Anno 1800 – Recensione

La serie Anno è una delle più longeve e famose dell’universo dei gestionali: nata nel lontano 1998, la serie ha avuto diversi alti e bassi ma è sempre riuscita a ritagliarsi il suo spazio fra gli appassionati. Dopo un capitolo futuristico non apprezzato da tutti, con Anno 1800 la serie torna alle origini proponendo un’ambientazione storica e un gameplay che cerca di invertire la rotta rispetto agli ultimi capitoli.

Un’epoca di grandi cambiamenti

Come si può evincere dal nome, Anno 1800 è ambientato all’alba dell’era industriale, un’epoca di grandi mutamenti che segnerà una svolta nella storia dell’umanità. Le modalità di gioco sono tre: campagna, sandbox e il classico multigiocatore. La campagna serve più che altro da lento, forse anche troppo, tutorial, introducendoci a tutte le meccaniche del gioco. Anche se il suo obiettivo principale è quello di farci da tutorial, risulta comunque godibile sia nella trama che nelle missioni, non aspettatevi però niente di che. Una volta finita la campagna potremo finalmente buttarci nella modalità sanbox, affrontabile a differenti livelli di difficoltà: si passa da quello più abbordabile in cui avremo molti fondi a disposizione all’inizio e una serie di agevolazioni come il rimborso dei costi degli edifici demoliti, a quello più difficile in cui si dovrà stare molto attenti a spendere bene ogni moneta, pena la fine prematura delle risorse finanziarie e il collasso della nostra isola.

Ogni partita si svolge in un arcipelago in cui ogni compagnia possiede un’isola, l’obiettivo è quello di sviluppare l’isola andando magari anche a colonizzare quelle disabitate, cosi da produrre più beni e aumentare la nostra popolazione. L’intero sistema economico del gioco si basa sulle classi sociali: all’inizio tutti i nostri cittadini saranno dei contadini con pochi bisogni, soddisfatti i loro pochi bisogni potremo sviluppare i contadini in lavoratori, che necessitano di più beni e servizi ma pagano più tasse, e cosi via. La tentazione sarebbe quella di far avanzare tutti i nostri cittadini alla massima classe sociale cosi da ottenere più soldi dalle tasse, questo però non è l’approccio giusto: ogni classe infatti è adibita a un tipo di lavoro, se per esempio sviluppiamo tutti i contadini in lavoratori non avremo più nessuno per lavorare i campi. Dovremo stare attenti quindi a bilanciare bene la composizione della nostra popolazione mantenendo sempre delle zone povere, cosi da avere la manodopera giusta per tutti i nostri siti produttivi.

Per mantenere la popolazione felice, ed evitare spiacevoli ribellioni, dovremo dare ai nostri cittadini i beni di prima necessità e di lusso che necessitano. La produzione dei beni si basa su un sistema classico: per produrre dei prodotti finiti dovremo avere nel nostro magazzino le materie prime, per esempio per produrre delle salsicce avremo ovviamente bisogno di maiali da macellare, oppure per produrre del pane ci servirà del grano per produrre la farina che successivamente diventerà pane nei panifici. In late game, quando queste ramificazioni saranno molto più grandi, c’era il serio rischio che tutto questo sistema diventasse molto confusionario, per fortuna grazie a un’ottima interfaccia di gioco tutto risulta molto intuitivo, non vi capiterà mai di non sapere cosa ci voglia per produrre un determinato bene.

Dopo aver sviluppato per bene la nostra isola, e costruito un cantiere navale, potremo finalmente darci alla colonizzazione delle isole disabitate e al commercio, o alla guerra, con le altre compagnie. Colonizzare le altre isole sarà necessario per coltivare dei beni non coltivabili nella nostra isola di partenza, che sono essenziali per far avanzare la nostra città. Commerciare con le altre compagnie ci permetterà invece di ottenere grossi guadagni vendendo le eccedenze oppure i prodotti che non interessano alla nostra popolazione. Il cantiere navale non serve solo per la costruzione di nave per il commercio, ma si possono costruire anche navi da guerra per difenderci o attaccare le altre compagnie. I combattimenti fra navi sono molto semplici, chi ha le navi migliori vince, magari si poteva cercare di renderli più profondi ma il fulcro del gioco è chiaramente il commercio e la gestione della città, quindi possiamo accettare una componente militare non molto profonda.

Non è tutto rose e fiori

Anno 1800 è un gestionale ottimo e divertenteche unisce una buona profondità generale con delle meccaniche semplici da comprendere, grazie a un’interfaccia di gioco realizzata molto bene, su alcuni elementi però il gioco tende ad essere troppo poco profondo: la diplomazia è l’ambito in cui questa poca profondità si sente di più, ma potremo anche parlare delle poche informazioni che ci vengono date sulle entrate e sulle uscite, il gioco non ci da un bilancio completo con tutte le voci in entrata e in uscita, ma solo un bilancio superficiale che non ci permette a volte di capire bene dove agire per ottimizzare la spesa. In generale mancano differenti informazioni che ci avrebbero permesso di avere una visione migliore delle nostre isole. Questo è un problema grave? No, però sono questi gli elementi che dividono un ottimo gioco da un grande gioco.

Reparto tecnico

Tecnicamente è uno spettacolo per gli occhi soprattutto nella realizzazione della nostra città. Ottime anche le prestazioni, abbiamo riscontrato solamente un po’ di stuttering nella prima parte della campagna, ma per il resto non abbiamo mai notato cali di frame pesanti o problemi tecnici di altro tipo, e l’abbiamo provato con una configurazione non di altissimo livello che monta una RX 480 e un i5 6500.

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