Bleeding Edge – Recensione

Introduzione

Dopo averci regalato qualche anno fa l’incredibile Hellblade: Senua’s Sacrifice Ninja Theory ha deciso questa volta di cambiare letteralmente le carte in tavola, proponendoci con Bleeding Edge un’esperienza sideralmente opposta alla toccante avventura narrativa di Senua. In questo nuovo titolo non saremo infatti chiamati né a combattere i nostri spettri interiori né tanto meno ad immergerci in un’opera dai toni epici e saremo anzi scaraventati nel bel mezzo di coloratissime arene a darcele di santa ragione con sette altri giocatori. Volendo per forza affibbiare una classificazione all’ultima fatica di Ninja Theory essa è infatti un brawler hero based, i cui i vari eroi altro non sono che peculiarissimi personaggi provenienti nientepopodimeno che direttamente dall’ennesima apocalisse dai toni punk.

Proprio nella grande verve stilistica dei vari combattenti va ricercato uno dei principali motivi d’essere dell’opera, con i lottatori che riescono ad aumentare decisamente l’appeal del titolo grazie alla grande cura riposta nella loro realizzazione. Gli 11 personaggi, tolti alcuni guerrieri non esattamente memorabili, sono infatti tutti magistralmente caratterizzati e dotati di una propria anima e un proprio stile di combattimento, andando così a comporre un mosaico decisamente variopinto di scelte possibili.

Bleeding Edge

Bleeding Edge: un titolo senza un’identità precisa

Non è purtroppo tutto oro quel che luccica e, sebbene i numerosi personaggi siano tutti all’apparenza validi, alla prova dei fatti emergono in fretta diversi squilibri, con alcuni di essi, come Daemon, che si rivelano essere dannatamente più efficaci e potenti rispetto agli altri. Dei problemi di bilanciamento che minano nel profondo le basi dell’opera e che ora come ora inibiscono Bleeding Edge dal raggiungere una solidità tale da permettergli di imporsi come un titolo multiplayer in grado di dire veramente la sua.

Allo stato attuale Bleeding Edge è infatti immerso in un limbo tra l’essere un titolo competitivo, caratteristica a cui non può purtroppo però anelare a causa del già citato scarso bilanciamento e all’assenza delle partite classificate, e l’essere un titolo just for fun, ambizione anche in questo caso non troppo facilmente raggiungibile a causa di un’accessibilità non troppo elevata. Nonostante Bleeding Edge non lambisca infatti minimamente i tecnicismi di altri brawler è infatti indubbio come non sia per nulla semplice riuscire a padroneggiare i vari combattenti e, anzi, alcuni di essi si rivelano decisamente ostici da manovrare, ma anche dannatamente appaganti per tutti coloro che riescono ad immergersi dentro la loro filosofia.

Bleeding Edge

Il principale problema di Bleeding Edge esula però dal gameplay, su cui ritorneremo più approfonditamente a breve, ed è da ricercarsi invece nell’aspetto contenutistico. Se da una parte abbiamo infatti un discreto numero di personaggi, 11 con almeno un altro in arrivo a breve, dall’altro abbiamo un ridottissimo numero di modalità e mappe. Ora come ora sul titolo di Ninja Theory sono difatti presenti solo due opzioni di gioco, oltre alla classica ed immancabile modalità addestramento. I giocatori, in due squadre da rigorosamente 4 persone l’una, potranno infatti scontrarsi o in un classico ed intramontabile dominio, con i vari team che dovranno darsi battaglia per il possesso di tre punti cruciali, o in una sua variante in cui saremo chiamati a depositare delle batterie sparse per la mappa di gioco all’interno dei medesimi punti. Allo stato attuale in Bleeding Edge non c’è nessun’altra modalità, neanche un banale deatmatch a squadre o un semplice tutti contro tutti. Come se tutto questo non bastasse non vi è poi, come precedentemente accennato, neanche un sistema di classificate. Capiamo benissimo il voler prima tastare il terreno per meglio capire che cosa proporre, ma in questo caso si è deciso di tirare fin troppo la corda, lesinando su contenuti assolutamente imprescindibili per un’opera del genere. Un lancio quindi decisamente precario, soprattutto considerando come il titolo non sia assolutamente in accesso anticipato.

Due team, un obiettivo

Andando ora a discernere il gameplay è invece evidente come Bleeding Edge sia un titolo con una propria anima, capace di proporre una formula di gioco decisamente interessante. Lungi dal raggiungere articolati sistemi di combo l’opera di Ninja Theory riesce infatti comunque a convincere, con un sistema di gioco che propone oltre al classico attacco base tre diverse abilità con cooldown per ogni personaggio. In Bleeding Edge avremo poi la possibilità di salire su un hoverboard per muoverci più velocemente sulla mappa e imbarcarci quindi in qualche azione più strategica come il tagliare la strada a qualche avversario. Questo veloce mezzo di trasporto richiede qualche secondo di caricamento prima di poter essere utilizzato, cosa che impedisce fortunatamente ai vari giocatori di abusarne per sottrarsi senza problemi a qualche situazione particolarmente complessa.A questo scenario si va poi ad aggiungere l’immancabile ultimate, che nonostante sia decisamente la skill più rilevante dei vari combattenti non si rivela essere fin troppo potente come in opere analoghe, dove poteva letteralmente decidere la sorte di qualche match. L’utilizzo delle varie ultimate deve infatti in Bleeding Edge essere ben ponderato, onde evitare di sprecare la carta nella manica di ogni personaggio.

Bleeding Edge

I personaggi sono poi divisi in tre differenti categorie, ossia assalto, support e tank, i cui ruoli sono facilmente deducibili dal nome stesso. I combattenti classificati come assalto rappresentano la categoria attualmente preponderante comprendendo ben 5 guerrieri sugli 11 attualmente disponibili e sono anche i più versatili, coadiuvando insieme mobilità e capacità offensive. I personaggi appartenente alle categorie supporto e tank, invece, sono come facilmente prevedibile più orientati rispettivamente a ruoli d’assistenza e all’utilizzo della forza bruta. Entrambe queste categorie sono attualmente composte da tre eroi l’una.

Trattandosi di un’opera basata essenzialmente sulla cooperazione in team diventa quindi in Bleeding Edge essenziale formare una squadra bilanciata e, soprattutto, essere in grado di coordinare le proprie azioni di gioco con quelle dei propri compagni. Una buona strategia può infatti spesso e volentieri in questo hero based brawler fare la differenza e rilevarsi decisamente più preponderante delle spiccate abilità individuali di qualche giocatore. Giocare da soli quindi, nonostante non servirebbe neanche dirlo, toglie al titolo buona parte dell’appeal.

Comparto tecnico, Impostazioni e Requisiti di sistema

Bleeding Edge è un gioco pensato chiaramente con Xbox One in testa. Questa predisposizione naturale per le console è evidente nell’ultima fatica di Ninja Theory in un gran numero di punti, come ad esempio la mira assistita per quei pochi personaggi che sfruttano attacchi a distanza. L’utilizzo del controller, inoltre, è assolutamente consigliato sia dal gioco stesso che da noi, essendo ahimè Bleeding Edge difficilmente fruibile al massimo con mouse e tastiera. Il framerate è inoltre attualmente bloccato a 60 frame per secondo e le possibilità di personalizzazione dell’aspetto grafico sono ridotte al lumicino. Di seguito potete ad esempio trovare le opzioni grafiche dell’opera e constatare come si tratti effettivamente del minimo sindacale.

Bleeding Edge

Come dicevamo poco fa il framerate di Bleeding Edge è allo stato attuale bloccato ad un massimo di 60 frame per secondo. Ninja Theory ha già comunicato di voler togliere tale limite nelle prossime patch, ma allo stato attuale siamo quindi stati costretti a giocare senza poter dare libero sfogo alla potenza della nostra configurazione. Il nostro PC di prova, dotato di un i5 8600k stock, una RTX 2070 e 16 GB di ram, nonostante non sia esattamente la configurazione più performante ad oggi sul mercato è riuscito senza problemi a raggiungere e mantenere stabilissimi i 60 frame per secondo ad una risoluzione di 2560×1440 pixel al massimo delle varie impostazioni.

A causa de blocco del framerate non abbiamo quindi potuto fare delle comparative per quanto riguarda le prestazioni effettive del titolo, sebbene dubitiamo decisamente si possa trattare di un’esperienza proibitiva per la maggior parte dei moderni calcolatori. Per quanto riguarda la bontà grafica Bleeding Edge è un titolo sicuramente dotato di un gran stile e di colori bellissimi, ma non si tratta certamente di un’opera in grado di far rimanere a bocca aperta. Come potete vedere comodamente qui sotto, inoltre, anche giocando con le varie impostazioni la resa grafica non varierà poi molto, tolte delle texture leggermente definite, un sistema di illuminazione meno preponderante e delle ombre ad una qualità minore.

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Ecco infine quelli che sono i requisiti minimi e consigliati per Bleeding Edge:

Requisiti minimi

  • Sistema Operativo: Windows 10 64-bit
  • Processore: Intel Core i5-4590 o AMD FX-8350
  • Scheda Grafica: NVIDIA GeForce GTX 750 o AMD RX 560
  • DirectX: compatibile 11.0
  • Memoria: 6 GB RAM

Requisiti consigliati

  • Sistema Operativo: Windows 10 64-bit
  • Processore: Intel Core i5-4590 o AMD FX-8350
  • Scheda Grafica: NVIDIA GeForce GTX 970 / NVIDIA GeForce GTX 1060 o AMD RX 470
  • DirectX: compatibile 11.0
  • Memoria: 9 GB RAM

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