Divinity: Original Sin è un titolo RPG che si è ben presentato al pubblico e ne ha suscitato fin da subito un grande interesse, al punto di ricevere più di un milione di dollari di donazioni. Il gioco si presenta come un prequel della saga narrando le vicende accadute molti anni prima di Divine Divinity, vestiremo i panni di due Hunter, ovvero esperti cacciatori di individui che utilizzano la magia per scopi malvagi.
La coppia di personaggi che creeremo a inizio gioco avrà le classiche classi base a disposizione: mago, guerriero e arciere come nella più classica tradizione RPG, ultimamente sono state inserite anche altre classi come il chierico e il ladro.La scelta della classe non sembra limitare in maniera marcata lo sviluppo del nostro personaggio, visto che ad ogni livello potremmo scegliere noi quale statistica (fisica o intellettuale) aumentare. La personalizzazione estetica dei nostri personaggi non fa gridare al miracolo o a qualsivoglia forma di entusiasmo, saremo limitati a scegliere quali indumenti (petto, gambe, paramani) indossare, scelta giustificata forse dal fatto che non si tratta di un aspetto fondamentale per le meccaniche di gioco, anche se molti giocatori potrebbero storcere il naso.
RITORNO ALLE ORIGINI
Una volta iniziato a giocare la prima cosa che salta immediatamente all’occhio è la scelta da parte dei ragazzi di Larian di re-introdurre la visuale isometrica come in origine, scartando quella in terza persona usata in Divinity 2. La scelta può sembrare un po’ strana, ma vi garantiamo che si sposa perfettamente con tutte le meccaniche di gioco, in primo luogo con il sistema di combattimento. Scordiamoci indicatori di mana per i maghi, barre di stamina per i guerrieri e qualsiasi altra limitazione standard a cui siamo stati abituati ormai da molto tempo, in Divinity: Original Sin l’unica limitazione è dettata dai punti azione, cosa sono e come si comportano questi punti azione? Bene, detto in parole povere per farvi capire in modo semplice il concetto, altro non sono che vere e proprie “palline” che appariranno su schermo una volta iniziato il combattimento, le quali si svuoteranno letteralmente a seconda di quali e quante azioni compiremo, una specie di “initiative” del Thief di Guild Wars 2 per chi ha giocato al titolo. Una volta iniziato il combattimento, oltre all’apparizione dei punti azione, avremmo immediatamente la sensazione di trovarci su una specie di scacchiera immaginaria, questo perché entreremo in un sistema a turni e al cursore si aggiungerà una griglia che collega lo stesso cursore al personaggio e indicherà, con le sue sezioni, la quantità di punti azione necessari per effettuare quel determinato spostamento. I duelli più ardui saranno decisi solamente dall’abilità del giocatore nel giostrare ogni singolo punto azione a sua disposizione, combinando spostamenti e skill, le quali si ricaricheranno col passare dei turni e non avranno nessun tempo di ricarica dettato dal tempo in termini di minuti e secondi (cooldown), anche perché sennò basterebbe aspettare il tempo citato prima di finire il turno e quando toccherà nuovamente a noi avremo tutte le skill nuovamente disponibili, una scelta quantomai scontata quanto efficace che riesce a immergerci ancora di più in questo universo RPG.
MAI GIUDICARE UN LIBRO DALLA COPERTINA
Come già accennato, la storia non sembra partire con una trama molto entusiasmante, ma semplicemente con il classico luogo comune di tutti gli RPG, un villaggio è in pericolo e spetta al nostro valoroso eroe, o coppia di eroi in questo caso, salvarlo. Appena iniziato a giocare avevamo abbandonato le speranze di trovare una trama che fosse anche leggermente più strutturata, ma passate un po’ di ore ci siamo dovuti ricrede, col passare del tempo iniziano a trapelare i primi segreti, personaggi quantomeno bizzarri con le loro storielle che faranno intrecciare varie strade in modo da rendere la storia molto complicata. Altro aspetto che punta a intrecciare molte strade è la completa assenza di quest guida o indicatori, i ragazzi di Larian hanno ridotto all’osso, se non quasi eliminato, i classici binari che ci indirizzano verso i nostri obbiettivi principali. L’esplorazione e l’indagare acquisiscono un ruolo fondamentale in questo gioco, grazie alle quali ci sarà possibile scoprire nuove terre, quest e informazioni importanti per la storia. Ci sentiamo di lodare la scelta fatta, sia perché si differenzia da molti titoli simili sia per l’ennesima spinta all’immersione nel gioco, il quale assumerà un aspetto ancor più personalizzato secondo le nostre scelte e non quelle prefissate dagli sviluppatori.
FULL IMMERSIVE
Se dovessimo attribuire un aggettivo a questo gioco sceglieremo senza ombra di dubbio “immersivo“, questo perché le sorprese non sono certo finite qui, i ragazzi di Larian hanno voluto donarci un’ altra chicca che potrà essere sfruttata a pieno soltanto nelle partite in coppia, ovvero lo sviluppo caratteriale dei personaggi. Durante la storia saremo costretti più volte a dialogare con diverse persone e, a seconda della risposta che sceglieremo tra quelle elencate, formeremo un tipo di carattere nel nostro personaggio. Nelle partite in coppia questa caratteristica si fa molto interessante, perché potremo letteralmente competere contro il nostro alleato dal punto di vista morale, in quanto la risposta dominante sarà dettata da chi avrà il carattere legato alla risposta che vuole dare più sviluppato. Potremo ritrovarci quindi fianco a fianco con un nostro fedele compagno e amico con il quale condivideremo ogni minimo aspetto della vita oppure essere costretti a una convivenza forzata con un individuo col quale non avremmo mai voluto aver nulla a che fare.
CRAFTA CHE TI PASSA
Altra caratteristica fondamentale del gioco è l’interazione, interagire con tutto ciò che ci circonda è la chiave per poter ottimizzare al meglio ogni aspetto del gioco. Una delle prime cose che salta subito in mente pensando a questa filosofia di gioco è il crafting, ovvero fondere insieme vari elementi per ottenere o migliorare i più vari oggetti. Il crafting come ogni RPG che si rispetti è alla base di tutto e anche Divinity: Original Sin non fa eccezione, un sistema molto semplice quanto complesso, il miglior modo per scoprire tutti i segreti del craftare è sperimentare, facendo interagire più elementi e oggetti possibili tra di essi, per esempio potremo con un semplice click posizionare sopra la nostra spada un oggetto velenoso o dannoso per la nostra salute che subito avremmo craftato una spada che infliggerà un malus (status alterato che penalizza chi lo riceve) di tipo veleno al nemico che verrà colpito. Questo è soltanto il più semplice esempio di crafting, durante il gioco potrete entrare in possesso di manuali e libri che vi illustreranno come creare molti oggetti utili che richiederanno molti ingredienti e lavorazioni prima di arrivare alla creazione finale.
Non ci siamo sbilanciati troppo quando abbiamo scritto che l’interazione è la chiave per ottimizzare al meglio ogni aspetto del gioco, con nostro stupore durante le sessioni di gioco ci siamo ritrovati a lanciare magie con la nostra maga e siamo rimasti veramente colpiti e soddisfatti dal fatto che, come disse Newton, ad ogni azione corrisponde una reazione, questo perché per massimizzare i nostri danni e creare malus ancora più potenti potremo sfruttare tutte le affinità elementali che regolano il nostro mondo. Per esempio se un gruppo di nemici ci sta attaccando nelle immediate vicinanze di una zona erbosa, lanciando una magia di fuoco potremo incendiare l’erba e le piante presenti che andranno a danneggiare ulteriormente i nostri nemici. Tale ragionamento può essere fatto con qualsiasi affinità elementale in nostro possesso, col ghiaccio potremmo creare fatali lastre di ghiaccio in grado far scivolare i nemici, mentre con l’elettricità potremmo infliggere gravi danni e paralisi a tutti i nemici che si trovano a contatto con una pozza d’acqua.
In conclusione Divinity: Original Sin è un titolo dalle meccaniche che promettono estremamente bene, ovvio che si trova ancora in una fase embrionale trattandosi di un Alpha, quindi non abbiamo voluto focalizzare l’attenzione sui vari bug presenti, che giorno dopo giorno vengono rimossi grazie alle segnalazioni dei giocatori, anche se alcuni sono stati estremamente fastidiosi. I ragazzi di Larian hanno ancora molto su cui lavorare per ottimizzare al meglio questo promettente titolo. Di carne al fuoco ce n’è veramente tanta, non ci resta che sperare che gli sviluppatori riescano a gestirla tutta e a portarci un nuovo Divinity all’altezza delle nostre aspettative.