Enslaved: Odyssey to the West – Recensione

Enslaved: Odyssey to the West - Recensione 6
Enslaved: Odyssey to the West - Recensione 6

 

Sono passati 3 anni da quando Ninja Theory, apprezzato team inglese per il genere beat’em up, pubblicò il suo primo tripla A multipiattaforma dopo l’esclusiva ps3 Heavenly Sword, il titolo si chiamava Enslaved, che venne reso disponibile sia per ps3 che 360 mentre il PC ancora quella volta venne snobbato e non ebbe una sua versione dedicata. Ma qualcosa andò storto, forse dovuto dalla pessima scelta della data di lancio in cui nello stesso periodo vi furono titoli non da meno; in pratica Enslaved vendette meno di 500 mila copie su entrambe le piattaforme, si rivelò un flop di vendite su scala mondiale, di certo una migliore amministrazione nel reparto marketing gli avrebbe giovato, tipo COD, la pubblicità influisce parecchio sui risultati di vendita.
Dopo tutto questo tempo la Namco Bandai ha dato il via libera per un porting PC, ma anche qui qualcosa non è andata per il verso giusto ma procediamo con calma.

enslaved_odyssey_to_the_west_2

L’ho già sentita questa…

La storia si svolge in un futuro post-apocalittico in cui le macchine hanno preso il sopravvento sugli umani, e da qui partiamo con un concept della trama non proprio originale, nei videogiochi il post-apocalittico ormai è stra abusato, come il recente The Last of Us, ma analizziamo più a fondo la storia, la prima cosa che ci si chiede dai primi minuti è, dove ci troviamo? Il protagonista Monkey, che ha un nome che è tutto un programma, è una persona cresciuta allo stato brado, infatti la sola posizione semi eretta e il modo di arrampicarsi ricorda il portamento di un primate, esso si ritrova su una nave schiavista dopo essere stato catturato da dei mech, in un qualche modo però riesce ad uscirne ma viene “schiavizzato” da uno dei prigionieri che era a bordo insieme a lui, Trip, una ragazza che promette di restituire la libertà a Monkey solo quando l’avrà scortata sana e salva al suo villaggio. La trama dopotutto si difende bene, anche se i colpi di scena sono quasi assenti nonostante ogni tanto ci provino. La caratterizzazione dei personaggi purtroppo non è delle migliori, il tipo tosto e muscoloso dal cuore tenero e la ragazza indifesa e fragile ma sveglia, era una buona base di partenza ma si sarebbe dovuto fare di più dato che il character design è impeccabile, poco più avanti al gruppetto vi si aggiungerà un terzo personaggio e come non poteva mancare la classica spalla comica? Pigsy, un contrabbandiere di tecnologia dai gusti pittoreschi, devo amettere che come spalla è ben riuscita, di solito nel 90% dei casi sono forzature per sdrammatizzare un po il plot ma il più delle volte risultano solo fastidiose e poco divertenti, invece Pigsy vi strapperà più di una risata con dei contesti ben riusciti, tanto che quasi andrà a rubare la scena a Monkey e Trip. In fin della fiera il gioco regala un finale accettabile, certo, a molti potrà far storcere il naso perchè si distacca un po dallo stile classico per questo genere di giochi ma se non altro riesce a differenziarsi dallo standard commerciale. Il DLC di Pigsy invece si svolge prima degli avvenimenti della storia di Monkey, e vedrà impegnata la nostra spalla nel costruirsi un robot da compagnia per risolvere il suo problema della solitudine e quindi ci ritroveremo a cercare i pezzi per assemblare il suo nuovo amico lungo un buon numero di livelli; da menzionare anche il suo compagno di avventure Truffle, un robottino adorabile e simpaticissimo che manifesterà le sue emozioni tramite delle simil-emoticon che appariranno sul suo schermo. Questa espansione non è la classica avventura senz’anima da 2 ore come ci propinano negli ultimi anni, anzi, lo si potrebbe definire un gioco completamente a parte sia dal punto di vista delle meccaniche e storia.

enslaved-game13245-img241482

Botte da gorilla

I gameplay che ci ha offerto Ninja Theory sono sempre stati il loro marchio di fabbrica, proponendoci dei combattimenti fluidi e divertenti ma anche abbastanza ragionati, fare un pigia pigia a caso vi garantirà morte certa dato che ci sono varie tipologie di nemici che vanno affrontati in modo diverso e a volte non sempre andargli incontro in campo aperto è la soluzione migliore, per esempio le torrette fisse richiedono un approccio intelligente perchè l’unico modo per renderle innocue è quello di “rompergli” il collo della base, ma di certo non ci arriverete vivi se non le aggirate sfruttando i ripari, infatti questo action ha la particolarità dell’uso dei ripari a mò di tps come Gears of War o Mass Effect. Un altra peculiarità è la cooperazione tra Monkey e Trip, essa quando gli impartiremo un ordine, potrà distrarre i nemici per un breve periodo di tempo per permetterci di aggirarli in tutta tranquillità, questo potremo farlo anche noi se quella da proteggere è Trip, fondamentale quando non vi sta un riparo e quindi il rischio di essere colpiti è abbastanza alto. A volte Trip tramite il nostro aiuto facendogli da scaletta, sarà anche in grado di raggiungere dei posti a cui noi non possiamo accedervi, o almeno non direttamente ma tramite un altra via poco più avanti, necessario anche quando deve tirarci giù una scala o attivare una leva, anche Pigsy lungo l’avventura dimostra queste feature da collaborazione, per esempio aiutandoci a scendere da un altura grazie al suo braccio a rampino. Le armi a disposizione di Monkey sono solo una, il bastone, ma non si limiterà solo a colpire fisicamente ma avrà la possibilità di sparare due tipologie di proiettili, quelli esplosivi che danno la possibilità di distruggere i mech a debita distanza ma inefficaci se quest’ultimi hanno uno scudo e quindi saranno necessari quelli elettrici, che oltre ad essere ottimi per stordire i nemici sono in grado di buttare giù proprio gli scudi. Il combattimento con il bastone è ben riuscito, proponendoci un vasto set di mosse belle da vedere, attacco caricato per disintegrare gli scudi e le difese o distruggere i mech classici in un sol colpo(anche se nulla vieta di attaccare il nemico protetto da dietro), attacco veloce che concatena una serie di attacchi leggeri ma molto rapidi, e stordimento, utile per allontanare i nemici che ci hanno accerchiato e darci un po di respiro. All’interno dei vari livelli oltre a trovare munizioni per il bastone vi stanno dei barili che se colpiti da un proiettile esplosivo saltano in aria e possono causare ingenti danni ai nemici che si trovano nei paraggi, nello sconfiggere i mech si ottengono dei punti che possono essere spesi per aumentare le skills del protagonista che andranno a modificare i suoi parametri nel combattimento col bastone, sia corpo a corpo che con i proiettili, idem anche per quanto riguarda la salute e la resistenza degli scudi. Un altro appunto va al discorso dei ripari, a lungo andare si possono distruggere se vengono continuamente bersagliati dai nemici, questo stimola il giocatore a trovare una soluzione in fretta per sconfiggere il nemicose non ci si vuole lasciare le penne. Inoltre il level design è stato pensato per rendere Enslaved un esperienza platform a tutto tondo, tra i vari appigli e leve da tirare, peccato che il più delle volte sono solo pensate per dare un tocco da “scena” con inquadrature molto artistiche con appigli a binario, impossibili da mancare, stessa storia per la nuvola energetica, che da un tocco cinematografico alle varie sequenze di gioco. Nulla da dire sulla qualità artistica generale, i Ninja Theory su quello sono maestri, e il design dei personaggi stessi o dei vari paesaggi è veramente superbo e appagante. Nell’espansione dedicata a Pigsy il gameplay strizza l’occhio sulla componente stealth, in cui la nostra arma primaria sarà un fucile da cecchino più i vari gadget che si sbloccano lungo l’avventura, che sono: un dispositivo di distrazione, simile al sistema che si usa con Monkey e Trip, solo che in questo caso si lancia per terra e si attiverà un ologramma che farà attirare l’attenzione sui nemici circostanti, un altro dispositivo che una volta lanciato emana una forte scarica elettrica che stordisce i nemici all’interno della sua area di influenza, una bomba da piazzare a terra che si può far esplodere a debita distanza e per finire il gadget più interessante, la Mina dell’Amore, che una volta detonata renderà tutti i nemici che stavano nel suo raggio d’azione nostri alleati per un po di tempo, un ottimo sistema per ripulirci un po il sentiero senza muovere un dito.

enslaved-odyssey-to-the-west_70382_enslaved-9

Intelligenza da babbuino?

Purtroppo l’intelligenza artificiale non offre un tasso di sfida stimolante, alla fine il livello più alto di difficoltà influisce solo sul numero di colpi che Monkey può subire, l’efficacia dei medikit e la quantità di munizioni che si possono trovare in giro, mentre il comportamento dei nemici rimane invariato, i “soldati semplici” ci correranno sempre incontro solo per farsi massacrare di botte, mentre i corazzati staranno a debita distanza a spararci contro senza mai muoversi di tanto e saranno facili bersagli per i nostri proiettili, forse all’inizio quando bisogna prenderci un po la mano con i comandi si avrà un po di difficoltà ma una volta che si sono apprese le varie tipologie di nemici il gioco risulterà semplicissimo e scorrevole, tantè che morire sarà quasi impossibile, in 10 ore di gioco mi sarà successo giusto 3 volte, di cui una non dovuta dalla morte diretta di Monkey ma da un personaggio secondario da difendere, idem durante i combattimenti con i boss, imparato lo stratagemma da adottare, sarà possibile uscirne anche senza un graffio. Tutt’altra storia invece con il DLC di Pigsy, che ci regalerà sulle 3-4 ore di gioco in cui sarà necessario usare un approccio più tattico, anche perchè basterà un massimo di due colpi corpo a corpo da parte del nemico per ottenere il gameover, da questo lato il DLC è più hardcore, durante i combattimenti con i boss poi sarà fondamentale capire quali strumenti usare per avere la meglio, non ci sono sistemi alternativi.

Una giungla di rumori

Nel doppiaggio originale di Monkey, Andy Serkis (Gollum) da il meglio di sè sia con la voce e anche con le sue espressioni facciali, veramente ben ricreate grazie al motion capture facciale, così come quelle di Trip e Pigsy che riescono a trasmettere delle emozioni uniche. Purtroppo durante il doppiaggio in italiano qualcosa è andato storto, no, le voci in italiano sono fantastiche, anche se forse la voce pacata di Claudio Moneta (Kakashi, John Shepard) non si sposa bene con il carattere selvaggio di Monkey, il vero problema è di come hanno bilanciato i suoni durante la traduzione. Più volte capiterà di sentire durante le cutscene i suoni ambientali o le musiche che vanno a coprire ciò che dicono i personaggi, oppure scelte registico-ambientali stravolte durante la localizzazione nella nostra lingua; per esempio all’inizio Monkey tenta di parlare con Trip attraverso una porta a tenuta stagna della nave che nella versione in inglese quando la telecamera si sposta all’interno della struttura non fa sentire alcun suono dato che la porta isola i rumori esterni, in italiano invece l’hanno doppiato comunque rovinando quell’effetto “non si è sentito cosa ha detto ma si capisce dai gesti”, oppure, sempre nella stessa scena Monkey sbatte i pugni sulla porta, in inglese si sentono chiaramente le botte contro il metallo ma purtroppo in italiano la campionatura è andata a farsi benedire facendo sentire solo la voce(anche quando non si dovrebbe sentire).

Porting da scimmie

Il gioco è mosso dall’onnipresente Unreal Engine 3, purtroppo la grafica è un porting 1:1 della versione console, se da un lato abbiamo dei personaggi ben dettagliati non sempre gli scenari – per quanto belli da vedere – sono allo stesso livello qualitativo, mostrando texture piatte o semplicemente “disegnate” sulle superfici, tipo l’edera appiccicata direttamente sui muri come se fosse carta da parati. Se ciò non bastasse vi si aggiungono pure i problemi della versione console, per esempio i brevi freeze durante gli stacchi tra le cutscene e il gameplay, in pratica mentre giochiamo e sta per partire una scena d’intermezzo l’azione freezerà per un attimo, stessa storia anche quando è finita la cutscene e ritorneremo al gameplay. Un altro problema ricorrente che affliggeva le console era il tearing marcato e tra le opzioni grafiche non vi sta neanche la voce per abilitare il “Vsync” e neppure qualche altro setting grafico specifico ma possiamo modificare soltanto la risoluzione, che tra l’altro non si può neanche settare su un 1080p standard (probabilmente dovuto a un boost diretto dalla risoluzione personalizzata della versione console). Fortunatamente i vistosi cali di fps presenti su console sono praticamente assenti nella nostra versione anche se sono bloccati a 30fps.

Enslaved-Odyssey-to-the-West-25102013n

Roba da smanettoni

Per curiosità andando all’interno dei file di gioco si è scoperto che la risoluzione di gioco nativa resta a 720p, questo problema si può risolvere andando a forzare i parametri della risoluzione direttamente dai file .ini che da anche la possibilità di abilitare il Vsync e sbloccare anche il framerate per portarlo a 60fps, il tutto dalla cartella di gioco tramite questo passaggio:
Vsync: C:\Program Files(x86)\Steam\SteamApps\common\Enslaved\Engine\Config, dopodichè cliccate su “BaseEngine.ini” e all’interno del file cercate la linea”UseVsync=False” e rieditate con la dicitura “True” al posto di “False”.
Risoluzione: Purtroppo questa modifica creerà dei problemi sul DLC di Pigsy dato che renderà l’hud in modalità di mira completamente invisibile e quindi sarà davvero difficile riuscire a colpire qualcosa senza un reticolo. Per la campagna di Monkey invece non vi sta alcun problema di sorta, allo stesso file “BaseEngine.ini” trovate i paragrafi “ResX=1280” “ResY=720” e rieditateli rispettivamente con i numeri “1920” e “1080” ovviamente in base alla risoluzione nativa del vostro schermo.
Framerate: cercate il paragrafo “bSmoothFrameRate=TRUE” , in pratica un limitatore di fps che blocca il tutto a 30 frame, basta rieditare con “FALSE” (in maiuscolo in questo caso, mi raccomando), e per prevenire ulteriore tearing per il cambio di frequenza bisogna modificare anche il paragrafo “MaxSmoothedFrameRate=60” in base alla frequenza massima che raggiunge il vostro monitor, se avete un massimo di 144hz mettete “144”. Ci sarebbero ulteriori linee con cui smanettare come i vari filtri o usare il pannello di controllo della propria scheda video ma già modificando questi paragrafi la cosa diventerebbe un po tecnica e le prestazioni incomincerebbero a farsi sentire, per chi fosse comunque interessato all’argomento rimando a questo link.

In conclusione

Che dire, probabilmente un maggiore lavoro sulla caratterizzazione dei protagonisti avrebbe aumentato il valore del gioco, e un intelligenza artificiale più accurata avrebbe reso la sfida più interessante, e di certo il pc poteva essere sfruttato molto meglio con la sua potenza ma sembra che Namco Bandai non si smentisca mai con i porting pc. Di certo questi difetti non vanno ad cozzare fin troppo nel gameplay, sempre vario e divertente che ci spingerà a finire l’avventura grazie anche a dei livelli molto diversi fra loro, la sensazione del “già visto” non capiterà mai, anche la longevità se la cava con i suoi 14 livelli. Per chi è in astinenza da beat’em up e vuole un gioco abbastanza scorrevole Enslaved è un acquisto sicuro, anche perchè ultimamente non ne sono usciti molti di questo genere, rimaniamo in attesa di Metal Gear Rising che ormai è a un buon punto e Castlevania 2.

 

Pro

  • Trama longeva con spunti interessanti
  • Level design vario e colorato
  • Combattimenti immediati e divertenti

Contro

  • Caratterizzazione dei personaggi poco riuscita
  • Evidenzia gli stessi problemi tecnici delle versioni console

Commento Finale

8

Uno dei titoli più sottovalutati della storia che merita di essere giocato almeno una volta nella vita, il tasso di sfida assente potrebbe scoraggiare ma se siete amanti dei beat’em up è il titolo che fa per voi, anche grazie a una trama ben recitata che devia un po dal solito percorso del genere.

 

Mentre sei qui, considera di supportare PC-Gaming.it.Senza il vostro continuo sostegno, semplicemente non potremmo continuare! Puoi trovare ancora più modi per sostenerci in questa pagina dedicata. Grazie!

Potrebbero Interessarti

1 commento su “Enslaved: Odyssey to the West – Recensione”

  1. ci sto giocando in questi giorni, mi sta piacendo davvero tanto ed in generale sono d’accordo con la recensione. Giusto su un paio di punti non sono tanto d’accordo, la caratterizzazioni dei personaggi secondo me è non è cosi’ pessima hanno espressività che non lascia dubbi sui loro stati d’animo ed emozioni, e questo per me è molto importante, altro punto dove in parte sono d’accordo ed in parte no è il livello di sfida. E’ vero che non è il massimo, ma a difficoltà difficile dal settimo livello si inizia ad avere delle rogne con numeri e varietà maggiori di nemici, che qualche volta, e sottolineo qualche, mi hanno fatto ripetere piu’ volte un paio di punti, insomma tasso di sfida inesistente è un po’ esagerato. Cmq bel gioco!

    Rispondi

Lascia un commento