Tales of Berseria – Recensione

Ad appena un anno dall’uscita di Tales of Zestiria, la serie Tales of ritorna nelle nostre librerie virtuali con il nuovo capitolo Berseria. Sarà Namco Bandai riuscita a colmare le lacune emerse nel precedente capitolo?

Storia:

La storia di Tales of Berseria è proposta sottoforma di prequel a Tales of Zestiria, ed è ambientato oltre che nello stesso universo del precedente capitolo, anche circa 1000 anni prima del suo predecessore. Per la prima volta nella storia della serie impersoneremo come protagonista principale una ragazza, tale Velvet Crowe. La storia ha inizio in un mondo dove una terribile malattia chiamata “Demonite” tramuta gli esseri umani in temibili e sanguinarie bestie, in questo scenario troviamo la nostra giovane protagonista che a seguito dell’uccisione brutale del fratellino Laphicet da parte del cognato Artorius, si trasforma in un demone sanguinario che brama vendetta per il suo fratellino ingiustamente assassinato. L’incipit della storia è solo un piccolo precursore che da il là ad una serie di drammatici avvenimenti che hanno Velvet  come fulcro. L’inaspettata maturità dei contenuti della storia si sono rivelati una gradita sorpresa, anche perché agli eroi scanzonati e spensierati tipici della serie, ritroviamo una sequela di personaggi che è più giusto definirli come anti eroi e tra i quali risalta proprio la nostra Velvet la quale non manca mai di ribadire che ella è disposta a tutto pur di portare a termine la sua sanguinosa vendetta. Nonostante la maturità dei temi trattati, la storia fila liscio e senza intoppi, risultando piacevole da seguire pur mantenendo la solita morale di fondo tipica della serie. Immancabili, ritornano anche in questo capitolo le scenette extra di dialogo tra i personaggi, le quali oltre ad infarcire di dettagli la trama vengono utilizzate anche spezzare momentaneamente il ritmo e la drammaticità delle situazioni tramite l’ausilio di gag, peccato solo che in alcune situazioni ci sia un abuso ti tale strumento che porta i personaggi a vomitare veri e propri fiumi di parole che possono annoiare i meno pazienti.

Gameplay:

Dal punto di vista del gameplay Tales of Berseria ripropone una formula comune a molti JRPG che vede i protagonisti delle vicende  muoversi da una città all’altra attraversando porzioni di mappa aperte ed  infarcite di nemici, il tutto intervallato da classici dungeon di difficoltà crescente. Il vero fulcro dell’esperienza però rimane il combat system che propone le meccaniche tipiche della serie seppur ritoccate e modellate a dovere e che restituiscono un feeling superbo. Fulcro del sistema di combattimento sono le anime, che in questo capitolo oltre a rappresentare gli indicatori che segnano il numero massimo di azioni eseguibili dal personaggio, creano una complessa interazione basata sulla quantità di anime possedute in quel momento. Infatti possedere un elevato di anime permetterà di compiere più azioni col personaggio ma come conseguenza sarete più vulnerabili ai colpi nemici ma soprattutto sarete più facilmente stordibili, è proprio grazie a questa meccanica che il sistema di combattimento tocca livelli altissimi, poiché sarà possibile diminuire le anime in nostro possesso grazie a degli attacchi speciali che le consumano e danno il via ad una serie di attacchi devastanti, lasciando così in mano al giocatore un complesso gioco di equilibri. Ad impreziosire il tutto ci sono le solite combo da incatenare grazie agli attacchi normali, suddivisi nelle categorie di Arti Marziali ed Arti Occulte, i quali provocano danni maggiorati o ridotti a seconda del fatto che li si esegua su creature deboli o forti ad un tipo di elemento o di una natura.

Comparto Tecnico:

Tecnicamente Tales of Berseria riprende molte delle cose già viste nel suo predecessore Zestiria ereditando così molti dei suoi difetti ma non mancando di alcune importanti migliorie. Per via della natura spiccatamente old gen, in Giappone il gioco è uscito anche per Playstation 3, ritroviamo una serie di difetti molto marcati come texure in bassa ed alcuni casi bassissima risoluzione, scenari che artisticamente sono molto belli da vedere ma che troppo spesso sanno di già visto e presentano un level design spesso non esaltante o addirittura ripetitivo, come i dungeon che nella quasi totalità dei casi ci metteranno dinanzi ad una sequela di corridoi tutti uguali tra loro e che hanno come unico scopo solo quello di creare dispersività. Altra nota negativa è imputata alle conversazioni, qui implementati sotto forma di scenette statiche che hanno lo scopo di coprire i modelli dei personaggi che altrimenti risulterebbero privi di animazioni. Ma passiamo ai lati positivi del comparto tecnico, infatti tra le sorprese più grandi di questo capitolo troviamo il framerate, che a differenza del suo predecessore è impostato su 60 frame al secondo, i quali con nostra grande sorpresa hanno dimostrato di non perdere un colpo anche nelle situazioni più concitate restituendo una fluidità veramente appagante. Ottimi anche i modelli dei personaggi e dei loro antagonisti che soprattutto durante le scene di intermezzo cinematiche risultano ben dettagliati soprattutto se paragonati al resto del gioco. Di buon livello anche le animazioni dei personaggi che risultano sempre molto fluidi e naturali. Il comparto sonoro come da tradizione è sempre molto piacevole da ascoltare ed in generale è di ottima fattura anche se non mancano dei ricicli di tracce in alcuni frangenti. La localizzazione del gioco è ben fatta anche in italiano oltre a presentare la doppia lingua per quanto riguarda il doppiaggio.

Conclusioni:

In conclusione possiamo dire che Tales of Berseria ci ha soddisfatto grazie ad una storia matura e a dei personaggi meno banali del solito, anche se mantengono tutti gli stereotipi già visti decine di volte nei fumetti e nei cartoni animati giapponesi, ad un combat system raffinatissimo che si lascia scoprire poco a poco e che una volta padroneggiato restituisce grandi soddisfazioni, peccato per dei difetti nel comparto tecnico che in diverse occasioni gli fanno fare una magra figura soprattutto se paragonato ai colossi delle produzioni più recenti.

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