di un loro compagno esattamente sotto i loro piedi, un po’ come succede in Skyrim quando un nemico esclama “Me lo sarò immaginato” avendo una freccia conficcata nel cranio.

In conclusione Thief ricalca molto le orme dei suoi precedenti capitoli e lo fa capire in molte occasioni, nonostante alcune pecche e lacune riesce a difendersi egregiamente ed offrire un’esperienza di gioco che spazia dalle 12 di ore per finire la storia, alle 20 se si è accaniti cercatori di tesori. Inoltre il gioco offre opzioni molto interessanti a chi si sente veramente il successore di Garret, tramite il menù prepartita è possibile avviare una partita con i parametri impostati direttamente da noi, potendo così eliminare l’aiuto della concentrazione e far si che avvenga il game over istantaneo della partita se verremmo identificati.

Commento Finale

8

Un titolo che continua la tradizione puramente stealth dei suoi predecessori, seppur con qualche piccola pecca riesce a stupire e coinvolgere

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