Giapponesi e PC: una relazione complicata

L’annuncio dell’approdo su Steam di NieR Automata è solo l’ultimo di una sfilza di titoli giapponesi portati su PC negli ultimi anni, sintomo di un crescente interesse delle aziende nipponiche verso il mercato digital occidentale.
Si tratta ormai di un target talmente ampio da non poter più essere ignorato da alcun publisher, neanche i restii e tradizionalisti per antonomasia legati a doppio filo al mondo delle console.
L’utenza di Steam cresce senza sosta arrivando quasi a raggiungere un numero simile a quello dei possessori di PS4, e persino gli sviluppatori indipendenti del sol levante stanno focalizzando la loro attenzione sulla piattaforma Valve grazie alla facilità con cui vi si riesce a pubblicare.
La Mulana, Downwell e Cave Story sono solo dei piccoli esempi di come la cultura videoludica del PC e degli indie stia producendo i frutti sperati, fatto a dir poco impensabile fino a qualche anno addietro.

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Il problema è sempre stato il bisogno di rinchiudere i prodotti in comparti stagni, con le console unici strumenti da gaming e il PC deputato esclusivamente al lavoro su internet.
Visitando vari negozi di videogiochi ci siamo accorti che la sezione personal computer era destinata alle visual novel, ai titoli a sfondo erotico e alle sporadiche hit occidentali del calibro di Battlefield e Call of Duty, in ogni caso non molto popolari.
A mancare era proprio la cultura dell’assemblato, dell’upgrade, del mouse e della tastiera visti come periferiche multifunzione, una sorta di rifiuto a prescindere dell’esistenza di una piattaforma grandemente superiore alle tanto apprezzate console.
Bisogna anche dire che a spingere i giapponesi al gaming su console e soprattutto mobile non sono soltanto questioni di natura culturale ma di necessità, a causa di ritmi ed orari lavorativi spesso estenuanti tali da tenere le persone fuori casa in media 10 ore al giorno.
Ecco spiegato il successo di PSVita e 3DS, il cui hardware a dir poco ridicolo non ha impedito a Sony e Nintendo di venderle come il pane in patria.

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Inoltre gli sviluppatori indipendenti non godono di una popolarità talora disarmante come accade qui, giacché il mercato videoludico giapponese viene totalmente monopolizzato dai grandi publisher, a prescindere dalla qualità dei prodotti che rilasciano: chi non trova un distributore, in poche parole, s’attacca.
Di conseguenza il successo di Steam in occidente ha spinto numerosi indie developer a compiere finalmente il passo decisivo in totale autonomia, con i sempre presenti rischi ma comunque usufruendo di una base solida di supporto.
Un contributo indiretto è stato stranamente dato dalla relativa somiglianza dei processi di sviluppo tra PC e PS4 dovuta all’architettura della stessa, motivo per il quale i porting si moltiplicano e Steam continua ad arricchirsi di videogame nipponici ad una velocità impressionante.

Tales of Berseria

Insomma, se dalla parte dei grandi publisher (giapponesi e non) il motivo di escludere il PC consiste ormai nella fastidiosa trappola delle esclusive, per fortuna in progressiva diminuzione, da parte del resto dell’industria c’è un assenso ormai sottinteso alla release in digital su Steam così come su GOG e altri store simili.
Un futuro radioso attende gli utenti PC: dopo anni di discriminazione ingiustificata potremo godere pressoché di ogni prodotto “elitario” precedentemente riservato al pubblico di massa delle console, con in più tutti i vantaggi della piattaforma del gaming per eccellenza.

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