Mentre da una parte c’è l’ottimo Timbleweed Park che propone non solo lo stile di gioco, ma anche il comparto grafico, delle avventure grafiche punta e clicca degli anni ’90, dall’altra c’è Syberia 3, che abbandona il punta e clicca in favore di un gameplay più “moderno”, cercando di trarre pesantemente spunto dalla formula ormai ben rodata delle avventure Telltale.
E purtroppo, il risultato non è dei migliori…
Biancaneve tra numerosi nani
La storia di Syberia 3 inizia esattamente dove era stata lasciata in sospeso alla fine di Syberia 2. Sola e in uno stato di ipotermia nel bel mezzo di una tempesta di neve in una sperduta regione della Siberia, Kate Walker viene salvata dalla tribù degli Youkol, che la portano dritta in un istituto medico per farla guarire. Subito dopo un periodo di coma, ma sufficientemente in forze, la protagonista inizia quella che sarà la sua nuova avventura: accompagnare gli Youkol lungo un pericoloso pellegrinaggio verso quello che è il luogo di accoppiamento dei propri, giganteschi, struzzi delle nevi, un rituale che viene affrontato ogni due decadi.
Ma tra lei e il luogo sacro, non ci saranno solo pericoli ambientali, ma anche personaggi poco raccomandabili che sono pronti a tutto pur di evitare che gli Youkol raggiungano la destinazione.
E ora la domanda fatale: è necessario aver giocato i precedenti capitoli per assaporare al meglio questo gioco? No, poiché in questo caso la giovane avventuriera intraprenderà una nuova avventura terminata la precedente, ma si rischia di perdere le numerose citazioni alle vecchie conoscenze e alle reminiscenze delle avventure passate che sono presenti in gran numero, e soprattutto, perché la protagonista si ritrova in questa situazione, che è il frutto delle due avventure passate.
E ora una domanda ancora più fatale: chi ha apprezzato i precedenti Syberia sia per la storia che per il gameplay, riuscirà ad apprezzare questo nuovo capitolo nonostante i cambiamenti? E qui la risposta è un tantinello più difficile da dare…
Kate Walker, di nome e di fatto
Come già detto, la serie Syberia è nata come punta e clicca 2D classico, ma per questo terzo episodio si è optato per un controllo diretto con la protagonista, che viene mossa premendo i canonici WASD oppure manovrando lo stick sinistro del pad, e potrà interagire con l’ambiente avvicinandosi sufficientemente nel punto di interesse, detto hotspot, e poi premendo l’apposito tasto, eliminando di fatto il pixel hunt, in quando l’evidenziazione dell’hotspot avviene in automatico.
Ciò che tuttavia fa storcere il naso, non è tanto l’abbandono del punta e clicca, quanto che il suo sostituto non rimpiazza egregiamente il vecchio sistema. Comandare Kate è una impresa che mette a dura prova la pazienza del giocatore: i comandi infatti sono legnosi, vengono rilevati con forte ritardo, curvare Kate quando si ha un cambio d’inquadratura è problematico, e fare le scale sfocia quasi sempre in situazioni tragicomiche, col risultato che sembra di dover guidare una donna ubriaca piuttosto che una persona determinata come lei. Le cose vanno meglio quando si tenta di muovere la protagonista col pad, ma attenzione, nella nostra esperienza cercare di risolvere determinati puzzle senza l’ausilio del mouse ci è risultato davvero difficile. Ricapitolando: ci si muove meglio col pad, ma si interagisce con l’ambiente meglio col mouse…
Nemmeno l’inventario se la cava molto bene. Essendo stato progettato per il pad, bisognerà scorrere la lista degli oggetti, uno alla volta, fino a trovare quello che serve. E quando se ne avranno tanti nell’inventario, eccome se si sente la mancanza del classico inventario a griglia.
Muovere un personaggio di un videogame dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo, ma in Syberia 3 non è così. Però, perlomeno, qualcuno potrebbe pensare che la storia e i puzzle siano adeguati all’universo di Syberia, o no?
C’era una volta…
La storia dovrebbe essere uno dei fulcri delle avventure grafiche, e naturalmente Syberia 3 non fa eccezione, anche se purtroppo siamo distanti dal magico viaggio intrapreso da Kate nei primi due Syberia alla ricerca di Hans Voralberg e successivamente dei mammut.
Tuttavia, la storia narrata in questo terzo capitolo risulta essere alquanto scialba e poco interessante, complice anche la presenza di molti personaggi non ben delineati, ma solamente abbozzati, per via della scriteriata scelta di poter avere solo quattro scelte di dialogo ogni volta, di cui una quasi sempre per andarsene (e come se non bastasse, i personaggi ce le dicono dietro se aspettiamo a dare una risposta, mai vista una cosa più fastidiosa di questa).
A questo giro hanno voluto mettere il cattivone di turno, e un cattivo che più stereotipato di così, francamente se ne poteva fare anche a meno, spinto da motivazioni banali quanto fastidiose, con tanto di benda sull’occhio che urla “sono il cattivo!” da tutti i pori. Dove sono i personaggi “malvagi” come lo erano nel primo, quelli animati dalla follia più genuina, come Borodine, il folle che voleva a tutti i costi rapire e tenersi per sé la cantante Helena Romansky per poter ascoltare per sempre la sua bella voce, o quelli che facevano cose innocenti, come i rettori dell’università di Barrockstadt, la cui unica colpa era quella di distillarsi di nascosto un vino illegale, cosa che li metteva in una posizione alquanto scomoda. Qui invece il nemico principale è un colonnello che può muovere gruppi di con mercenari armati, che poco ci azzeccano con l’atmosfera di Syberia, e alla fine, poco c’entra anche con la storia narrata. Deludente, senza mezzi termini, il finale, che sa solo lasciare l’amaro in bocca, e poca voglia di vedere effettivamente come proseguirà.
Fammi pensare…
Parlando invece della parte strettamente ludica, ovvero gli enigmi, essi rendono questa avventura più che un epico viaggio, una lista della spesa continua delle cose da fare, e si finisce per rimanere a lungo in una stessa location per troppo tempo. Che ci può anche stare, ma la sensazione è che si finisce con l’essere rimbalzati da un posto a un’altro senza soluzione di continuità, con la necessità di attraversare intere zone per scoprire nuovi punti di interazione, perché, cosa fastidiosa, è che si può interagire con determinati hotspot solo dopo aver compiuto determinate azioni, pertanto rende obbligatorio ogni volta setacciare tutto da cima a fondo, facendo perdere un bel po’ di tempo.
Complessivamente però gli enigmi sono normali, niente di cui fasciarsi la testa, anche se solo una manciata di essi risulta essere davvero interessante e stimolante, altri sono il classico trova l’oggetto giusto e usalo al posto giusto, ed altri ancora sono complessi macchinari da analizzare e interagirci nel giusto modo. Macchinari che sembrano complicati abbastanza da suscitare interesse, ma che alla fine ci si rende conto che si risolvono per mero trial & error (ma la vera sfida del gioco è riuscire a ruotare con precisione gli oggetti, come valvole, quadranti, rotelle), abbassando di fatto l’asticella della qualità globale di essi.
C’è tuttavia una piacevole sorpresa, gli enigmi di dialogo portano con sé la novità che si possono fallire e non è possibile recuperare, ma bisogna trovare un’altra strada per sopperire al fallimento.
Questa novità nasconde il fatto che al gioco purtroppo manca completamente di qualsivoglia sistema di salvataggio manuale, relegando il tutto al salvataggio automatico. Non sarebbe nemmeno una brutta cosa, ma il gioco salva solo quando si compiono le azioni più importanti, e come ci è successo più di una volta, caricando una partita ci si può trovare molto più indietro di quanto effettivamente fatto, con oggetti dell’inventario che mancano del tutto perché non ancora presi, o viceversa, oggetti ancora nell’inventario perché non sono stati ancora usati.
Perlomeno, tra un compito e l’altro, ci si potrà sollazzare con i magnifici panorami che il gioco ha da offrire, perché moltissime delle location proposte sono semplicemente sbalorditive dal punto di vista artistico.
Alla fine, nel bene o nel male, Syberia 3 è una avventura longeva, e ha richiesto ben 16 ore di gioco per essere completato, peccato solo che non siano state di qualità.
Powered By Unity
Il motore di gioco usato è il sempreverde Unity, che svolge egregiamente il proprio lavoro restituendo una grafica pulita e senza fronzoli con una buona illuminazione e anche buoni dettagli, anche se risulta essere abbastanza pesante in maniera ingiustificata, tant’è che a 1080p, su una GTX 980, erano presenti numerosi cali che portavano il frame rate ben al di sotto dei 50fps.
Discorso opposto per le animazioni, che sono molto approssimate e donano poco in termini di atmosfera, ma su questo fatto non calcheremo troppo la mano. Ma sul doppiaggio, invece, una nota di demerito la mettiamo, perché quello in inglese è davvero imbarazzante, mentre le musiche sono da applausi, davvero coinvolgenti e azzeccatissime. Per quanto riguarda la nostra lingua, sono presenti solo i sottotitoli, ma niente adattamento per l’audio.
Conclusioni
Così come Padron ‘Ntoni nei Malavoglia diceva Il dito grande deve fare da dito grande e il dito piccolo deve fare da dito piccolo, un’avventura punta e clicca deve fare da punta e clicca, nient’altro. Ci avevano già provato innumerevoli saghe a fare il salto da punta e clicca a questo genere di gameplay immerso ambiente 3D, e praticamente nessuno ha mai lasciato il segno, e Syberia 3 purtroppo non fa eccezione.
Syberia 3 fallisce nel riuscire a essere al servizio del giocatore, che diventa quindi schiavo di un sistema di comandi legnoso e che reagisce in ritardo, e propone enigmi che alla fine sono senza infamia e senza lode (con le dovute rare eccezioni, naturalmente). Il passaggio al 3D è stato sfruttato poco e non ha per nulla giovato a questa serie, anzi, ne ha minato la giocabilità in maniera tale da risultare inutilmente frustrante, e se fosse rimasto ancorato al 2D con il punta e clicca classico, sicuramente avrebbe ricevuto una valutazione un po’ più decorosa, in quanto i problemi riscontrati semplicemente non sarebbero esistiti, e purtroppo le bellissime musiche da sole non possono bastare a salvarlo.
La storia, poi, sembra non decollare mai, la magia dei primi due Syberia si è disciolta come neve al sole, e quello che poteva essere comunque un epico viaggio, si è limitato ad essere una lunghissima, tediosa lista della spesa di cose da fare, complice anche un sistema di dialoghi molto approssimato e che lascia spazio a pochissimi approfondimenti sui personaggi incontrati. Dubitiamo che i veterani possano apprezzare questa terza e ultima avventura di Kate Walker come hanno apprezzato i primi due, figuriamoci per chi non ha mai giocato a un Syberia.
Fatevi un piacere e cercate di recuperare i primi due se non li avete mai giocati, non ve ne pentirete.