Unravel Two è il seguito che nessuno si aspettava. Totalmente rimasto nascosto al pubblico fino al giorno della sua uscita, che coincideva con il suo annuncio fatto durante la conferenza EA all’E3 2018, Unravel Two promette di riproporre la magia che caratterizzava il primo Unravel, grazie al suo protagonista Yarny, un simpatico pupazzetto di lana, unito a un gameplay incentrato sulla cooperazione tra due giocatori, promettendo quindi di rivoluzionare il gameplay mantenendone al contempo intatta la sua essenza.
Vediamo cosa è saltato fuori.
L’amicizia che unisce
Innanzitutto, togliamo subito qualche dubbio: è possibile giocare a Unravel Two anche da soli, ma se volete giocare con i vostri amici, dovrete assicurarvi che vengano a casa vostra. Purtroppo, Unravel Two è giocabile solamente su una sola postazione sfruttando due gamepad (o una tastiera e un gamepad), in quanto manca totalmente la cooperativa online.
Fatte queste dovute premesse, andiamo quindi ad analizzare il titolo.
Naufragato durante una burrascosa attraversata in mare, Yarny finisce sulle più tranquille rive della terraferma, dove incontra il suo gemello, ma di colore blu (in verità il colore, così come vari elementi estetici del corpo, sono personalizzabili), a cui si legherà letteralmente insieme per diventare dunque fin da subito il compagno che lo accompagnerà per il resto dell’avventura.
Il gameplay risulta essere simile a quello del predecessore, con la peculiarità di poter sfruttare il filo di cui sono composti i protagonisti a proprio vantaggio, come potersi dondolare, fare nodi su bordi specifici per creare rampe o trampolini improvvisati, con la differenza che in diversi passaggi il level design prevede la cooperazione tra i due pupazzetti. Chiaramente, se giocate assieme a qualcuno, ciascun giocatore prenderà comando di uno dei due pupazzetti, mentre nel caso optiate per giocare da soli, si potrà prendere il controllo di un pupazzo alla volta premendo un tasto apposito – e tenendo premuto questo tasto quando i due protagonisti sono vicini tra di loro, uno di loro salterà in groppa all’altro, in modo da muoversi simultaneamente.
Inizialmente il sistema di controllo non risulta essere molto intuitivo, ma perlomeno prevede pochi tasti e dunque basta qualche minuto per prendere confidenza con esso.
Il modo con cui i due pupazzetti collaboreranno invero è abbastanza semplice: la forma più elementare è quella dove un giocatore rimane fisso su una sporgenza e l’altro si fa calare e dunque dondolare per raggiungere luoghi altrimenti inaccessibili. Il resto del lavoro lo svolge il level design, che offre opportunità dove i due giocatori dovranno svolgere compiti diversi per poter proseguire, e sono proprio questi momenti dove il titolo dà il meglio di sé se giocato in compagnia.
A spasso per i Boschi
Sebbene il gioco si muova su un piano a due dimensioni, l’ambientazione grafica è totalmente in 3D, e uno dei pregi maggiori del primo Unravel era la cura con cui erano stati appunto creati i livelli dal punto di vista scenografico. Siamo lieti di dire che tale cura sia stata riproposta anche in questo seguito, soprattutto nei livelli ambientati in luoghi naturali come boschetti, laghetti, foreste, e via dicendo, anche se ovviamente non mancheranno capatine in luoghi costruiti dall’uomo, che per quanto siano stati ben realizzati impallidiscono di fronte alla bellezza che possono offrire paesaggi naturali. Forse ricorderete anche la bassa difficoltà che caratterizzava il primo capitolo, e anche nel sequel questa tendenza è stata mantenuta, tant’è che la difficoltà in generale dei livelli della campagna è bassina. Da questo punto di vista si salvano giusto gli ultimi livelli, caratterizzati da una difficoltà leggermente più alta, ma non per questo diventano insormontabili. Diciamocelo, sono veramente pochi i momenti dove si può esultare effettivamente per aver risolto un puzzle o una situazione davvero spinosa. Viceversa, paradossalmente ci sono alcuni attimi dove il gioco risulta frustrante, non tanto per la difficoltà intrinseca in sé, quanto per la facilità con cui si muore per un qualche ostacolo (le braci vaganti) che fino a un secondo prima era quasi invisibile. L’unico modo per evitarli quindi è o avere riflessi fulminei oppure ricordarselo e cercare di non cascare più nella trappola. Fortunatamente, i checkpoint sono parecchi, e mai costringono i giocatori a ripetere una sezione precedente in caso di morte.
Fortunatamente, a compensare la bassa difficoltà che caratterizza la campagna, ci pensano vari fattori. Uno di questi sono i numerosi livelli opzionali di sfide, brevi quadri con al loro interno puzzle complessi o percorsi tortuosi ricchi di ostacoli mortali che daranno del filo da torcere anche al giocatore più scafato. Per risolvere questi quadri occorre pazienza e tenacia, ed effettivamente in questi momenti la coop dà il meglio di sé, facendo fede al motto che due teste sono meglio di una. Poi ci sono anche gli immancabili collezionabili contenuti nei livelli standard, ben nascosti e difficili da prendere, così come la possibilità di guadagnare medaglie in base al tempo tenuto e se si è morti o meno. Insomma, anche se i livelli standard non saranno granché in termini di sfida videoludica, il contorno invece è particolarmente ricco. Per completare la sola campagna, servono all’incirca 4 ore, ma se volete davvero spolpare il titolo con tutti gli extra, si può raggiungere anche una cifra più che doppia.
Fantasmi del passato
Dal punto di vista tecnico in verità c’è poco da riferire. Il gioco non vuole certo essere un banco di prova per la propria configurazione, tant’è che le impostazioni grafiche sono pressoché inesistenti, tant’è che effettivamente si possono solo modificare la qualità delle ombre e del post-processing, e abilitare o meno il V-sync. Il frame rate si aggira, a seconda delle ambientazioni, intorno tra gli 80 e i 120fps a 1080p su una macchina dotata di una GTX980, 16GB di RAM e un processore i5-4690K @ 3.50GHz, per cui i 60fps sono praticamente sempre garantiti.
Parlando di stabilità, durante la nostra esperienza con la campagna il gioco è crashato una volta sola, classico crash che non ci si aspetta per un gioco di questo calibro, ma siamo quasi certi che si tratti di un caso isolato, in ogni caso non dubitiamo che anche se non lo fosse possa venire sistemato a dovere.
Nonostante ci sia veramente poco testo da leggere, fortunatamente il gioco è stato tradotto in italiano, ma niente doppiaggio… anche perché, in Unravel Two, nessun personaggio parla!