Che piacciano o meno, gli achievement sono ormai parte integrante dei videogiochi moderni e fin dalla loro nascita hanno contribuito notevolmente a ravvivare la voglia di sfida dei giocatori risvegliandone peraltro l’istinto da collezionisti.
Moltissimi sviluppatori decidono spesso di inserire nei loro titoli una manciata di obiettivi specifici per aggiungere pepe all’offerta, sia sotto forma di stimolo alla player base più hardcore che come easter egg.
Ma allo stesso modo in cui ci si imbatte in achievement gradevoli studiati con originalità e ironia capita anche di trovarsi davanti a veri esercizi di pazienza, creati giusto perché si tratta di una prassi ormai rituale alle volte addirittura fastidiosa.

I più tedianti in assoluto sono senza dubbio gli appartenenti alla categoria del completismo in game, ovvero i classici “raccogli tutti gli oggetti”, “parla con tutti i personaggi” e così via, poco ispirati quanto ripetitivi nell’atto pratico.
Specialmente nei giochi di ruolo giapponesi, conquistare tali achievement può richiedere settimane e non pensiamo ciò possa eccitare il giocatore medio al punto da spingerlo a tentare l’impresa.
In generale la maggior parte degli obiettivi ottenibili tramite processi ciclici simili al grinding viene odiata dai collezionisti, ed in effetti non ci sentiamo neanche di dargli torto.
Quelli relativi al multiplayer rientrano quasi sempre nella suddetta categoria, con esempi lampanti del calibro di Seriously, appartenente a Gears of War, che chiede all’utente di sterminare ben 10.000 nemici online durante le partite classificate.

Gears of War: Ultimate Edition, rilasciata la terza patch

D’altra parte, invece, esistono achievement davvero esilaranti.
Come non citare “Sewer Brew”, curiosa sfida in Dungeons of Dreadmore da ottenere bevendo letteralmente una birra con lo sviluppatore, oppure l’irriverente “He has a better beard than you, though” di Frozen Synapse, sbloccabile sconfiggendo il game director in un match online.
Nei giochi odierni sono presenti una miriade di obiettivi paragonabili a questi due, e noi li apprezziamo particolarmente perché tirano fuori qualcosa di più dalla semplice esperienza di gioco, così come modalità extra-difficili, speedrun e challenge tematiche.
La Mulana, ad esempio, ha un achievement focalizzato sull’elemento metroidvania da sudarsi portando a termine il gioco a livello difficile e raccogliendo tutti gli oggetti esistenti, per giunta in un tempo limite: ecco come spronare gli utenti a migliorarsi con costanza.
Certo, si tratta pur sempre di riconoscimenti privi di un valore reale, però è innegabile che possano rafforzare di parecchio longevità e appeal di alcuni titoli.

Apprezzeremmo oltremodo un interesse di Valve nel voler ravvivare il sistema di achievement di Steam, aggiungendo magari delle mini-ricompense legate agli oggetti nell’inventario, ad esempio le carte collezionabili.
Sarebbe indubbiamente l’incentivo definitivo per i giocatori interessati a scambiare, vendere e mostrare i frutti del proprio lavoro, oltre ad essere senza dubbio più corretto -scusate l’off topic- sotto il punto di vista etico delle varie compravendite di skin in CSGO (sentito dello scandalo? Chi l’avrebbe mai detto…).
Crediamo nell’ampliamento del sistema degli achievement non solo da parte di Valve ma anche da parte degli sviluppatori, i quali dovrebbero impegnarsi maggiormente nella realizzazione di obiettivi più stimolanti, singolari e spassosi, sempre coerenti al design del titolo, affinché si eliminino le fastidiose routine di raccolta collezionabili, tra le altre, odiatissime dai fan.

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