Mal d’esclusive

Uno dei problemi principali del mondo videoludico odierno risiede, paradossalmente, nell’enorme vortice monetario che genera sia in produzione che in vendita. Le major del settore, infatti, investono patrimoni sempre più ingenti in retribuzione di dipendenti, marketing e altri finanziamenti che vengono visti come fruttuosi (e quindi non necessariamente di alta qualità) dai piani alti in giacca e cravatta.
Quello che però colpisce direttamente il giocatore medio, oltre all’ovvio esborso crescente di anno in anno spesso ingiustificatamente, è l’esclusività di alcuni titoli per determinate piattaforme.
Inutile negare che moltissimi utenti si ritrovano “costretti” ad acquistare una console per poter godersi una promettente nuova IP o un’iterazione della loro saga preferita, compiendo magari dei sacrifici monetari non preventivati e cadendo di conseguenza nell’errore di sentirsi in qualche modo superiore agli utenti di altre piattaforme.

Cogliendo la palla al balzo potremmo citare il recentissimo annuncio di Microsoft all’E3 2016 che prevede l’uscita per Windows 10 di alcuni titoli annunciati precedentemente come esclusive Xbox One, tra cui Scalebound, Dead Rising 4, il nuovo Gears of War ed altri ancora.
La notizia aveva già provocato una mobilitazione di massa tra gli utenti Xbox, decisi a servirsi addirittura di petizioni per convincere chi di dovere a non rilasciare il gioco anche su PC ma, stando a quanto affermato dalla stessa Microsoft, la decisione sarebbe comunque stata irreversibile.
Ennesimo episodio, dunque, di una reazione negativa da parte del pubblico ad un annuncio decisamente positivo sotto vari punti di vista per la casa di Redmond e gli utenti PC, senza dubbio eccitati all’idea di poter usufruire di cross play, cross buy e tutti i vantaggi del caso.
Quante volte abbiamo assistito ad episodi simili anche dal versante Sony? Centinaia di lamentele o petizioni per chiedere agli sviluppatori di non realizzare il porting di esclusive PS3 e PS4, ad esempio Bloodborne.

Il motivo, in poche parole, è l’accettazione assuefatta delle console come pay tv, impregnate di esclusività pagata a suon di quattrini che ha come obiettivo quello di frammentare di proposito la community e specularci su.
Le esclusive, per come la vediamo noi, sono utili solo alle grandi aziende e non fanno altro che dividere inutilmente il folto pubblico dei gamer in schiere di zombie con i paraocchi asserviti all’elogio spudorato e soggettivo di una casa o dell’altra, condizionando le discussioni sul web e riempiendole di beceri flame e post ignoranti scritti senza alcuna cognizione di causa.
Molti mascherano il proprio egoismo affermando che una console senza esclusive sia destinata a morire.
Ma riflettiamo: il pubblico console e quello PC hanno bisogni parecchio differenti, dunque non è necessariamente vero che tutti i boxari “traditi” da Microsoft sarebbero costretti ad acquistare un computer, vuoi per mancanza di conoscenze nel mondo dell’hardware, vuoi per un’esigenza di immediatezza e quant’altro di ragionevole li possa indirizzare alla scelta di una console.

Allo stesso modo possiamo sì definire le esclusive come un privilegio assodato, una sorta di incentivo di lusso ad abbandonare la piattaforma più libera e personalizzabile in favore di abbonamenti, prezzi più alti ed ulteriori fastidiose limitazioni; tuttavia, anche in assenza di titoli esclusivi, siamo sicuri che le console continuerebbero ad avere successo, d’altronde sono studiate per avere appeal sulle masse e la loro facilità di utilizzo è disarmante.
Inoltre, se osserviamo i dati di vendita, ci accorgiamo che le piattaforme con il minor quantitativo di esclusive -degne, per lo meno- al momento (PS4, Xbox One) registrino vendite superiori alla concorrenza, principalmente grazie all’ottimo supporto ai tripla A multipiattaforma.
Noi, ad ogni modo, siamo per l’equilibrio, il rispetto e l’eguaglianza di tutti i gamer, siano essi utenti Sony, Microsoft, PC o Nintendo.
E’ pur vero che alcuni tra i migliori giochi mai creati siano esclusive ma è altresì corretto, viste le enormi disponibilità odierne, tentare di percorrere per quanto possibile la strada del multipiattaforma senza escludere fette di utenza per meri scopi economici come vendere più copie di una console mediocre o ricevere delle mazzette legalizzate per offrire a qualcuno di giocare ad un titolo in anteprima.
In fondo si tratta di una questione di correttezza, quella sconosciuta.

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