Dopo il buon I am Setsuna, Tokyo RPG Factory torna sul mercato con un nuovo titolo dedicato agli amanti dei JRPG vecchio stampo. Lost Sphear, questo il titolo del nuovo progetto della piccola casa di sviluppo appartenente al gruppo di Square Enix, riparte dalle basi del suo predecessore per offrire ancora una volta un prodotto nostalgico capace di affascinare i vecchi videogiocatori e non grazie ad atmosfere di altri tempi.

L’importanza di Ricordare

È un altro giorno qualunque per il giovane Kanata ed i suoi amici. Tutto scorre come al solito nel suo piccolo villaggio, poi la catastrofe. Tutto ad un tratto il mondo che lo circonda diventa bianco, evanescente e tutta quella che era una tranquilla vita in un paese sonnolente, si tramuta in un’avventura nel tentativo di salvare il piccolo villaggi di Elgarthe e il mondo intero. Il protagonista Kanata scoprirà ben presto di essere capace di liberare il mondo dalla nebbia che lo avvolge, grazie ad una sorprendente abilità che gli permette di riportare allo stato originale posti e persone mediante l’ausilio dei ricordi ad essi legati. Inoltre tale prodigiosa abilità non è rilegata al solo comparto narrativo, ma invece ha dei risvolti pratici nel gameplay abbastanza importanti. Infatti lungo tutto il tragitto, la nostra compagnia di eroi si troverà a dover ricostruire intere parti della mappa di gioco per avanzare nella storia. Tale meccanica, chiamata Artifacts, permette al giocatore di sbloccare alcune porzioni di mappa che donano al party utili bonus. Tuttavia questa piccola componente gestionale non è del tutto riuscita in quanto ben presto alcuni bonus si riveleranno ben più efficaci di altri facendo così perdere al giocatore la volontà di esplorare la varietà dei bonus. La storia proposta in Lost Sphear è delle più classiche e non presenta particolari colpi di scena e pur mantenendo una certa linearità risulta abbastanza godibile. Il tempo richiesto per completare la campagna si aggira intorno alle 30h.

Old But Gold

Il combat system di Lost Sphear si presenta con una classica formula a turni unito alla barra ATB (Active Time Battle). Il giocatore durante gli scontri si ritroverà immerso una piccola arena nella quale, durante il proprio turno, potrà muovere liberamente i membri del party. La libertà di movimento non è fine a se stessa in quanto una buona strategia di posizionamento garantirà utili vantaggi come il poter colpire più nemici in contemporanea o evitare gli attacchi nemici. Ad arricchire ancora di più il sistema di combattimento, ritorna la barra Momentum, già vista in I Am Setsuna. Questa barra una volta caricata, subendo o infliggendo danni, garantisce ai vari personaggi un massimo di 3 punti da poter spendere per eseguire abilità speciali o attacchi più devastati. Ma non finisce qui, in quanto in the Lost Sphear sono presenti anche dei mecha chiamati Volcosuit. Questi potenti robot possono essere richiamati in qualsiasi momento dell’avventura, e sono utili sia durante le fasi esplorative che durante i combattimenti. Tuttavia durante il loro utilizzo ogni azione eseguita consumerà un particolare indicatore che di fatto previene l’abuso di queste tute meccaniche relegandolo all’impiego strategico contro il boss di turno. Lost Sphear non manca certo di criticità. La più evidente è sicuramente la mancanza del farming che preclude un livellamento dei personaggi. Infatti durante l’esplorazione della mappa spesso e volentieri i gruppi di nemici sconfitti lungo il tragitto non ricomparirà, il che ha come conseguenza diretta una improvvisa impennata della curva di difficoltà in presenza dei boss. Anche i dungeon sono risultati abbastanza deludenti, in quanto si limitano ad una sequenza di stanze in successione collegate tra di loro da anonimi corridoi.

Comparto Tecnico

Dal punto di vista tecnico il secondo progetto degli Tokyo RPG Factory si difende egregiamente. Visivamente Lost Sphear presenta un modo di gioco colorato che si sposa perfettamente con i personaggi in stile super deformed. Durante le nostre prove il gioco non ha avuto nessun tipo di cedimento, con un frame rate solidamente ancorato ai 60 fps. Peccato invece per una mancata localizzazione in italiano.

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