La controversia legale tra Ubisoft e i suoi clienti ha raggiunto un nuovo livello di tensione mentre l’azienda continua a sostenere che i giocatori acquistano solo “licenze” e non i giochi stessi. Questo scontro legale, iniziato nel novembre 2024, evidenzia le crescenti preoccupazioni riguardo alla proprietà digitale nel settore videoludico.
La chiusura definitiva di The Crew, un gioco di corse, ha scatenato una class-action contro Ubisoft. I querelanti sostengono che l’azienda abbia ingannato i consumatori, facendo loro credere di acquistare un gioco con diritti di proprietà permanenti.
In risposta, il team legale di Ubisoft ha richiesto l’archiviazione del caso presso il tribunale della California, ribadendo che “i clienti hanno ricevuto il beneficio pattuito ed erano stati esplicitamente informati, al momento dell’acquisto, che stavano acquistando una licenza.” Questa posizione rafforza la visione dell’azienda secondo cui i giocatori non acquisiscono mai la piena proprietà dei loro acquisti digitali.
Le modifiche alla causa e la legislazione californiana
I querelanti hanno recentemente modificato la loro causa, facendo leva sulla legislazione californiana riguardante la vendita di certificati regalo. In California, le carte regalo non possono scadere, e i querelanti sostengono che la chiusura del gioco ha effettivamente causato la “scomparsa” della valuta digitale che possedevano, violando così la legge statale.
Secondo la denuncia originale, “Ubisoft Inc. avrebbe fuorviato gli acquirenti del videogioco The Crew, facendo loro credere che stessero acquistando diritti di proprietà illimitati sul gioco, piuttosto che una licenza limitata per accedervi.”
Con le recenti modifiche apportate alla class-action, Ubisoft ha ricevuto un nuovo termine entro cui rispondere. Gli sviluppi più recenti saranno disponibili entro il 29 aprile, data di scadenza per la risposta dell’azienda.
Questa causa rappresenta un importante precedente legale per l’industria videoludica, in un momento in cui la transizione dal fisico al digitale continua a sollevare questioni fondamentali sui diritti dei consumatori e sulla natura della proprietà nell’era digitale.
Fonte: Polygon
