Dishonored: La Morte dell’Esterno – Recensione

Quando ormai le malelingue davano per spacciata l’IP di Dishonored, viste le vendite non molto incoraggianti del secondo, ecco che come un fulmine a ciel sereno arriva l’annuncio di un episodio stand-alone. Così come Il Pugnale di Dunwall e le Streghe di Brigmore erano i DLC che arricchivano la storia di Dishonored, allo stesso modo si può dire che La Morte dell’Esterno è il DLC che arricchisce la storia di Dishonored 2. E mentre i primi due ruotavano alla figura di Daud, l’assassino dell’imperatrice fortemente pentito del suo gesto, La Morte dell’Esterno ruota attorno alla figura dell’Esterno, il misterioso personaggio che possiede grandi poteri magici e che abita nell’Abisso, ma la protagonista di quest’avventura è Billie Lurk, il braccio destro di Daud.
In Dishonored 2 ci eravamo chiesti dove fosse Daud, ed eravamo anche un po’ amareggiati che l’Esterno non avesse avuto un maggior risalto narrativo. Questo DLC stand-alone (ovvero che non necessita di Dishonored 2 per funzionare) cerca appunto di mettere una pezza a queste domande. Ma vediamo assieme se vale la pena o no di ritornare tra le strade di Karnaca.

Chiamami Thief

Al contrario di ciò che avviene negli altri Dishonored, dove gli obiettivi di missione sono sempre dei bersagli da neutralizzare, in Dishonored: LMDE c’è un solo obiettivo: l’Esterno stesso. Tutto il resto del gioco quindi ruoterà attorno al recupero (leggasi, furto), di vari elementi necessari al compimento del deicidio.
Ma molti elementi che hanno reso celebre la saga di Dishonored sono sempre presenti: giganteschi livelli che permettono svariate possibilità d’approccio, una IA molto più reattiva e cosciente dell’ambiente circostante rispetto alla media dei giochi odierni, un arsenale di vari strumenti di morte e non-letale, svariate missioni secondarie che elargiscono denaro con cui comprare equipaggiamento migliore, e naturalmente, i poteri magici.
Quando abbiamo scritto poco sopra “molti elementi”, è sottointeso che alcuni non sono presenti, e a malincuore andremo a scrivere quali. A malincuore perché è davvero un peccato che tali elementi non siano stati inclusi o previsti.
In primis, l’impossibilità di completare il gioco al 100% senza uccidere nessuno. Sebbene per le missioni principali sia possibile farlo, lo stesso discorso non si può fare con le missioni secondarie.
Purtroppo alcune di queste missioni prevedono dei veri e propri omicidi, e, al contrario di quello che Dishonored ci ha abituati fino ad ora, non esiste alternativa non-letale. Queste missioni secondarie, chiamate contratti, si sono rivelate molto interessanti, e alcune di esse sono davvero toste, in quanto obbligano il giocatore ad adottare un certo tipo di approccio per l’intera durata della missione, come quella di fare un intero livello senza nemmeno poter addormentare una guardia, ma il fatto che non lascino alternative alla loro esecuzione è un concetto un po’ alieno per questo franchise. Fa strano lamentarsi di dover uccidere in un gioco che parla di assassini, ma era proprio questo il fascino di Dishonored.
Coscienti di questo tipo di obblighi, manca infatti l’achievement “Mani pulite”, nonché, cosa più importante, il “caos”. Il caos è determinato solo alla scelta finale, e non viene più influenzato da quanto sangue si è sparso lungo il gioco.

Come uccidere una divinità

Nonostante questa “libertà” che può portare l’utente a giocare aggressivamente lasciando perdere la furtività, in realtà il gioco punisce in maniera subdola chi lo fa.
I combattimenti diretti sono molto più difficili e ci vuole davvero poco per morire in uno scontro, le armi non sono molto affidabili, e come se non bastasse, i poteri di Billie Lurk sono tutti votati alla furtività.
Molto meglio quindi affidarsi alle trappole e a una maniera più oculata per eliminare i bersagli.
Oltre al fido pugnale, la protagonista ha una balestra tuttofare, che può lanciare sia frecce che proiettili di pistola, ma non con la stessa efficacia. Tuttavia, con un upgrade, è possibile tenere premuto il tasto di sparo per caricare il colpo per causare ingenti danni, ma in uno scontro diretto il rischio di non avere tempo per caricarlo è molto alto.
Ma nonostante il gioco sia votato alla furtività, anche la parte furtiva è stata resa più difficile del solito: sono state eliminate le care vecchie frecce sedative, rimpiazzate dalle Perle di scorfano. Anzi, Perla, perché se ne può portare solo una alla volta, ma almeno si può recuperare una volta lanciata. Questa perla può essere sparata per fare rumore, oppure, con il colpo caricato, può mandare al tappeto un avversario, a condizione che lo si colpisca in testa. Una scelta davvero bizzarra, ma simpatica, per incentivare il giocatore a sfruttare maggiormente i poteri, che adesso vi presentiamo.
Essi sono solo tre: Dislocazione, Preveggenza e Somiglianza. Brevemente, con Dislocazione è possibile piazzare un puntatore in un punto della mappa, e quindi teletrasportarsi in quel posto in qualunque momento, purché sia visibile e sia sufficientemente vicino; Preveggenza invece permette di fermare il tempo e muoversi nel livello con la propria mente, con la possibilità di tracciare i bersagli e poterne prevedere i loro movimenti, nonché vedere anche tutti gli oggetti utili; Somiglianza invece, è sicuramente uno dei poteri più macabri, in quanto permette alla protagonista di assumere le sembianze di un malcapitato, purché non sia morto, e di andare in giro confondendo gli altri. Siamo un po’ delusi tuttavia di quanto sia limitato questo potere, pensavamo che prendere in prestito il volto di alcuni personaggi avrebbe spalancato diverse opportunità uniche, ma così purtroppo non è stato, se non in una occasione.
Per lasciare maggiore libertà di uso dei poteri, si è scelto di abolire anche le boccette di mana, la famosa Soluzione di Addermire, in favore di una lenta ma costante rigenerazione dell’energia magica. È un cambiamento sensato e che funziona molto bene, permette la sperimentazione di varie soluzioni senza punire il giocatore, ma impedendone l’abuso.

Qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo

Sul fronte del level design, non possiamo lamentarci, ci ritroviamo davanti a grandi livelli pieni di opportunità che gli Arkane ci hanno abituato, anche se purtroppo nessuno si avvicina all’apice toccato in Dishonored 2, sebbene l’ultimo livello sia artisticamente sublime e coinvolgente, ma di certo sono livelli che si piazzano di molto al di sopra della media.
L’IA invece è la stessa di Dishonored 2, non abbiamo notato grandi sconvolgimenti. Reattiva, si accorge dei cambiamenti nell’ambiente come colleghi scomparsi o porte lasciate aperte, ma, anche in questo caso, soffrono di una limitata visione verticale, rendendo gli scaffali alti i migliori nascondigli.
Ma come si comporta il gioco dal punto di vista narrativo?
Ci troviamo di fronte ai soliti cliché del genere, con appunti, libri, note e dialoghi che arricchiscono la lore del gioco, e fortunatamente sono sempre di qualità, ma naturalmente viene posto l’accento su chi sia l’Esterno e quali siano le sue origini, e finalmente si trovano risposte tutto sommato interessanti riguardo a questo enigmatico personaggio, anche se molte di esse purtroppo già si conoscevano da Dishonored 2.
Il punto più dolente dell’intera produzione è relativa alla longevità: anche cercando di completarlo al 100%, il gioco difficilmente supererà la 12 ore, e concentrandosi sulle sole missioni principali, si possono vedere i titoli di coda in poco più di 5-6 ore.
Il gioco gira sul Void Engine, già usato per Dishonored 2, ma stavolta il titolo non ha dato alcun problema sul fronte delle performance. Niente stuttering, niente cali di frame, e frame rate sempre alto anche con tutti i dettagli grafici al massimo. Le differenze grafiche tra i due titoli sono pressoché nulle, ma almeno dal punto di vista artistico ci sono certi scorci dove si può rimanere a bocca aperta.
Il gioco gira relativamente bene anche in 4K a dettagli ultra, per cui se avete una scheda grafica potente potrete togliervi lo sfizio e giocare a questa risoluzione senza troppi problemi.
Concludiamo aggiungendo che il gioco è ovviamente stato tradotto e doppiato in italiano, anche se purtroppo manca la stessa doppiatrice che aveva doppiato Billie Lurk nei precedenti titoli, sostituita con un’altra.

Comparazione grafica

Come detto, graficamente il titolo è pressoché identico a Dishonored 2, ciò che cambia invece è l’ottimizzazione, a dimostrazione che l’incidente con quel capitolo non era altro che uno spiacevole scivolone.
Il grafico dei banchmark è stato preso su un PC dotato di un processore i5-4690k, una GTX980, e 16GB di RAM.

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