Blizzard negli ultimi tempi si è comportata in maniera un po’ anomala. Già dal BlizzCon 2018 si era sentita un’aria di cambiamento con l’annuncio di Diablo Immortal, senza tuttavia portare una controparte per PC, senza poi considerare l’intera controversa questione del ban di Blitzchung.
PCGamer, durante l’ExileCon svoltasi in Nuova Zelanda, ha avuto modo di intervistare David Brevik, Erich Schaefer e Max Schaefer, i creatori originali del franchise di Diablo, in merito a queste recenti controversie.
Senza farne sorpresa, tutti e tre affermano che la vecchia Blizzard per la quale lavoravano non esiste più, se è andata. Quando essi abbandonarono l’azienda, essa contava 180 dipendenti, oggi ne conta migliaia. E oggi lavora più che altro per accontentare gli azionisti e i finanziatori, lavorano pensando prima di tutto al portafoglio. Ma sanno bene che ciò che è successo a Blizzard non è una novità, accade continuamente a praticamente tutte le aziende che crescono.
Già durante lo sviluppo di Diablo 2, i tre hanno avuto battibecchi costanti tra Blizzard North e Blizzard Entertainment, per discutere sul gore e l’aspetto satanico del gioco, cosa che poi ha portato loro ad abbandonare l’azienda nel 2003 per potersi concentrare sul design creativo senza avere a che fare con la burocrazia, e perché avevano capito che non avrebbero potuto creare i prodotti che avevano in mente, in quanto a loro non interessa parlare di cosa voglia la Cina, o di cosa vogliano gli investitori.
Per quanto riguarda invece la faccenda di Blitzchung, i tre hanno affermato che purtroppo Blizzard non poteva fare niente di diverso, si è ritrovata con le spalle al muro e non poteva prendersi il lusso di far finta di niente e lasciare correre la cosa, anche se a detta loro, poteva gestirla molto meglio di come ha fatto.