Riot Games, software house famosa per League of Legends e Valorant, ha deciso che pagherà 100 milioni di dollari per la causa intentata tramite class action dalla California per la discriminazione di genere. 20 milioni di dollari sono per le spese legali, mentre i restanti 80 milioni andranno nelle tasche dei membri della class action.
La causa iniziò nel 2019 a seguito di una rivelazione da parte di Kotaku che evidenziò la presenza di una “cultura sessista” all’interno di Riot Games. La causa originariamente avrebbe dovuto chiudersi nel 2019 con Riot che avrebbe dovuto pagare 10 milioni di dollari, ma il Department of Fair Employment and Housing (DFEH) della California ha bloccato l’accordo sostenendo che le vittime collettivamente avrebbero avuto diritto a ottenere 400 milioni di dollari di risarcimento. Entrambi le parti hanno poi accettato di patteggiare fino a raggiungere i 100 milioni di dollari, e nei prossimi giorni un giudice dovrà approvare la cifra.
I membri della class action idonei per ricevere un risarcimento sono approssimativamente 1065 impiegate e 1300 lavoratrici a contratto sin dal 2014. Coloro che hanno lavorato più a lungo per Riot avranno diritto a un risarcimento maggiore. Riot inoltre dovrà riformare il luogo di lavoro, consentire a terze parti di analizzare la struttura delle paghe e le pratiche di assunzione e di promozione, e permettere un monitoraggio indipendente riguardo alle molestie e ritorsioni sessuali avvenute negli uffici Riot della California.
Il direttore della DFEH, Kevin Kish, ha affermato che l’esito di questa causa servirà a mandare il messaggio che tutte le industrie della California dovranno provvedere a proporre paghe e condizioni di lavoro uguali per tutti e liberi da tutte le forme di discriminazione e di molestie.
Tuttavia, questa causa non copre la denuncia fatta nei riguardi del CEO di Riot, Nicolo Laurent, da parte del suo ex assistente esecutivo sempre per molestie sessuali.
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